venerdì 30 ottobre 2009

Palazzi pericolanti, scandalo affitti in nero «Fino a 2 mila euro al mese dagli immigrati»


Ecco chi c'è dietro la proprietà degli edifici abbandonati, covo di illegalità "assortite". (da CORRIERE.IT ed. MILANO del 31.05.09 a firma di Gianni Santucci):

Dormitori abusivi in cinque edifici. Rifiuti e impianti a rischio
Questa storia può cominciare da una domanda: dove vivono i cingalesi che di sera vendono le rose nei ristoranti di Milano? Fino a marzo scorso, quando è arrivato l' ultimo sgombero dei vigili, abitavano quasi tutti in un solo palazzo. Santa Maria del Suffragio, civico 3. Ce n' erano 300, due terzi sono stati allontanati. Dall' esame dei documenti è spuntato però il nome di una società, la Ilma Sas, che possiede tutto lo stabile. Ed è collegata ad altre aziende, della stessa famiglia, proprietarie di almeno altri 4 palazzi, tra i più degradati di Milano. Mettendo insieme i pezzi, si ricostruisce un giro di affitti (in parte) in nero. Dentro stabili che cadono a pezzi. Una rete di proprietà immobiliari borderline dove convivono molti poveri cristi con contratti in regola e abusivi, gente sfruttata e spacciatori. L' altra faccia dell' immigrazione: quella che rende. E ingrassa le casse di società che hanno sede nella Milano più chic, in un palazzo superlusso di via Leopardi. È lì che si trovano gli uffici di Ilma e Certosa-Sangallo, due società in accomandita semplice dell' avvocato Alberto Maddalena e del figlio. Una terza azienda, la Silma, è in via Manzoni. Tra le loro proprietà ci sono il palazzo di Santa Maria del Suffragio, dove la polizia locale ha trovato appartamenti in cui vivevano fino a 20 cingalesi («Pagavano anche 100 euro a testa», dicono i vigili). E poi gli stabili di via Gulli 1 e 3, in cui due anni fa è morto un immigrato per esalazioni di monossido, e gli appartamenti sono «ripetutamente affittati a clandestini e teatro di spaccio e degrado» (come spiega un comunicato del Comune). E ancora, tre piani di un palazzo in viale Espinasse 104, di cui l' amministratore denuncia «manutenzione precaria, condizioni minime d' igiene disattese, alloggi come dormitori clandestini, pericoli per le bombole del gas». E infine la palazzina di via Goldoni 84, oggetto di un esposto a Palazzo Marino che parla di «tetto pericolante, fili vaganti, abbandono, zecche, topi» (in questo caso la proprietà è della sorella dell' avvocato Maddalena). «Non può essere una casualità - spiega De Corato -. Ci troviamo di fronte a una strategia di voluto abbandono, che non può essere più tollerata. Si lucra sulla disperazione degli immigrati e si creano problemi alla città. Chiedo al prefetto una task force per intervenire in queste situazioni». Le società ribattono spiegando al Comune di non essere responsabili delle occupazioni (risultano infatti decine di denunce contro gli abusivi). Al centro di questa storia c' è poi un' anziana donna, Marisa Pedrazzini, che per anni ha riscosso gli affitti per conto di Ilma e Certosa-Sangallo. Tra i documenti raccolti dal Corriere, c' è ad esempio un bollettino per bonifici di Banca Intesa (estranea alla vicenda), che la Pedrazzini ha firmato come ricevuta di 2.600 euro da un certo Eita A. Quel foglietto ha le sembianze di una ricevuta, può ingannare un immigrato. Ma è la prova di un affitto in nero. Tra i fogli spacciati per documenti, c' è poi una proposta di contratto in cui la stessa Pedrazzini riceve 300 euro da Jabar H. Quello però non è un contratto: l' immigrato l' ha capito quando i vigili gli hanno chiesto la documentazione e lui ha scoperto di essere di fatto un abusivo. In questo modo sono nate una serie di denunce presentate a polizia e Finanza da alcuni immigrati. Dicono: «Noi abbiamo sempre pagato, credevamo di essere in regola». Il palazzo in Santa Maria del Suffragio è stato gestito per meno di un anno dallo studio Citarella: «Abbiamo assunto l' incarico con la garanzia che si volesse procedere a ristabilire legalità e trasparenza - spiega Federico Citarella -, ma abbiamo capito che la volontà non era quella». Lo studio ha così lasciato l' incarico. «Nell' arco di nove mesi - continua Citarella - non ci siamo prestati a stipulare nessun nuovo contratto, perché non c' erano condizioni di abitabilità e non si riusciva a ricostruire il contesto dei documenti». Stando alle relazioni di Asl e polizia, negli anni scorsi in quello stabile non avrebbe potuto abitare nessuno. Il palazzo «è così fatiscente e in condizioni tale abbandono - scriveva la questura - da porre in serio pericolo l' incolumità delle persone per eventuali crolli». Ristrutturare costa, affittare a immigrati che accettano di vivere in 20 in un bilocale rende. Così come rende affittare il seminterrato di viale Espinasse alla chiesa «Jesus the anointed one church». Il responsabile sembra talmente contento che nel 2007 ha firmato un biglietto per la signora Pedrazzini in cui spiegava: «A titolo di regalo per averci trovato il seminterrato le consegniamo 3.000 euro in contanti». Con ringraziamenti.

(per la foto si ringrazia: federicagiordani.wordpress.com)

martedì 27 ottobre 2009

Terrorismo: lo “strano” caso di Via Gulli, Milano


Di quello stabile si sapeva tutto: che era abitato da numerose persone con documenti irregolari, che era luogo “di giri strani”, prostituzione, spaccio ecc.
Da un articolo di Marta Bravi per IL GIORNALE, uscito il 26 ottobre 2008, si presentava una situazione molto critica: rifiuti, porte rotte, incendi, spazzatura. L’articolo racconta che “Il blitz di martedì scorso, eseguito da un centinaio di carabinieri, è servito a fare una sorta di “censimento penale“: i militari, impegnati nell’operazione dalle 7 alle 15, sono entrati nei due stabili, con tanto di cani antidroga, identificando i 130 inquilini extracomunitari. Cinquanta di loro sono stati accompagnati in caserma perché senza documenti, 11 arrestati e 20 espulsi”. L’articolo si chiudeva con la promessa del vicesindaco De Corato: «Mentre cerchiamo di individuare il proprietario dello stabile dobbiamo risolvere la questione dal punto di vista igienico. Intimerò alla proprietà di sgomberare lo stabile e di chiuderlo con il cemento armato fino al secondo piano, per impedire, come è avvenuto la settimana scorsa che rientrino».
Bene, però la risposta gli arriva direttamente da un suo collega di coalizione, il capogruppo della Lega Nord a Palazzo Marino, Matteo Salvini. In un intervista al CORRIERE DELLA SERA di due giorni dopo, il consigliere Salvini, chiamati i giornalisti di fronte al palazzo sgomberato la settimana precedente, così afferma: «Oggi stesso - ha affermato l'esponente del Carroccio - chiederò al Prefetto e al Questore che l'intero stabile sia sgomberato e ho ottenuto dalla proprietà la rassicurazione che, dopo l'intervento della forza pubblica, si impegnerà immediatamente a sigillare il palazzo, ad avviare lavori di ristrutturazione e ad affittare gli alloggi a persone per bene». (fonte: Corriere.it, 27 ottobre 2008).
Quindi, mentre De Corato cercava di individuare la proprietà dello stabile, Salvini ci aveva già parlato. Ma evidentemente con poca efficacia. Infatti sarà proprio nel covo di Via Gulli che Mohamed Game, l’attentatore che si è fatto esplodere alla Caserma S. Barbara di Milano, nascondeva “esplosivo, ma anche documenti. Nell'appartamento trasformato in laboratorio per fabbricare bombe dai tre integralisti arrestati a Milano, la polizia ha trovato non solo 40 chili di nitrato d'ammonio da trasformare in esplosivo, ma anche un paio di documenti intestati ad altri islamici”. (fonte: LA REPUBBLICA, 15 ottobre 2009).
Interessante capire chi c’è dietro la proprietà di questo stabile, e di altri stabili “a rischio” a Milano. Le sorprese non finiscono qui. Come nei migliori “gialli”, alla prossima puntata…pardon, post.

(per la foto si ringrazia: www.aragno.net)

domenica 25 ottobre 2009

Il P.D. incontra gli artigiani. Era ora !


Un segnale di una svolta culturale ? Chissà. Ma l'incontro avvenuto a Desio tra i segretari regionali, provinciali di Monza e Brianza e due consiglieri P.D. (uno regionale, l'altro provinciale) ha del sorprendente. I nomi, nell'ordine, sono i seguenti: Brambilla, Martina, Tosi, Ponti. Si sono incontrati lunedì 19 ottobre in quel di Villa Tittoni a Desio (MB) con una cinquantina di artigiani. Questi ultimi hanno potuto esprimere ai quattro appartenenti al Partito Democratico Lombardo le loro aspettative, difficoltà, esigenze: una rete tra aziende ed enti formativi, formazione anche per gli imprenditori, confronto tra imprese, versamenti più dilazionati e deducibilità degli interessi passivi dell'Irap, burocrazia più regolata, introduzione del salario minimo anche per i piccoli artigiani, modifica sulla legge degli appalti pubblici.
Una buona notizia.

(fonte: Il cittadino MB, 24 OTTOBRE 2009, foto VILLA TITTONI, Desio, Mb)

sabato 17 ottobre 2009

Ma il Nord chiede di tagliare le tasse

Interessante questo articolo tratto da LIBERO, giornale diretto da Maurizio Belpietro.

Ieri la Banca del Mezzogiorno. L’altro ieri il ponte sullo Stretto. Il grande assente è la questione fiscale

di Carlo Stagnaro

E le tasse? Ieri la Banca del Mezzogiorno. L’altro ieri il ponte sullo Stretto. Il giorno prima, l’abolizione delle province che passa in cavalleria. La liberalizzazione dei servizi pubblici locali che si assottiglia, la riforma delle pensioni che si allontana, i sussidi alla Fiat che s’ingrossano, e via elencando. Il grande assente è la questione fiscale.

L’incapacità di intervenire sulle imposte non è solo l’equivalente politico dell’omissione di soccorso, visto lo stato precario in cui versa il tessuto produttivo del paese, ma anche e soprattutto un cedimento molto vicino al tradimento.

Quando, nel 1994, il premier scese in campo, il “nuovo miracolo italiano” era l’aliquota unica, il sogno di tutti i liberisti che solo poche nazioni emergenti hanno messo in pratica (con risultati clamorosi in termini di crescita economica). La rapida parabola del primo governo Berlusconi, la sconfitta del 1996, la lunga marcia nel deserto e infine il ritorno a Palazzo Chigi nel 2001 vaccinarono il centrodestra contro gli entusiasmi ingenui. Ma ancora si parlava di una riforma radicale, quella delle due aliquote al 23 e 33 per cento: Giulio Tremonti, ieri come oggi ministro dell’Economia, se ne andò sbattendo la porta. “Volevo tagliare le tasse e non mi hanno lasciato”. E quando tornò, un anno dopo, si prese almeno un pezzo di rivincita, con una sana potatura alle aliquote. Poi le elezioni, la vittoria per lo zero virgola di Romano Prodi, la controriforma di Tommaso Padoa-Schioppa. Il centrodestra fece le barricate contro l’aumento delle tasse, dichiarò guerra alla politica “tassa e spendi”, e vinse le elezioni nel 2008. Bene bravi bis.

Poi è arrivata la crisi, la sofferenza delle imprese, specie nel nord, si è fatta più acuta, il giogo tributario più soffocante. Perché dando allo Stato metà di quello che s’incassa non si arriva a fine mese, perché il sistema fiscale è fottutamente complesso, perché spesso l’evasione è necessaria per sopravvivere, altro che disonestà. E il governo che fa? Spende e tassa, tale e quale a prima.

Nel 2008, gli italiani hanno regalato all’erario settecentroventitremiliardicinquecentoquarantasettemilioni di euro, pari al 46 per cento del prodotto interno lordo, mentre la spesa pubblica si è spinta ancora più in alto, sfiorando il 49 per cento del Pil. La stretta reale del torchio fiscale è molto più feroce per i contribuenti che non possono o non vogliono evadere, visto che circa un quarto dell’economia italiana è sommersa. A questo si aggiunge l’enorme peso di un numero infinito di norme, che complicano la vita dei cittadini, trasformando in un percorso a ostacoli l’esercizio quotidiano delle loro attività. Secondo la Banca mondiale, l’Italia è il centotrentacinquesimo paese al mondo per semplicità del sistema fiscale: non basta rapinarti, vogliono anche che tu affoghi sotto inutili carte in triplice copia.

Dov’è finito, il Berlusconi che chiamava immorale un prelievo superiore a un terzo della ricchezza prodotta? E che ci sta a fare la Lega, se i suoi parlamentari alzano disciplinati la mano quando si tratta di irrorare il Sud di soldi pubblici, ma sono incapaci di portare a casa quella boccata d’ossigeno di cui la Padania ha dannatamente bisogno? E i manifesti che hanno fatto la fortuna elettorale del Carroccio, il Nord gallina dalle uova d’oro e il Paga e taci somaro lombardo? Il paradosso è che non c’è mai stato, sulla carta, un governo più nordista di questo: Berlusconi, l’uomo del meno tasse per tutti, è leader indiscusso; Umberto Bossi ne è l’alleato più fedele e l’azionista di riferimento della maggioranza; il garante del rapporto tra i due, Tremonti, occupa la poltrona chiave di Via XX Settembre. Pdl e Lega non hanno intercettato il consenso solo per fare ponti o fondare banche: facciano pure, ma non basta e probabilmente non piace. La missione di cui sono stati investiti non è spendere al Sud: è rispondere al Nord. Meno tasse e più semplici. Come Ronald Reagan e Margaret Thatcher. Per questo la gente ha votato Berlusconi. Credevano di comprarsi Kakà: non è che si sono trovati Jankulovski?

Da Libero, 16 ottobre 2009

Beata....Beatrice Lorenzin


Ce ne vuole davvero tutta. Per difendere il nostro Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, dall'offesa gratuita lanciata in televisione a Porta a Porta del 7 ottobre scorso, è dovuta intervenire l'on. Beatrice Lorenzin, deputata del P.D.L. La quale, prima ha minimizzato l'accaduto, poi, in un crescendo di toni, urla, tifo ecc. ha detto che anche l'attacco a Rosy Bindi è stato un momento "forte" dello scontro politico e che essere "più belle che intelligenti" fa parte dello scontro partitico...

Ecco qua il racconto dalle cronache del sito della Camera dei Deputati (seduta n° 231 del 13 ottobre 2009):

"PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN. Signor Presidente, onorevole Velo, ho ascoltato con attenzione la discussione che ha aperto e ci terrei a rispondere come donna, come esponente del centrodestra e prima di tutto come politico.
Troppo spesso - e questo è un errore che facciamo come donne - invochiamo una difesa di genere non sulle questioni di fatto, ma spesso cadiamo nella tentazione (che non fa il gioco delle donne) di attaccarci ad elementi strumentali che fanno il gioco di una mera lotta partitica che nulla ha a che vedere con la questione femminile e del rispetto delle donne nel nostro Paese (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ROBERTO GIACHETTI. Ma cosa stai dicendo?

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.

BEATRICE LORENZIN. Questa mancanza di rispetto si vede nel fatto che prima avete invocato e avete richiesto una risposta dalle donne di centrodestra e, nel momento in cui le donne di quest'area del Parlamento vi stanno rispondendo, non siete neanche capaci di starle ad ascoltare. E questo è il vostro atteggiamento sempre, nelle piazze, in quest'Aula, nelle Commissioni e sui giornali (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!
L'onorevole Bindi è un esponente di spicco del centrosinistra è, innanzitutto, un politico, che ricordo, fin da bambina, capace di combattere in modo agguerrito, forte, accettando lo scontro durissimo, essendo essa stessa dura nello scontro politico verbale e non verbale, in ogni luogo, in televisione, alla radio, sulla stampa, nei comizi politici. Quello a cui noi abbiamo assistito è stato semplicemente un momento forte - non dico che non sia stato forte, lo è stato - di dibattito e di scontro tra un esponente di maggioranza e un esponente di minoranza che nulla ha a che vedere con l'appartenenza di genere.

ROBERTO GIACHETTI. Ma che stai dicendo?

BEATRICE LORENZIN. Mi chiedo, care colleghe, cari colleghi, dove eravate con la vostra indignazione quando esponenti donne di questo Governo sono state insultate in ogni modo, con violenza, con pervicacia, con un modo cannibale dalla stampa, da esponenti della vostra stessa opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ANNA PAOLA CONCIA. Io l'ho difesa la Carfagna!

BEATRICE LORENZIN. Dove eravate?

ANNA PAOLA CONCIA. Io c'ero!

BEATRICE LORENZIN. Allora, per la causa delle donne facciamo un momento un passo indietro e se vogliamo fare veramente il bene delle donne lavoriamo in queste Aule, nelle nostre Commissioni per portare fatti, leggi a favore delle pari opportunità, a favore del lavoro, contro la violenza, contro la cultura dell'odio, per il rispetto e la dignità della nostra azione politica.
Dobbiamo essere valutate per quello che siamo capaci di fare. In uno scontro politico e dialettico con un mio collega uomo non avrei alcun timore a confrontarmi, non mi sento offesa. Mi sento offesa quando mi vogliono mettere in un ghetto, in un ghetto che non mi appartiene che è quello della minoranza.
Cari colleghi, diciamoci la verità: qui non ha niente a che vedere lo scontro politico verbale tra il Presidente Berlusconi e l'onorevoli Bindi; qui siamo di fronte ad un scontro tutto partitico, tutto di parte, dove non siete capaci di portare un fatto, un'azione, una proposta di governo in questo Parlamento e vi state attaccando a qualsiasi argomento pur di creare scontro nel nostro Paese. E questo non ha niente a che fare con il tema delle donne e della questione femminile in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)".

Boh, ma che ha detto ? Ha detto che gli insulti di Silvio Berlusconi sono da leggersi all'interno di uno scontro forte, partitico, tra maggioranza ed opposizione ? E allora si insulta ?
Mi spiace, ma non capisco.

domenica 4 ottobre 2009

Smog: in due anni 53 mila malati


Dalla tosse all'asma, fino a bronchiti, attacchi di cuore e ictus. L'imputato: lo smog. Questo è il risultato di uno studio condotto in cinque ospedali di Milano (S.Carlo, Fatebenefratelli, Policlinico, Niguarda, S.Paolo) dall'inizio 2007 alla fine del 2008. Gli accessi al Pronto soccorso per disturbi "potenzialmente correllati all'inquinamento" sono stati 53.514. Ai picchi di agenti inquinanti corrisponde un aumento del rischio di visite nei Pronto Soccorso del 10-15 % in più. Con i costi, in salute e soldi, a lievitare.

(fonte: METRO NEWS su agenzia ADN KRONOS, 1 ottobre 2009)

mercoledì 30 settembre 2009

E Formigoni va a Los Angeles


Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, è partito ieri alla volta di Los Angeles, Stati Uniti, per partecipare al summit delle Nazioni Unite sul ruolo dei governi regionali e sub-nazionali rispetto ai cambiamenti climatici. "Interverrò per testimoniare personalmente al meeting dell'United Nations Devolopment Program l'importante esperienza di Regione Lombardia nell'ambito delle politiche ambientali".
Scusi governatore, ma quali sono queste politiche ?

(fonte E-POLIS MILANO, 3O-09-09)

martedì 22 settembre 2009

La nostra idea di sicurezza ? E' ben altra..


Così ha risposto il segretario della Lega Nord di Verano Brianza, sig. Flavio Tentori, ha chi gli ha chiesto cosa pensasse delle numerose multe sulla vicina Valassina.
Andiamo con ordine e spieghiamo: anzitutto Verano Brianza è un piccolo comune nella nuova provincia di Monza e Brianza.
La vicenda: nel tratto di superstrada che collega Milano a Lecco (Valassina appunto), nella parte di strada che attraversa il comune veranese, circa duemila sono stati gli automobilisti immortalati dall'Autovelox della Polizia Municipale. Articolo del codice della strada infranto ? Eccesso di velocità.
Si è formata la coda davanti al municipio per pagare o contestare le multe. Numerosi si annunciano i ricorsi al giudice di pace.
Il giornale brianzolo IL CITTADINO ha chiesto cosa ne pensasse al capogruppo della Lega Nord veranese sig. Tentori.
Il quale ha detto: "Abbiamo ricevuto diverse lamentele. Se vogliamo mascherare l'uso dell'autovelox con la volontà di dare più sicurezza al territorio, la nostra idea di sicurezza è ben altra. Invece che guardare per ore l'autovelox sulla Valassina, saremmo molto più contenti se i nostri vigili urbani venissero impiegati per controllare l'immigrazione clandestina, per prevenire i furti e vandalismi e presenziare con maggiore costanza il territorio".
Insomma per il sig. Tentori superare il limite di velocità su di una strada pericolosa come la Valassina è questione "di lana caprina", mentre i vigili dovrebbero fare cose più serie.
Certo, si potrebbero scrivere libri sull'utilità e la giustezza delle multe. Molto spesso sono date in maniera rigida, per lievi mancanze dell'automobilista. Sicuramente c'è stata la moda, da parte di alcuni comuni, di dare multe per fare cassa.
Ma è innegabile l'effetto deterrente delle sanzioni. Chi si azzarda a passare con il rosso se dietro l'angolo c'è un vigile ? O a superare i limiti di velocità in presenza di un Autovelox ?
Ritornando alla risposta data dal sig. Tentori, poche righe sotto è smentito dai fatti riportati nella stessa pagina (24, edizione del 19 settembre 2009) dove si racconta che su di un tratto adiacente (svincolo per Giussano) si siano verificati quattro incidenti in un giorno.
Peccato, questa sicurezza non ci interessa... Chissà cosa ne pensano le famiglie degli incidentati.

domenica 20 settembre 2009

Promesse slittate, promesse mancate ?

Il premier Silvio Berlusconi è una persona che promette. Molto.
Lo ha fatto sempre, da quando, nel 1994, è sceso in politica.
Con il terremoto dell'Abruzzo non ha certo rinunciato a questa sua consuetudine.
Il giornale gratuito METRO NEWS, in un edizione di qualche giorno fa, ha radunato qualche promessa, verificando se è stata mantenuta.
Il quadro è desolante:

PROMESSE

3 luglio 2009: "Entro settembre non ci sarà più nessuno in tenda" disse al workshop Ocse-ministero dell'Economia;
Assemblea Confesercenti: "Il 15 settembre saranno consegnate case per tre mila cittadini e le ultime a novembre, prima dell'arrivo del freddo";
Coppito, 16 luglio 2009: "Entro settembre saranno consegnate 2.267 villette";
29 maggio 2009 conferenza stampa a L'Aquila: "A settembre tutti potranno tornare a scuola".

REALTA'

Villette consegnate tra il 15 e 16 settembre 2009: 94;
tempistica consegna case antisismiche del progetto C.A.S.E.: spostata dal 21 settembre al 30 ottobre;
Ritorno a scuola: la Protezione Civile sta valutando l'ipotesi di slittamento del'anno scolastico;
persone che ancora non hanno una casa: 37.100. 11.100 rimangono nelle tende, 16.000 negli alberghi, 10.000 ricoverati in case private.

Queste le cifre, questa la realtà.

venerdì 11 settembre 2009

Come ti scarico il clandestino

Di questi episodi ne accadono parecchi ed i giornali, generalmente, non ne danno grande risalto. Sto parlando della "quasi" tragedia sul lavoro accaduta a Milano, zona Ripamonti. Un operaio marocchino, irregolare, di 23 anni, viene trovato da passanti disteso a terra, con una frattura alla tempia ed una alla fronte. Le sue condizioni sono gravi. Grazie anche al pronto intervento del 118 viene portato alla clinica Humanitas. Vivo.
La Polizia, intervenuta sul posto, contatta il fratello ed un amico dell'operaio, riuscendo a risalire al luogo del lavoro, un' officina meccanica in zona. Ricostruisce la dinamica dell'incidente. Il ragazzo era caduto a terra sbattendo la testa dopo aver preso una forte scossa mentre riparava una Fiat Stilo. Era impiegato in nero da qualche tempo.
Il gestore, Filippo R, italiano, 64 anni, dapprima afferma che era aiutante di un altro impiegato, ma deve cedere di fronte alle macchie di sangue trovate nella macchina in riparazione. Il gestore è stato indagato per lesioni colpose e per aver assunto un impiegato irregolare. L'intero capannone è stato sequestrato per mancanza dei sistemi di sicurezza.

(fonte della notizia: D-NEWS, 11 settembre 2009)

giovedì 10 settembre 2009

Tutti a scuola... del PDL a Gubbio


Oggi pomeriggio, verso le 18,30, stavo ascoltando la diretta di Radio Radicale sulla Scuola di Formazione politica del P.D.L a Gubbio. Consiglio un ascolto attento delle parole in quella sede.
Anzitutto l'intervento di un relatore (purtroppo non so chi sia, non sono riuscito ad ascoltare la parte iniziale dell'intervento, se trovo qualcosa su internet lo posto) il quale si faceva "beffe" della presenza della Lega al governo. Questa persona affermava infatti, nella foga del discorso, che la Lega urla, sbraita, ad uso esclusivo del suo elettorato, ma in realtà quando siede nel parlamento romano è tutt'uno con il P.D.L.
A riprova di ciò, citava il voto favorevole della Lega, nell'Assemblea di Montecitorio e Palazzo Madama, su Catania, Roma capitale, Reggio Calabria, Palermo (ripianamento dei debiti di queste città).
Che dire ? Fino ad ora ha avuto ragione.
Mi ha inoltre colpito l'intervento seguente, che ho seguito dall'inizio, del nostro ministro degli Esteri Franco Frattini. Il quale ha dedicato la sua apertura alla solidarietà umana e politica al premier Silvio Berlusconi. Vittima, secondo lui, di attacchi spropositati da parte dei mass media, specie stranieri. Il problema: non specifica almeno il perchè. Non cita, passa oltre.
A scuola, in un interrogazione, non avrebbe meritato la sufficienza.

p.s. piccolo inciso. Alla Radio Rai GR PARLAMENTO (trasmette notizie dal parlamento e della politica) hanno chiuso i programmi stasera alle h. 22,30, per dare spazio alla scuola di politica P.D.L. Di solito chiudono "come le galline", alle h. 21.00 al massimo.
Non sarà che Riccardo Berti, fresco direttore della radio GR PARLAMENTO, proveniendo dall'Ufficio Stampa di Forza Italia, ha voluto omaggiare l'ex-capo ?

giovedì 27 agosto 2009

Alitalia, la situazione non migliora


Nonostante il salvataggio a carico del contribuente, la nuova Alitalia continua a non fare bene. L'indice di puntualità per il mese di luglio (voli partiti in orario o con un ritardo di max. 15 minuti) sono stati il 44 % (dati Enac, Ente Nazionale Aviazione Civile). Scadente il servizio bagagli: nei tempi previsti (32 minuti voli nazionali, 42 per quelli internazionali) sono stati consegnati solo il 68 % dei bagagli, contro una media della altre compagnie del 74,5 % (periodo di riferimento luglio 2009). Il tasso di riempimento degli aerei (load factor) è del 60 % nel periodo gennaio-luglio 2009, contro una media delle altre compagnie del 73 %.
Per il problema bagagli Vito Riggio, presidente dell'Enac, ha intimato alla ADR (compagnia convenzionata con Alitalia. Gestisce i nastri trasportatori per i bagagli ed ha una concessione quarantennale, scadente nel 2044) di revocarle la concessione all'istante e metterla a gara europea.
Sarebbe stato importante mettere la licenza Alitalia nelle mani del mercato. Ci aveva provato Prodi ma i sindacati si erano messi di traverso.
Ci saremmo risparmiati i debiti e 15 miliardi di euro di aiuti di stato negli ultimi anni. Per arrivare a questi risultati.

(fonte: Corriere della sera, martedì 11 agosto 2009, p.11)

mercoledì 26 agosto 2009

Si siede sui gradini del monumento, donna marocchina multata


La vicenda: Zahra, 54 anni, sta passeggiando con l'anziana madre (83 anni) nel centro di Brescia. L'anziana madre è stanca. Insieme decidono di sedersi sui gradini di un monumento, denominato Bella Italia. Sono ignare del Regolamento di Sicurezza Urbana del Comune di Brescia che, all'art. 7, vieta di sedersi e bivaccare in prossimità dei monumenti storici. Fin qui niente di che. Solamente che la Polizia Locale fa alzare le due donne e commina una multa da 100 euro, sanzione prevista per quel tipo di infrazione. Zahra, marocchina con regolare permesso di soggiorno come badante, ha deciso che d'ora in poi resterà lontana da Piazza della Loggia. Pagherà la multa.
L'Associazione "Diritti per tutti" ha lanciato l'idea di una colletta per pagare la multa e si scusa a nome dei bresciani.
Fin qui la notizia. Alcune riflessioni: se può avere un senso vietare di sedersi su monumenti e sporcare, bisogna anche offrire un alternativa, ovvero delle panchine. Ma qua arriva il bello: la giunta Paroli (centro-destra) le ha fatte togliere dalla vicina Piazza Rovetta, luogo di ritrovo di immigrati. Così non si può sedere nessuno: immigrati, italiani, anziani, bambini, chi non si sente bene ecc. ecc.
Inoltre sono andato su internet a cercare le foto di questo monumento: pur non discutendone il valore artistico (per il quale non ho sufficiente competenza), sembra non essere nelle migliori condizioni igieniche e di conservazione possibili.
Perchè allora tanto accanimento ?
E' meglio scusarsi.

(fonte: Corriere della Sera, martedì 11 agosto 2009, cronaca Lombardia)

martedì 25 agosto 2009

La Lega è troppo verde e vieta la diga


Questa volta il "non si può fare" lo dice la lega nord. La questione è presto detta: trattasi di una diga, già progettata e finanziata ma non ancora costruita, a duemila metri nel territorio di Livigno. La diga, della lunghezza di 140 metri, permetterebbe di produrre 8,5 miliardi di kilowat l'anno e darebbe un contributo decisivo, del 17 %, al fabbisogno energetico nazionale. A seconda della piovosità l'energia idroelettrica, oggi, copre tra il 12 e il 14 per cento dei consumi italiani.
La Lega quindi dice no. La motivazione: gli amministratori valtellinesi ritengono che in quella zona ci sono già troppi impianti elettrici e quindi non c'è affatto bisogno di costruirne altri.
L'impianto infatti sarebbe ubicato al ridosso del confine con la Svizzera, non visibile da Livigno: in pratica il progetto prevede di raddioppiare un impianto presistente con strutture gemelle, un nuovo serbatoio e un altro lago artificiale. La stazione di pompaggio sarebbe però molto più potente, da 500 megawat, per riportare in quota l'acqua utilizzata.
Il ministro Scajola, alle attività produttive, non ha ancora detto sì ai proponenti (Enel, Edison, l'austriaca Atel, la svizzera Ekw e la lombarda A2A). Costo dell'opera: 1,6 miliardi di euro. Autofinanziati. Tempi previsti: dai 6 agli 8 anni. Sempre che la Lega dica sì.
L'articolo apparso sul giornale Libero del nuovo direttore Maurizio Belpietro non specifica l'impatto ambientale che tale opera comporterebbe.
Riporta le motivazioni delle società preponenti: minore emissione di CO2 di 4,5 miliardi di tonnellate a fronte della stessa produzione di energia con fonti maggiormente inquinanti come il carbone o il gas naturale; incremento delle risorse idriche in quanto il nuovo sistema incanalerebbe le acque verso il bacino dell'Adige con una portata di 50 metri cubi al secondo.

(fonte della notizia: Libero news, venerdì 14 agosto 2009, p. 14)

lunedì 24 agosto 2009

Immigrati, i giudici: "Siamo pochi"


Gli extracomunitari a cui viene contestato il nuovo reato di "ingresso e soggiorno illegale in Italia" non possono essere arrestati "perchè la norma prevede esclusivamente una sanzione pecuniaria da 5 a 10 mila euro", ha precisato il sottosegratario all'Interno, Alfredo Mantovano (P.D.L.).
D'ora in poi il numero dei denunciati è destinato ad aumentare esponenzialmente. E gli uffici dei giudici di pace, l'organo deputato a trattare i casi, sono allarmati per l'incombente numero di pratiche che rischia presto di accumularsi. Il presidente nazionale della loro associazione, Francesco Cersosimo, sottolinea di non aver mai ricevuto nessuna circolare sull'interpretazione e applicazione della legge.
Nel capoluogo lombardo, ad esempio, i giudici di pace incaricati sarebbero solo otto, su un numero di clandestini stimato in circa 40.000 unità, secondo il vicesindaco De Corato. "A Milano siamo senza giudici e senza personale amministrativo - afferma Vito Dattolico, presidente dei Giudici di Pace di Milano. Siamo pronti ad aumentare l'organico a 15, ma saranno sempre pochi".

giovedì 20 agosto 2009

Credieuronord (la banca vicina alla Lega): ultimo atto


Credieuronord (si chiamava così fino alla primavera 2004) era la banca da tutti conosciuta come la banca della Lega di Umberto Bossi. Quando era nata lo stesso Umberto Bossi ci aveva messo la faccia come testimonial per radunare l'azionariato popolare. La frase che campeggiava sul manifesto con il volto sorridernte del senatur diceva così: "Anche io sono socio fondatore della Credi-Nord, e tu ?". Poi succede l'impensabile: la piccola banca di tre sportelli, nel cui consiglio sedevano anche alcuni pezzi da novanta del Carroccio, a causa di alcune operazioni scriteriate aveva accumulato 8 milioni di perdite e 12 milioni di sofferenze su 47 di impieghi. Sull'orlo del crac aveva però trovato un possibile salvatore: Gianpiero Fiorani. Ma l'operazione era contrastata in quanto la Lega non dava tregua ad Antonio Fazio, governatore della Banca d'Italia e sponsor di Fiorani, per gli scandali Cirio e Parmalat. L'accordo fu firmato alla fine dell'estate del 2004. Ma qualcosa andò storto, Fiorani e Fazio furono travolti nello scandalo dei "furbetti del quartierino". I nuovi vertici della Banca Popolare di Lodi decisero di non dar corso più alla fusione. La situazione precipitò, tra proteste della base e cause legali dei 2.850 soci che avevano dato i soldi alla Credieuronord. "I soci non perderanno una lira" disse Bossi a Pontida, mentre Calderoli lanciò l'autotassazione dei responsabili politici del partito. Si arriva alle vicende finali: il presidente del comitato di soccorso Euronord holding, Bruno Caparini (padre del deputato leghista Davide) annunciava per Natale il rimborso dei primi 1.069 soci. Inoltre la ex-banca padana viene acquistata dal nuovo Banco Popolare (che altri non è che la fusione tra Popolare di Novara e Verona e Popolare di Lodi)con una notazione d'obbligo: l'acquirente usufruisce di 1.450.000 euro di Tremonti Bond, i prestiti messi a disposizione dal governo per consentire alla banche di fronteggiare gli effetti della crisi finanziaria. Alla fine l'acquisto della Credieuronord costa 1.600.564 euro. Soldi versati da Alberto Gasparri, alto dirigente del Banco Popolare, al liquidatore della società Euronord holding Marcello Sala.

(fonte della notizia: Corriere della Sera, economia, p. 35 del 05.08.09)

Questa la notizia come apparsa su Repubblica il 25 novembre 2000:

MILANO - La vecchia filiale dismessa della Cariplo di via Galilei, a Milano, sarà la sede di una nuova banca, il CredieuroNord, uguale a tutte le altre, se non per il fatto che l'ha progettata e fermamente voluta la Lega Nord di Umberto Bossi. L'ok della Banca d'Italia è arrivato dopo un anno di attesa, e via fax. Ad annunciarlo è lo stesso Bossi all'assemblea dei soci, riuniti al teatro San Babila di Milano. Un successo, per i militanti, subito accorsi ai banchetti per ritirare e firmare i moduli di sottoscrizione.

"L'autorizzazione del governatore di Bankitalia Antonio Fazio era dovuta - ha detto Bossi - anche se abbiamo faticato un po'. Ci hanno fatto cambiare nome, c'è stata una procedura lenta". C'era infatti un altro istituto di credito in Francia, che aveva lo stesso nome ideato all'inizio dell'avventura leghista. "Pazienza se ci è toccato mettere di mezzo l'euro - ha commentato Bossi davanti ai suoi - l'importante è che sarà una grande banca". Che non avrà vita facile, ha aggiunto il leader della Lega Nord: "La Banca dei soci della Lega raccoglierà molti quattrini che saranno tolti ad altre banche e darà fastidio al sistema bancario tradizionale".

Venti miliardi di lire il capitale sociale, che la Lega conta di far salire in breve tempo a 35. Umberto Bossi conta sui militanti, che presto saranno chiamati a sottoscrivere azioni e obbligazioni dell'istituto di credito la cui missione "sarà quella di sostenere lo sviluppo della Padania, non solo di guadagnare".

Presidente sarà Francesco Arcucci, suo vice Gian Maria Galimberti, che hanno già sottoscritto un accordo con le Poste italiane che offriranno ai soci della banca la possibilità di versare sul conto corrente attraverso gli sportelli postali. Tra le facilitazioni una carta di credito padana e la possibilità di conoscere il saldo sul display del telefonino. Target: artigiani e piccole e medie imprese del Nord.

lunedì 17 agosto 2009

Il Parco di Montevecchia e del Curone è salvo

Come ho scritto in un mio precedente post vi era il rischio che nel bel mezzo dello splendido parco di Montevecchia e del Curone vi fossero impiantate attrezzature per l'estrazione del petrolio.
Occorre riassumere la vicenda: nel luglio 2008 Po Valley Operation, società che fa capo ad una holding australiana, insieme ad Edison aveva ottenuto dal ministero per lo sviluppo economico il permesso di sondare un'area di circa 300 km quadrati alla ricerca di idrocarburi. Il progetto, denominato Ossola, riguardava una zona a cavallo tra le province di Milano, Lecco e Bergamo. Alla fine dello scorso ottobre il ministero invitava a sospendere le attività di ricerca e dava il via libera (aprile 2009) ad un nuovo progetto, denominato Bernaga, individuando un area di 31 km quadrati tutti in provincia di Lecco (buona parte nel parco del Curone). Insorgono le amministrazioni comunali del territorio, nasce il Comitato "NO AL POZZO" che promuove una petizione. Nel giro di poche settimane vengono raccolte 25.000 firme. Alla manifestazione di protesta nel parco aderiscono più di 2.000 persone.
E si arriva fino alla conclusione: la società rinuncia al progetto. Sul sito del Ministero per lo Sviluppo Economico, nella pagina dedicata all'istanza Bernaga-Ossola, è comparsa improvvisamente la nota di rinuncia.
L'unione fa la forza.

giovedì 6 agosto 2009

Il reato di clandestinità lega le mani agli 007

Il reato di clandestinità mette in crisi le fonti per l'intelligence. L'introduzione del reato penale di clandestinità frena comprensibilmente i titolari delle questure per l'ok alla regolarizzazione degli immigrati, anche se utili informatori per le forze di polizia e per l'intelligence. Soprattutto nei casi di terrorismo. La vecchia legge (voluta dall'ex ministro del secondo governo Berlusconi, Beppe Pisanu) prevedeva un permesso di soggiorno di durata annuale e rinnovabile, ai fini investigativi (legge 31 luglio 2005, n. 155). Inoltre, con la nuova legge, la misura di allontanamento per questi collaboratori si traduce in un rimpatrio effettivo, in quanto il clandestino è in contatto con ambienti a rischio terrorismo.

(fonte: IL SOLE 24 ORE, 19 luglio 2009, p. 10 a firma di Marco Ludovico)

mercoledì 5 agosto 2009

Se ami Gerenzano lo straniero tieni lontano


Questa bella rima potrebbe essere ascritta all'assessore alla Sicurezza di Gerenzano (VA), Cristiano Borghi (assolto nel processo contro le "camicie verdi" del 1988). Sul giornalino comunale infatti se la prende con i proprietari di case: "Chi ama Gerenzano non vende e non affitta agli extracomunitari. Altrimenti avremo il paese invaso da stranieri e sempre più paura a uscire di casa." Il paese è governato da un giunta leghista. L'assessore, commerciante di scarpe al mercato di Como, afferma che tanta gente viene in comune lamentandosi degli schiamazzi, degli odori, della spazzatura che lasciano queste persone. Puntualizza però di aver dato solo un consiglio ai suoi concittadini. Consiglio che non piace alle Acli, che denunceranno Borghi all'ufficio contro le discriminazioni razziali del ministro Carfagna.

Prima di non accettare persone che magari lavorano, anche per gli abitanti di Gerenzano, forse è meglio spiegarle le regole. A tutti.

(fonte: Corriere della Sera, 15 luglio 2009, p. 7 Cronaca Lombardia)

martedì 4 agosto 2009

LE SCELTE POLITICHE

Dalla rubrica “L’AMACA” di Michele Serra su La Repubblica di Martedì 14 luglio 2009

LE SCELTE POLITICHE

Autostrada del nord, ieri. Tre enormi gipponi da boscaiolo americano (di quelli con il cassone per caricare legname) sfrecciano in fila indiana. Nuovi fiammanti. A bordo il solo guidatore, che sembra replicato sui tre veicoli: maschio sulla trentina, rapato, occhiali neri a specchio, cellulare incollato all’orecchio. Tutti e tre. Li affianco per qualche chilometro. Medito sui miei pregiudizi: magari sono tre cittadini modello, fanno volontariato e stanno telefonando alla mamma. Al netto dei pregiudizi, restano i fatti: i tre enormi veicoli da lavoro, qui usati come macchine da divertimento, consumano e inquinano ognuno come un pullman. L’uso del cellulare è vietato dalla legge, ed è improbabile che i tre non abbiano venti euro a testa per comprare un auricolare.
Il messaggio implicito espresso da quel trio è: me ne frego delle regole, me ne frego dell’inquinamento, me ne frego di dare un’immagine di aggressività e anzi ne sono fiero. Azzardo una morale: nei paesi ricchi la lotta tra le classi è stata rimpiazzata dalla lotta tra comportamenti sociali configgenti. Avere un gippone di sei metri è una scelta politica. Non avere un gippone di sei metri è una scelta politica.

VACANZE

Buona giornata a tutti coloro che hanno la pazienza di leggermi. Dopo tre settimane di vacanza eccomi di nuovo a scrivere sul mio blog.

A chi è , a chi deve andarci e a chi è già andato UN AUGURIO DI UNA SERENA E FELICE VACANZA.

Avverto che dal 7 al 17 agosto il blog non sarà aggiornato.

Grazie.

martedì 14 luglio 2009

Chi difende Montevecchia dal cemento ? Il centrodestra a Roma no di certo.



Riporto questo articolo tratto dal portale MBNEWS di venerdì 10 luglio a firma di Marco Mologni. Riguarda la possibilità di una trivellazione per la ricerca di petrolio all'interno del parco di Montevecchia e del Curone. E' una delle ultime "oasi" verdi della Brianza.

Addio verdi colline della Brianza. Con 236 no, 196 sì e 26 astenuti, il Parlamento ha bocciato gli emendamenti proposti dal Partito democratico che chiedevano che per il rilascio delle concessioni petrolifere si tenesse conto del parere vincolante degli enti locali. Una fumata nera. Nera come il petrolio. Una condanna a morte per il Parco del Curone: un’oasi ambientale tra le più amate dai brianzoli. Chi non ha mai fatto almeno una passeggiata a Montevecchia?
Ebbene: presto, levando lo sguardo sul panorama che si ammira dalla villa gemella (identica a quella di Varedo) che la scienziata benefattrice Maria Gaetana Agnesi lascò sulle pendici di Montevecchia, potrebbe trovarsi sul muso le trivelle della “Po Valley”: la multinazionale australiana che - convinta che in Brianza ci sia il petrolio - ha chiesto le concessioni per installare trivelle nel cuore nel cuore del Parco regionale di Montevecchia e della Valle del Curone. Contro la volontà già espressa sia dalle Amministrazioni comunali sia dal distretto sia dalla Provincia.
E chi pensava che almeno i verdi della Lega Nord - alfieri del nostro territorio a Roma - appoggiassero l’iniziativa dei colleghi del centrosinistra, visto che nell’ultima campagna elettorale militanti e dirigenti del Carroccio lecchese avevano assicurato che «mai e poi mai si sarebbero scavati pozzi nell’ultimo polmone verde della Brianza» hanno dovuto masticare amaro.
“In nome della semplificazione delle procedure si riducono le tutele del territorio - ha illustrato in aula l’onorevole del Pd Lucia Codurelli, firmataria degli emendamenti - Inoltre questo atto va contro il federalismo a favore della centralizzazione». «Il caso del Parco del Curone è emblematico sulle conseguenze di questa proposta - ha aggiunto il compagno di banco Vico Ludovico - Il voto di oggi smentisce l’impegno preso formalmente dagli esponenti del Governo che avevano garantito la salvaguardia dell’oasi protetta”.
Una vera doccia fredda per quanti si stanno impegnando per scongiurare che il Meratese diventi il Texas della Brianza, a partire da Alberto Saccardi, portavoce del comitato “No al pozzo”, che ha già raccolto 5mila firme per dire no al petrolio.
Ma se il primo round è andato alla “Po Valley”, gli uomini e le donne di Brianza non si arrendono. E vogliono impegnarsi ancora più a fondo per contrastare la “multinazionale del greggio”. In prima linea ci sono i portavoce del movimento civico “No al pozzo nel Parco del Curone” di Maria Rita d’Orsogna che hanno aperto il loro quartier generale a Cascina Butto di Montevecchia. E non si rassegna neppure Eugenio Mascheroni, presidente del Consiglio di gestione del Parco: “Le promesse formulate in campagna elettorale erano solo parole vuote. Ma noi non rimarremo immobili e non resteremo a guardare”.
Ora la palla passa nelle mani dei funzionari dell’Ufficio minerario del ministero dello Sviluppo economico, ai quali, in base alla nuova legge, spetta esprimersi sui permessi di sfruttamento del sottosuolo brianzolo. E sulla sopravvivenza delle verdi colline della Brianza. Non solo sui libri di letteratura.


L’ultima corsa disperata: 10mila firme entro il 12 luglio
Da Seregno a Besana. L’eco della protesta contro i pozzi petroliferi nel Parco del Curone ha lambito anche la Brianza monzese. Domenica davanti alle chiese di Seregno e di Besana Brianza, i volontari del comitato “No al pozzo nel parco del Curone” hanno distribuito volantini. E hanno chiesto ai fedeli che uscivano dalla messa di firmare a sostegno della petizione che chiede a Regione Lombardia e al Ministero per lo Sviluppo economico di archiviare la richiesta di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi all’interno del parco del Curone. E la “gente di Brianza” non è rimasta indifferente: sono state 2mila le firme raccolta in una sola mattinata e in due soli comuni briantei. Banchetti informativi sono sparsi anche in tanti comuni della Brianza lecchese. L’obiettivo è raggiungere quota 10mila firme entro il 12 luglio

lunedì 13 luglio 2009

Per chi vuole approfondire le parole di Cacciari

Ecco il video:



Ringrazio Radio Radicale per il prezioso contributo che da all'informazione, permettendo di scaricare questo materiale.

Un pensionato abusa di due bimbe in oratorio. Stessa notizia, due versioni differenti

La notizia è questa: un pensionato cerca di abusare di due bambine in un oratorio a nord di Milano. L’anziano, ha dapprima trascinato le bimbe in bagno, dopodichè, scoperto, è stato arrestato dai carabinieri.
Fin qui la notizia. Ecco invece le differenze prendendo due giornali, D-NEWS ed. Milano (p. 12) e LA REPUBBLICA, cronaca di Milano (p. VII) di giovedì 9 luglio:

1. Età del pensionato: per il primo giornale 59 anni, per il secondo 58
2. iniziali del nome: per il primo P.S. per i secondi A.R.
3. luogo di provenienza del pensionato: per D-NEWS residente al confine con Bruzzano (quartiere a nord di Milano, non troppo distante dal luogo dove è avvenuto il misfatto), per REPUBBLICA abitante dall’altra parte della città
4. luogo dell’arresto: per D-NEWS cortile dell’oratorio, per LA REPUBBLICA dietro un cespuglio poco distante
5. modalità del reato: secondo D-NEWS l’uomo avrebbe cercato di abusare di una seconda bimba che era entrata in bagno successivamente, per LA REPUBBLICA l’uomo invece ha preso una seconda bimba e l’ha trascinata in bagno.

Se ci sono tutte queste differenze per un semplice fatto di cronaca, sul resto ?

sabato 11 luglio 2009

Le parole chiare di Cacciari

Chiaro ed efficace l'intervento di Massimo Cacciari, sindaco di Venezia, all'assemblea di Liberi Democratici svoltasi qualche giorno fa. Liberi democratici è l'incontro voluto da Francesco Rutelli del P.D.
Cacciari dice chiaramente ciò che pensa, soprattutto rispetto ad un moderno partito riformista fortemente federale.
Non a caso parla di lombardo-veneto, area fortemente omogenea per quanto riguarda interessi sociali, economici, politici.
Nel suo intervento usa parole forti come quando accenna agli "esperti per perdere nel P.D.", oppure dice che se ci fosse stata "almeno l'ombra di un partito federale non avremmo perso nè Milano (provinciali, n.d.a.) e Venezia (sempre provinciali)". Invita inoltre il P.D. a lavorare sulla formazione dei suoi "futuri" appartenenti e manda un messaggio all'enstablishment del partito: chi perde si faccia da parte.

venerdì 10 luglio 2009

Nei campi Rom le regole non sono applicate

Passate le elezioni se ne scoprono delle belle. Sul giornale D-NEWS di giovedì 9 luglio (a pag. 6, MILANO) si trova un interessante articolo a firma di Giulia Dalmonte che ci rivela come i Campi Rom, attualmente, vivano in uno stato di “illegalità”.
Si è svolta infatti, sotto la presidenza di Aldo Brandirali, la commissione Politiche Sociali del Comune di Milano, con l’audizione di rappresentanti delle associazioni che lavorano con Rom e Sinti.
Partiamo con ordine: anzitutto, afferma suor Claudia Biondi, responsabile per l’area Rom e Sinti della Caritas di Milano, la politica degli sgomberi non ha prodotto risultati: i Rom abitanti tra Milano e l’hinterland rimangono circa 8 mila, dei quali 4-5 mila vivono in città. Più che vivere vagano, tra uno sgombero e l’altro. Suor Claudia afferma che la situazione, nonostante i continui sgomberi non è migliorata. Per quanto riguarda i numeri “sono stime, in quanto queste persone vivono tutte in situazioni precarie”, precisa suor Claudia. Tutto il contrario di quello che riporta il sito del Governo Berlusconi (www.governoberlusconi.it) che invece, che parla di 12.346 Rom (riferiti ad ottobre 2008) tra Milano, Roma e Napoli (ma i dati per città non li riporta).
Le stime della Caritas contraddicono in pieno ciò che affermato in campagna elettorale dal vicesindaco di Milano, Riccardo De Corato, il quale aveva affermato che “ i rom in citta' sono scesi a 3000 presenze (1745 abusivi e 1331 in 12 campi autorizzati). Dopo 120 sgomberi in due anni e mezzo oggi la situazione e' notevolmente migliorata' “(ADNKRONOS, 28 maggio 2009, sotto elezioni)
Si passa poi all’analisi di come il famoso regolamento per i campi Rom venga applicato. E qui emergono altre sorprese.
Don Massimiliano Mapelli, della Casa della Carità (istituzione benefica al cui capo c’è Don Virginio Colmegna, ex-direttore Caritas di Milano, n.d.a.) ammette che il regolamento non viene applicato.
La ragione: il regolamento è contradditorio rispetto al capitolato di appalto. In pratica: nessuno registra le assenze per partenze prolungate oltre le 48 ore, nessuno controlla i documenti all’ingresso, nessuno ha eseguito il censimento degli animali domestici, nessuno riscuote l’euro giornaliero per i servizi offerti.
Insomma, tutto il contrario di quanto dichiarato da Comune e Prefettura il 18 giugno (sotto elezioni), che avevano annunciato l’immediata applicazione del regolamento.

giovedì 9 luglio 2009

Stasera in tv

Segnalo la proiezione del film COME UOMO SULLA TERRA che andrà in onda
giovedì 9 luglio su Rai 3 alle ora 23.40.

Dal 2003 Italia e Europa chiedono alla Libia di fermare i migranti africani.
Da maggio di quest'anno la Marina Italiana respinde i migranti in Libia. Ma
cosa fa realmente la polizia libica? Cosa subiscono migliaia di uomini e
donne africane?

Dopo decine e decine di proiezioni in tutta Italia
COME UN UOMO SULLA TERRA
finalmente in onda sulla RAI
GIOVEDI' 9 LUGLIO 2009
DOC 3 - RAI 3 ore 23.40

Borghezio: la Lega ponte per l’estrema destra ?


Ho visto più volte questo filmato tratto dalla televisione francese su Borghezio e i movimenti di estrema destra in Europa (solo su internet, chiaramente). Pur non volendo fare di "tutta un erba un fascio" (in Europa, i movimenti indipendentisti e federalisti stanno prevalentemente a sinistra, vedi Spagna) nella Lega ci sono anche delle persone che esprimono queste idee, non certo democratiche. Mi meraviglio (ma non più di tanto, ormai) che né la Lega, né tanto meno la televisione italiana hanno commentato (o meglio, preso le distanze) da queste immagini. Questo è il termometro della libertà di informazione in Italia, oggi. E dello stato della nostra democrazia.
Ecco il video:

http://www.youtube.com/watch?v=lk8vpuajKGc

mercoledì 8 luglio 2009

Rapporto deficit-pil. Dal 1999 mai così alto.

La notizia non ha avuto un grande rilievo sui giornali (due righe in un articolo sul Corriere della sera di Venerdì 3 luglio a p. 5, un articolo di spalla su Metro News a p. 7 dello stesso giorno) ma la notizia è questa: il nostro paese, nel primo trimestre ha fatto registrare un rapporto deficit/Pil del 9,3 %. I dati sono Istat. L’indebitamento dell’amministrazione pubblica a toccato quota 34 miliardi di euro. Nel primo trimestre del 2009 le entrate sono diminuite del 3,8 %, le uscite sono aumentante del 4,6.
Tradotto, vuol dire che sulla testa di ogni italiano “pende” un debito mostruoso. In aumento. Tremonti dice: “Conti gestibili”. Si, ma da chi ?

martedì 7 luglio 2009

Vuoi mangiare ? Devi avere la badante. O salti

La storia è sconcertante ma è lo specchio dei tempi. Al Pio Albergo Trivulzio, storica residenza milanese per l’assistenza ad anziani e non autosufficienti, la carenza del personale sta diventando un dramma.
Infatti gli anziani che non hanno parenti che possano permettersi di essere presenti tutti i giorni all’ora dei pasti, oppure che possano pagarsi un(a) badante, rischiano di non mangiare. I lavoratori (in rigoroso anonimato) raccontano che in due devono assistere quaranta persone non autosufficienti. Non ce la fanno.
Quindi, se i pazienti hanno bisogno si “attaccano al tram”…finchè ne hanno la forza. Se è umano tutto questo….

(fonte: Corriere della Sera, venerdì 3 luglio 2009, cronaca di Milano, giornalista Rossella Verga).

lunedì 6 luglio 2009

Monza e Brianza: insediata la nuova giunta provinciale. Uno specchio d’Italia ?


Martedi’ scorso si è insediata la nuova giunta provinciale della novella provincia di Monza e Brianza in quel di Villa Reale a Monza.
Moltissima gente, in prevalenza sindaci dei paesi brianzoli, e giornalisti. A fare gli onori di casa il neo presidente, Dario Allevi.
In miei precedenti post ho già spiegato quale metodo era stato usato per la scelta del presidente: il manuale Cencelli.
Gli assessori sono stati scelti sì con lo stesso metodo, ma la scelta, per qualcuno di essi (vedi P.D.L.) è avvenuta altrove (leggi Milano).
Questo non vuol dire che gli assessori non siano competenti. Attenderemo la prova dei fatti. Ma le credenziali non promettono nulla di buono.
Nomi e cognomi ?
Assessore alle Opere pubbliche, Viabilità, Trasporti Francesco Giordano.
Ex-letturista in aspettativa ad AEB di Seregno (una delle società che compongono Gelsia, municipalizzata dell’Energia per Seregno ed altri comuni) occupa, contemporaneamente, tutte queste poltrone:
1. Presidente di Gelsia Reti (30.000 € compenso annuo)
2. presidente di Alsi S.p.a. (38.000 € annui) che gestisce l’impianto di depurazione S.Rocco a Monza (chiedete agli abitanti i miasmi che fuoriescono da questo impianto)
3. presidente AMSL (Azienda Servizi multisettoriali lombarda) spa di Lissone (18.000 € l’anno)
4. consigliere nel cda di Brianzacque (18.000 € annue)
5. consigliere di amministrazione del CAP gestione Spa di Milano (18.000 € annue)
6. consigliere ndel cda del Consorzio Cimep Milano (24.000 € annue)
Tot. da 1 a 6 = 146.000 € annue a carico del contribuente.
Per fortuna sua (nostra ?), si deve essere fatto un esame di realtà sui limiti e le capacità umane ed ha lasciato gli incarichi in Briacom Spa e Bria Spa dove percepiva rispettivamente 16.500 € annue e 17.500 € annue.
Carriera politica: dal 1993 al 2001 consigliere comunale a Lissone, coordinatore provinciale milanese di Forza Italia dal 2000 al 2004, consigliere comunale a Muggiò dal 2004 al 2006, Commissario di Forza Italia a Monza nel 2008.
Non è chiaro se il sig. Giordano si dimetterà da qualcuno di questi (onerosi e danarosi) incarichi.
Ecco che cosa è arrivato a dire il direttore del giornale “Il cittadino di Monza e Brianza” Luigi Losa, di simpatie non certo “sinistroidi”:
“Ci sono personaggi come Giordano e Perri (altro assessore, n.d.a. ) che non si sa quali titoli e competenze specifiche hanno, non essendo peraltro di primo pelo, se non quelle di essere dipendenti pubblici in aspettativa o da poco in quiescenza che in questi anni, grazie a frequentazioni politico-partitiche di ogni genere e colore hanno fatto incetta di cariche, poltrone ed emolumenti diventando esponenti di primo piano di una “casta” ahimé molto diffusa anche qui in Brianza e accettata di buon grado da maggioranze e opposizioni.
C’è da augurarsi che molte di quelle poltrone occupate non solo dai due, e che prefigurano conflitti se non di interesse quantomeno di opportunità, siano lasciate libere al più presto e magari anche, con un atto di inusitato coraggio del presidente, anche cancellate del tutto insieme ad enti, società e consorzi che con l’avvento della nuova Provincia potrebbero essere tranquillamente sciolti e soppressi.
So che è una pia illusione in quanto poltrone, poltroncine e strapunti serviranno ad accontentare i delusi e gli esclusi, alla faccia della Provincia snella, utile, efficiente e risparmiosa”.
(Il cittadino Monza e Brianza, 4 luglio 2009, p. 32).

venerdì 3 luglio 2009

Decreto sicurezza: è legge. Sicurezza per tutti ?

Il decreto sicurezza è stato votato in via definitiva dal Senato. Eccone i punti salienti:

CLANDESTINI: viene introdotto il reato di clandestinità. Multa da 5 a 10 mila euro ed espulsione immediata. Gli ex-CPT diventano Centri di Identificazione ed Espulsione, in cui la permanenza passa da 2 a 6 mesi. Per ottenere il permesso di soggiorno ci vorranno tra gli 80 € a 200 €, mentre per la cittadinanza ce ne vorranno 200.

CARCERE: per chi affitta un appartamento a clandestini. 15 anni invece a chi favorisce l'immigrazione clandestina. Chi esercita la funzione di pubblico ufficiale è obbligato a denunciare il clandestino, ma la norma non vale per i medici e per i presidi delle scuole.

LE RONDE: associazioni di cittadini potranno pattugliare il territorio. I componenti dovranno essere iscritti in appositi elenchi, non avere simboli di partito, dovranno essere disarmati, non potranno intervenire, se non in fragranza di reato (articolo 383 del Codice). Liberalizzata la vendita di spray urticante per autodifesa. Non potranno godere di finanziamento pubblico, ma gli enti locali possono finanziarli attraverso elargizioni ad associazioni.

MAFIA: Tolti i limiti che erano stati fissati ai procuratori antimafia ed inasprito il 41-bis. Prolungato di quattro anni il carcere duro, più difficile comunicare con l'esterno. Gli imprenditori che non denunceranno il racket saranno esclusi da gare di appalto pubbliche.

WRITERS: prevista una pena di 3 mesi per chi imbratta edifici di interesse storico, artistico o mezzi pubblici. Ammende fino a 1000 euro per chi vende bombolette di vernice a minorenni. Torna il reato di oltraggio a pubblico ufficiale: carcere fino a 3 anni.

ALCOOL E DROGHE: Disposta d'ufficio la revisione della patente per chi guida sotto l'effetto di alcool o droghe, con raddoppio della sospensione della patente se l'individuo guida un mezzo di proprietà di qualcun altro.

CLOCHARD: i senza fissa dimora saranno schedati in apposito registro presso il Viminale. Anche i "buttafuori" dei locali dovranno essere iscritti ad apposito registro e dovranno avere determinati requisiti per poter esercitare.

Per maggiori dettagli rinvio ad un prossimo post.

(fonte: CORRIERE DELLA SERA, 03.07.09 pp. 2,3 - METRO NEWS, 03.07.09 p. 6)

lunedì 29 giugno 2009

Una conferma: per la Brianza decide Roma


Nonostante le smentite, i distinguo, il risultato elettorale (favorevole, non certo travolgente) chi comanda in casa centro-destra è uno solo: Roma.
Veramente, non capisco chi oggi si stupisce. Era già chiaro nella spartizione delle candidature. Le scelte decise altrove, con candidati proposti con il consueto manuale “Cancelli”.
Certo, qualche buona candidatura c’era. Espressione del territorio. Ma un presidente ex-AN, romano, alla guida della Provincia di Monza e Brianza sembrava impossibile, in una terra a forte vocazione berlusconiana e leghista.
Comunque gli elettori hanno premiato il centrodestra. O forse, per meglio dire, hanno punito il centro-sinistra. Anche questo, al Nord, non dovrebbe stupire più di tanto.
Ora, siamo precipitati nella “farsa”. Domenica scorsa i plenipotenziari del P.D.L. e della Lega in Brianza e il presidente della Provincia (nell’ordine: Ponzoni, Romeo, Allevi) avevano presentato la loro lista di assessori provinciali. Nei tempi previsti. Il difetto: era troppo “federalista”. Nel senso che l’avevano decisa in autonomia, senza passare da Milano e soprattutto da Roma.
Ebbene, il coordinatore del P.D.L. lombardo, che guarda caso è il Presidente della Provincia di Milano Podestà, ha bloccato tutto. E tutti quanti hanno dovuto fare retromarcia, rimediando quel che si dice, una brutta figura o come dice l’onorevole lumbard Grimoldi la situazione è “imbarazzante” (MB NEWS 27.06.09)
Solo la Lega, in questo panorama “desolante”, non ha cambiato la sua “rosa” di assessori.
Sicuramente la giunta troverà “la quadra”, ma se il buongiorno si vede dal mattino…..

Tutto fa brodo…per aiutare Podestà

In un mio post del 16 aprile scorso, raccontavo della “misteriosa” storia dei cinque comuni brianzoli che ancora votavano per la Provincia di Milano.
I comuni in questione, vale la pena ripeterlo, sono: Lentate sul Seveso, Roncello, Busnago, Cornate d’Adda, Caponago. I cinque comuni, che insieme totalizzano circa 40.000 abitanti, come da previsioni hanno votato in maggioranza il candidato del centro-destra, Guido Podestà.
Lo scarto, in termini numerici, è a favore del nuovo presidente della Provincia di Milano di 772 voti.
Non un’enormità, sul totale dei votanti, ma se guardiamo la differenza tra i due candidati (4.600 voti) risulta importante, eccome.
Allora il sospetto che a Roma il P.D.L. ha fatto “melina” per non far entrare questi comuni nelle votazioni per la propria provincia, che è quella di Monza e Brianza, diventa quasi realtà.

sabato 27 giugno 2009

Gli artigiani traditi dal governo "amico" ?

E meno male che doveva essere il governo "amico" degli artigiani e delle P.M.I. (Piccole Medie Imprese). Leggetevi questo comunicato stampa dell'Unione Artigiani ed ognuno tragga le sue considerazioni. Le mie sono le seguenti: siccome si parte dal presupposto che, anche per questo governo, come per i governi Prodi precedenti, gli artigiani sono tutti evasori e non si vuole investire sui controlli, ecco la nuova stangata negli studi di settore.
Una grande occasione per l'opposizione di farsi sentire. Ma avranno voglia ?

ALLARME DAGLI UFFICI FISCALI DELL’UNIONE ARTIGIANI

Gli studi di settore ignorano la crisi:stangata sulle imprese artigiane

I nuovi parametri, tra l’altro resi noti all’ultimo momento, impongono adeguamenti per risultare “congrui” ben più pesanti rispetto allo scorso anno (mediamente più 15-18%).Colpite maggiormente le imprese più piccole e penalizzati i costi del personale proprio,mentre l’artigianato si sforza di non ridurre la mano d’opera.Unione Artigiani: “Servirebbe un intervento urgente del ministero delle Finanze!”
MONZA, 24 giugno 2009 - “Speriamo proprio che, così come promesso dal Fisco, gli studi di settore 2010, che saranno applicati su costi e ricavi di questo disastrato 2009, siano davvero meno gravosi per le imprese artigiane, perché stiamo amaramente verificando che quelli introdotti quest’anno si presentano, in molti casi, come una vera e propria stangata rispetto a quelli del 2008”.
La preoccupata constatazione viene dagli uffici fiscali dell’Unione Artigiani della Provincia di Monza e Brianza che proprio in questi giorni stanno lavorando alle denunce 2009 relative ai costi e ricavi del 2008 e che si trovano costretti a comunicare ai loro assistiti che le cifre per adeguarsi ai nuovi parametri degli studi di settore, ed essere così ritenuti “congrui”, risultano sensibilmente maggiori rispetto a quelle dello scorso anno.
“Per verificarlo – spiega il segretario generale dell’Unione, Marco Accornero – abbiamo infatti provveduto ad alcune campionature realizzate applicando ai nuovi studi di settore i costi e ricavi del 2007, per avere così dati confrontabili. Ebbene, così facendo è risultato che i parametri di quest’anno impongono una maggior onerosità che mediamente si aggira tra il 15 e il 18% .Nel dettaglio è ancor più amaro verificare che sono maggiormente penalizzate le imprese più piccole e alcune categorie in particolare, come ad esempio i parrucchieri colpiti dal nuovo e inedito parametro di valutazione della congruità che considera un maggior consumo energetico come indice di maggior ricavo (…senza badare molto al fatto che, nel secondo semestre 2008, i prezzi dell’energia sono schizzati al cielo!)”.
QUALCHE ESEMPIO DELLE COMPARAZIONI
Oreficeria: un ricavo 2007 di 100 mila euro, ritenuto congruo in base ai parametri dell’anno scorso, con gli studi di settore di quest’anno si vedrebbe imporre un adeguamento di 5 mila euro (che va poi ad incidere sulla dichiarazione dei redditi e sull’IRPEF facendo scattare l’aliquota più pesante)Salone di parrucchiere: nel 2008, sui ricavi 2007, gli era stato richiesto un adeguamento di quasi 14 mila euro. Con gli attuali studi di settore l’adeguamento risulta di 24 mila euroScatolificio: con un ricavo 2007 di 210 mila euro valutato congruo, quest’anno si vedrebbe imporre un adeguamento di 18 mila euro per essere ritenuto congruo.
In poche parole si può affermare che gli studi di settore 2009 hanno ignorato la crisi in atto, sebbene si applichino sull’andamento del 2008 che, almeno per gli ultimi quattro mesi, è stato un anno già colpito dalla congiuntura negativa tuttora in atto.
“Era legittimo sperare in un po’ di clemenza e che non determinassero incrementi rispetto allo scorso anno. E invece niente di tutto questo – ribadisce Marco Accornero - Per di più, come sempre, i nuovi parametri sono stati comunicati all’ultimo momento (a fine maggio) mentre, stando a quanto pubblicato in Gazzetta Ufficiale, dovevano essere resi noti già da dicembre del 2008 dando modo così agli imprenditori di evitare pesanti adeguamenti dell’ultima ora come quelli che i nostri uffici sono costretti a proporre in queste ore ai loro assistiti”.
Ma non è tutto, perché un altro riscontro che lascia l’amaro in bocca.
“Sempre sulla base delle nostre comparazioni si deduce infatti che quest’anno sono stati introdotti parametri più gravosi per quanto riguarda i costi del personale – spiega il segretario dell’Unione - Si tratta di una scelta ingiustamente penalizzante per gli imprenditori artigiani che, nonostante le difficoltà reali provocate dalla crisi, dimostrano, dati alla mano, di aver responsabilmente scelto di non ridurre i loro dipendenti. E questo anche se è evidente che, con meno lavoro, il personale produce minor ricavo. Ma di questo il Fisco ha dimostrato di non voler tener conto.”
E ora cosa succede?“Succede che questa stangata non può essere bloccata senza un auspicabile e urgente intervento del ministero delle Finanza – conclude Accornero – Suggerire agli artigiani di non adeguarsi e quindi di “auto dichiararsi” non congrui non è nel nostro stile e responsabilmente non ci sentiamo di farlo, anche perché le nostre imprese rischierebbero un incrudimento dei controlli. Manteniamo e diffondiamo il nostro dissenso rispetto a quanto sta succedendo e fin da oggi lo adoperiamo per sollecitare decisamente al Fisco una netta inversione di tendenza per gli studi di settore 2010 che andranno applicati su costi e ricavi di questo terribile 2009, chiedendo anche che, come previsto per legge, vengano comunicati già a settembre di quest’anno”.

P.S.: Berlusconi disse, qualche tempo fa, che non pagare le tasse per cento era qualcosa di moralmente giustificabile quando queste erano al 50-60 % (Panorama, 2 aprile 2008). Lo direbbe anche adesso ?

giovedì 25 giugno 2009

Denunciamo i cinesi, ci rovinano


E' di qualche giorno fa un interessante articolo a firma di Oriana Liso su Repubblica edizione Milano.

Raccontava della protesta dei parruchieri italiani, raccolta dall'Unione Artigiani, di fronte alla concorrenza, a loro dire sleale, dei parrucchieri cinesi. I parrucchieri cinesi infatti applicano tariffe che arrivano ad un terzo di quelle dei parrucchieri italiani meno cari.

Secondo i parrucchieri italiani sono tariffe impraticabili per chi segue alla lettera leggi e regole. Per questo i 2400 associati parrucchieri all'Unione Artigiani hanno protestato, ascoltati dal segretario degli artigiani di Milano Marco Accornero.

Il quale rilancia: "Il costo orario di un lavoratore in regola è € 24-25. Come si può pensare di fare pieghe a 6 euro ? ".

Protesta razzista ? Accornero taglia netto: "Uno su dieci nel nostro settore è straniero. Abbiamo ottimi servizi di integrazione con diverse comunità. L'unico problema con i cinesi è che si deve giocare ad armi pari".

L'appello non è rimasto inascoltato anche dall'Ispettorato del Lavoro e dalla sezione Annonaria della Polizia Locale: con un controllo a campione su tredici attività i primi hanno trovato non in regola un negozio su due. I problemi: dipendenti in nero o clandestini.

La Polizia Locale invece ha fatto 130 controlli su attività in prevalenza cinesi: staccati 96 verbali per violazioni di vario genere.



mercoledì 24 giugno 2009

Il conto, please.

Adesso la Lega presenta il conto. Alle provinciali di Milano, dopo lo "sforzo" di aver appoggiato Guido Podestà, adesso i leghisti chiedono 3 o 4 assessorati: sicurezza (chiaramente), urbanistica, infrastrutture e trasporti.
Deve essere costato molto ai leghisti l'appoggio ad un candidato come Podestà, certamente estraneo al territorio.
Ricordo infatti le dichiarazioni pre-campagna elettorale di Matteo Salvini, capogruppo leghista in consiglio comunale, deputato, e ora eurodeputato. Il buon Salvini invitava gli elettori leghisti ad astenersi per il secondo turno delle provinciali, in quanto di mezzo c'erano i referendum sulla legge elettorale. Salvo, subito dopo, farsi fotografare a Pontida, al raduno leghista, sottobraccio con un Podestà con la sciarpa verde al collo. Non vorrei che quella sciarpa al collo adesso Salvini la voglia stringere.....

Deserto rosso dal Ticino a Trieste

Dal Corriere.it di oggi (presente anche sull'edizione cartacea odierna) pubblico volentieri questo articolo interessante del giornalista Dario Di Vico. In miei numerosi post ho affrontato questo tema:

Lombardia e Nordest che producono il 34% del Pil diventano zona «no left»


Già dal nome si capisce che Ivan Malavasi fa parte dell'album di famiglia della sinistra. Iscritto per la prima volta al Pci nel 1967, quando aveva 19 anni, oggi è il presidente degli artigiani della Cna. Quegli artigiani che erano «rossi» e oggi «votano indifferentemente Pdl, Le­ga e Pd decidendo volta per volta». Dai sondaggi interni, che Malavasi e i suoi fanno di tanto in tanto, viene fuori, infat­ti, che il voto d’appartenenza non esiste più e gli artigiani della Cna non si sento­no in dovere di votare Pd. Anzi. A Varese tra i sette vice-presidenti della Cna me­no della metà vota centro-sinistra e grosso modo le stesse proporzioni si ri­trovano tra i membri del consiglio pro­vinciale.
La débâcle elettorale dei Democratici nel Lombardo-Veneto si spiega anche così con la diaspora dei «suoi» artigiani che segue la fascinazione leghista sulla classe operaia. Se non ci fossero le am­ministrazioni di Mantova, Padova e alla Provincia di Rovigo per i progressisti sa­rebbe un deserto politico, un’immensa zona no left dal Ticino a Trieste. «In que­ste terre oggi c’è disagio, quasi rabbia, verso la politica e la sinistra paga il prez­zo più salato per l’ormai cronica incapa­cità di interpretare bisogni e aspettative dei ceti produttivi» sostiene Malavasi. Lo scollamento si percepisce anche tra gli otto milioni di iscritti alla Lega Coop. Una volta il voto rosso andava in auto­matico, oggi non più. Il mondo della co­operazione si sente trascurato dal Pd e i dirigenti della Lega Coop hanno sotto­scritto con il governo la riforma del siste­ma contrattuale, quella avversata con ogni forza dalla Cgil e da tanti dirigenti del partito. Un’indagine realizzata in Ve­neto già qualche anno fa dalla Coop Adriatica è arrivata alla conclusione che il 40% dei soci coop potevano essere con­siderati elettori piuttosto fedeli del cen­tro- destra. Alle cooperative rosse ora ci si iscrive perché danno buoni servizi e offrono prezzi bassi ma poi la separazio­ne con le scelte politiche è nettissima.
Le organizzazioni economiche che rappresentavano il retroterra della sini­stra ora camminano per conto proprio, fanno e disfano le alleanze e non hanno bisogno di parenti ingombranti e per di più con le idee annebbiate. Le imprese di costruzioni della Lega Coop, come la Cmb di Carpi, sono apprezzate anche fuori dall’Emilia, in Lombardia per esem­pio, e sono presenti nei lavori per il Tea­tro alla Scala o per le infrastrutture di ter­ritorio. Nel mercato dell’interinale Lega Coop e Compagnia delle Opere hanno costruito una società comune, Obiettivo Lavoro. La grande crisi non ha spazzato via le coop abituate da sempre a fare da ammortizzatore sociale e così rinuncian­do agli utili e stringendo la cinghia sono riuscite ad evitare i licenziamenti di mas­sa. A Varese, dove pure opera la più com­patta Confartigianato d’Italia, attorno al­la Cna girano circa 5 mila imprese. «Più siamo distanti dalla politica più siamo credibili» sostiene il presidente provin­ciale Davide Parolo, titolare di un’autoffi­cina. La lontananza dai partiti è così pa­gante che Malavasi pensa che si debba dar vita ad una grande Federazione dei Piccoli che unisca tutte le rappresentan­ze dei piccoli imprenditori, degli artigia­ni, dei commercianti e della cooperazio­ne, anche se è evidente che scaverebbe un solco ancora più ampio con il Pd. Ognuno per la sua strada e addio al colla­teralismo. «La sinistra politica ha sba­gliato a snobbare i piccoli, è stato un er­rore storico privilegiare la Cgil, la Cisl o la Confindustria. La concertazione roma­na non rappresenta l’interesse genera­le » dichiara Laura Puppato, sindaco Pd (con partita Iva) di Montebelluna e neo-eletta al Parlamento europeo.
La Puppato è una delle poche eccezio­ni perché in quasi tutti gli altri distretti industriali il centro-destra prevale. Uno studio fatto lo scorso anno dalla Fonda­zione Edison ne aveva elencati ben 46 nei quali la coalizione capeggiata da Sil­vio Berlusconi aveva vinto. Anzi stravin­to, visto che in 33 casi la percentuale era stata fra il 73 e il 60%. L’unica eccezione del campione era rappresentata dal di­stretto delle piastrelle di Sassuolo (caro a Romano Prodi) dove il centro-destra alle politiche si era fermato al 43,4%. Ma ieri nonostante la costante presenza e at­tenzione di due ex ministri come Pierlui­gi Bersani ed Enrico Letta, il Comune ha cambiato di segno ed è passato alla de­stra. «Gli uomini e le donne del Pd non conoscono la realtà della piccola impre­sa, anzi la disprezzano e quando è l’ora delle urne sono ricambiati con eguale moneta» sostiene il deputato del Pd Ni­cola Rossi. «È inutile imbarcare i Cola­ninno e i Calearo quando tutti ricordano le scelte del ministro Visco, la rappresen­tazione di un fisco totalmente sordo. Ha abbassato l’aliquota dell’Ires e l’ha finan­ziata riducendo la deducibilità degli inte­ressi passivi. Una mazzata per le piccole imprese che si erano indebitate per fare investimenti. Al momento del voto non si dimentica».
Con il responso delle urne «è stata di­sarcionata anche la strategia imperniata sul ruolo degli amministratori come Chiamparino, Penati e Cacciari» com­menta Carlo Cerami, coordinatore lom­bardo della Fondazione Italianieuropei che sta per organizzare il 30 a Milano il primo appuntamento pubblico della si­nistra dopo il voto. Si parlerà del futuro delle banche italiane e saranno presenti i big del credito e dell’impresa. Ma così non rischiate di avvalorare la tesi leghi­sta che vi presenta come banco-centrici e filo-confindustriali? «Non sarà una passerella per banchieri, cercheremo di costruire un ponte tra finanza e territo­ri. Se imprese e credito non si parlano i piccoli vanno in ulteriore sofferenza» as­sicura Cerami, ma è cosciente del ri­schio. Il Pd nei grandi alberghi e la Lega per strada.
In termini di Pil la Lombardia e il Nord Est rappresentano 530 miliardi di euro, il 34% del Pil nazionale, una quota quasi interamente composta da ricchez­za prodotta dai privati. Su questa ma­cro- regione dal Ticino a Trieste sventola­no le bandiere del centro-destra che si considera tanto forte da poter mettere in calendario per il prossimo anno un derby tra Pdl e Lega per la supremazia in Lombardia e Veneto. Tanto la sinistra non prenderà palla comunque. L’egemo­nia della destra è così forte da reggere anche agli scossoni dello scontento dei piccoli imprenditori. La crisi, secondo i modelli della scienza politica, dovrebbe avvantaggiare le opposizioni, specie se di sinistra. Invece sta succedendo il con­trario, il Pdl non paga dazio e la Lega cre­sce sullo scontento degli operai che pre­sidiano i cancelli e dei commercianti che rischiano di chiudere.

Annota Rossi: «Chi si stupisce do­vrebbe sentir parlare in Parlamento i le­ghisti. Sui problemi della piccola im­presa sono preparatissimi. Pdl e Pd in­vece in questo si assomigliano, parla­no per sentito dire». Secondo Parolo (Cna) la rabbia dei piccoli imprendito­ri non segna ancora un divorzio dal centro-destra perché comunque «pen­sano che a palazzo Chigi ci sia un gover­no amico», nonostante che «sugli stu­di di settore il governo li abbia lasciati a terra». Ma la spiegazione più tran­chant viene da Nicola Rossi: «Non pro­muovo il governo, tutt’altro. Ma se un artigiano deve scegliere tra Sacconi e Damiano, tra Brunetta e Nicolais che pensate che faccia? Sacconi ha comun­que semplificato il regime di assunzio­ni e licenziamenti e Brunetta a modo suo sta lottando contro la pubblica am­ministrazione inefficiente. Il Nord a queste cose è attento».

Dario Di Vico
24 giugno 2009

martedì 23 giugno 2009

Penati: una vittoria tentata (e quasi riuscita).


Per poco non ce l'ha fatta. Esattamente per 4626 voti. Ed ha vinto a Milano città. Questi i risultati di Filippo Penati (centrosinistra) che ha dovuto cedere la guida della Provincia di Milano a Guido Podestà (centrodestra).
Tutto si è svolto sul filo di lana: una grossa mano a Podestà l'ha data l'hinterland di Milano (Sesto S.G. e Cinisello escluse), dove Podestà ha preso più voti.
Ad elezioni concluse un primo bilancio si può tentare: innanzitutto la rimonta di Penati, che ha evitato volutamente simboli di partito (inteso come manifesti e come uomini) ed ha invitato a scegliere la persona. Non è bastato (perchè scegliere lui e non l'altro, tanto non li conosciamo entrambi... potrebbe domandarsi qualcuno) ma il fatto di correre praticamente in "solitudine" senza l'immagine dei partiti dietro gli ha sicuramente giovato. Il P.d. e in generale il centro-sinistra, a Milano (e nel lombardo-veneto) non tira di certo (vedasi anche la vittoria netta del centrodx per la provincia di Venezia).
Esattamente l'opposto per Podestà dove il simbolo ed il nome Berlusconi gli hanno permesso di vincere. Da sconosciuto qual'era. Non a caso il futuro presidente provinciale ha ringraziato, per primo, anzichè i suoi fedeli elettori, niente di meno che Berlusconi Silvio.
Per quanto riguarda il fronte di centrosinistra, gli unici che possono opporsi allo schieramento Berlusconi+Lega sono dei candidati seri, forti, credibili, che fanno del "pragmatismo" la loro ragion d' essere. E girano il territorio, ne conoscono i problemi, lo rappresentano.
Mi spiego meglio e toccherò un tema "spinoso" per il centrosinistra: la sicurezza.
Penati si è da subito dichiarato favorevole alle cosidette ronde (si, proprio quelle proposte da Maroni, ministro degli Interni), non lasciate in mano ad esaltati ma ad ex-personale di pubblica sicurezza ed a gente preparata. Ha chiesto più agenti per strada a pattugliare, proponendo lo spostamento dei compiti di ufficio a disoccupati o lavoratori in mobilità, opportunamente preparati.
Proposta più che ragionevole. E che risponde alle richieste di presidio del territorio e di impiego di personale in mobilità o disoccupato.
Ha chiesto, senza ottenere, il biglietto unico per tutti i mezzi pubblici di Milano e Provincia. Fermato da Regione e città di Milano (governate, guarda caso, dal centrodestra).
Allora perchè ha vinto Podestà ?
Proverò a dare delle risposte: anzitutto uno che si candida per il centrosinistra, al nord, parte già svantaggiato. Il centro sinistra viene visto come antiquato, non al passo con i tempi, e il P.D. come il partito del "compromesso storico" (erano gli anni '70 però).
Inoltre dall'altra parte c'è un fuoco di fila mica da ridere: l'informazione, anche locale, è spesso asservita al centrodestra (vedasi i dati dell'Osservatorio di Pavia, ad esempio). I soldi per fare la campagna elettorale li ha il centrodestra, che può permettersi gazebo, volantinatori, aperitivi, serate danzanti ecc. ecc.; non che il centrosinistra possa inventarsi qualcosa di alternativo, economico e divertente insieme, ma tant'è...
Penati, Zanonato (sindaco di Padova), Cacciari (sindaco di Venezia) a parte (gente che ha detto chiaramente cosa pensa in tema di sicurezza, esigenze del nord, potere romano ecc....gente che sa dove abita, insomma), il centrosinistra non è in grado di abitare il territorio, di fare proposte interessanti e credibili per l'elettorato (settentrionale)...
I risultati sono sotto gli occhi di tutti (da tempo ormai)
Di San Penati ce n'è uno solo.

martedì 9 giugno 2009

Un marocchino può diventare elettricista ?/ 2

Mi ero già occupato della vicenda del giovane marocchino, elettricista, che ha presentato ricorso contro ATM (post del 13 maggio).
Motivo: vorrebbe inviare il suo curriculum all'Azienda Trasporti Milanese (A.T.M.) ma un regio decreto del 1931 glielo impedisce. In A.T.M. possono lavorare solo italiani o cittadini europei. Per legge. Fascista.
L'Atm si difende: nessuna discriminazione verso gli extracomunitari, ma una comprensibile limitazione per motivi di sicurezza. Questo in sintesi, come riferisce l'agenzia Omnimilano, il contenuto della memoria stilata dai legali dell'azienda, gli avvocati Alberto Rho e Claudia Muro, in vista dell'udienza di mercoledì davanti al Tribunale del lavoro.
I motivi di sicurezza sono presto detti: i legali di ATM sostengono che il personale adibito a funzioni così delicate per la sicurezza pubblica deve essere italiano. A supporto di questa tesi (presunta) ATM riporta notizie giornalistiche tra le quali "la pianificazione di un attentato nella metropolitana milanese nel 2006", comparsa su molti quotidiani pochi giorni fa. I potenziali autori: maghrebini.
Senonché sono stati subito smentiti dal procuratore aggiunto di Milano Armando Spataro. Egli seguì la vicenda del "possibile attentato del 2006" definendolo un "vago progetto", neanche arrivato alla fase preparatoria.
Insomma, una persona di nazionalità marocchina, se brava (ripeto, se), regolarmente soggiornante sul territorio italiano, che ha studiato in Italia, NON può competere con i suoi colleghi italiani.
La colpa: dei suoi connazionali, che discutevano di un attentato (e con i quali il giovane non ha nessun legame).
Facendo un parallelo, è come se un italiano all'inizio del '900, negli U.S.A., non avesse potuto fare domanda di lavoro perchè tra i nostri connazionali c'erano (concretamente) diversi mafiosi.
E cosa dire di tutti quei manovali extracomunitari che costruiscono case, strade, ponti ecc. ?
Chiarisco: che nel mercato del lavoro la concorrenza deve essere corretta e su regole comuni (alla voce: legge) questo è un principio sacrosanto.
Ma per questo bisogna partire dal colpire duramente il lavoro nero e chi ci fa i soldi....
Questo, però, è un capitolo "spinoso".
Meglio prendersela con l'aspirante elettricista. Marocchino.

(fonte della notizia: Corriere.it 09.06.09)

lunedì 8 giugno 2009

Rapida analisi elettorale per le Europee nel Nord Italia

A differenza di molti analisti, concentrati sul dato italiano nel suo complesso, vorrei partire nell'analisi dei voti al nord Italia.

CIRCOSCRIZIONE NORD-OVEST (Valle d'Aosta, Liguria, Piemonte, Lombardia): il P.D.L. è fermo al 33 %, il P.D. è al 23 % tallonato dalla Lega Nord al 19,4 %, I.D.V. al 7,3 % e U.D.C. al 5,3 %. I due raggruppamenti più a sinistra (Sinistra e Libertà, Rifondazione e Comunisti Italiani) hanno rispettivamente il 2.1 % e il 3 %.
I dati confermano l'andamento nazionale, con un P.D.L. comunque forte ma in arretramento rispetto alle ultime politiche (sostanzialmente stabile invece confronto alle precedenti europee), il P.D. crollato di 5 punti percentuali dal 28 al 23 per cento. La Lega Nord è il partito, insieme all'I.D.V. di Di Pietro, che guadagna di più. L'U.D.C. rispetto al dato nazionale è un poco ridimensionata, come le liste di sinistra (che a livello nazionale non superano lo sbarramento).

CIRCOSCRIZIONE NORD-EST (Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna): il P.D.L. è al 28,1 %, il P.D. al 28 %, la Lega Nord al 19 %. Ricordo però che la ripartizione dei collegi per le europee comprende regioni politicamente molto diverse come l'Emilia Romagna e il Veneto. Andando a spulciare i dati regionali, infatti, vediamo che in Veneto la Lega Nord, per uno 0,9 % non ce l'ha fatta a scalzare il primato del P.D.L. (fermo al 29 %), mentre segue a distanza il P.D. (terzo partito) al 20 %.

La notizia è che, anche in Lombardia come nel Veneto, il P.D. è il terzo partito, dopo P.D.L. e LEGA NORD. Un dato che dovrebbe far riflettere.
Il lombardo-veneto sta diventando (almeno elettoralmente, ma non solo) sempre più omogeneo. Come volevasi dimostrare.

venerdì 5 giugno 2009

Trento: chiedono arretrati, denunciati

La vicenda è una riprova di quello che ho scritto in miei numerosi post.
A Trento, due operai egiziani con documenti irregolari sono saliti in cima ad una gru minacciando di buttarsi giù perchè non ricevevano gli stipendi arretrati.
La ditta in questione è la ditta Laza Costruzione di Padova. I due nordafricani lavoravano nella costruzione di un magazzino presso Mattarello (TN). Dopo circa tre ore di trattative i carabinieri sono riusciti a convincere i due a scendere dalla gru, ma gli operai extracomunitari sono stati denunciati.
Motivazione: violazione della legge sull'immigrazione e occupazione abusiva di area.
Non si ha notizia di alcuna sanzione per la ditta che li faceva lavorare nonostante fossero con documenti irregolari e senza stipendio da ben tre mesi.

(fonte: Corriere.it, 05.06.09)