venerdì 10 luglio 2009

Nei campi Rom le regole non sono applicate

Passate le elezioni se ne scoprono delle belle. Sul giornale D-NEWS di giovedì 9 luglio (a pag. 6, MILANO) si trova un interessante articolo a firma di Giulia Dalmonte che ci rivela come i Campi Rom, attualmente, vivano in uno stato di “illegalità”.
Si è svolta infatti, sotto la presidenza di Aldo Brandirali, la commissione Politiche Sociali del Comune di Milano, con l’audizione di rappresentanti delle associazioni che lavorano con Rom e Sinti.
Partiamo con ordine: anzitutto, afferma suor Claudia Biondi, responsabile per l’area Rom e Sinti della Caritas di Milano, la politica degli sgomberi non ha prodotto risultati: i Rom abitanti tra Milano e l’hinterland rimangono circa 8 mila, dei quali 4-5 mila vivono in città. Più che vivere vagano, tra uno sgombero e l’altro. Suor Claudia afferma che la situazione, nonostante i continui sgomberi non è migliorata. Per quanto riguarda i numeri “sono stime, in quanto queste persone vivono tutte in situazioni precarie”, precisa suor Claudia. Tutto il contrario di quello che riporta il sito del Governo Berlusconi (www.governoberlusconi.it) che invece, che parla di 12.346 Rom (riferiti ad ottobre 2008) tra Milano, Roma e Napoli (ma i dati per città non li riporta).
Le stime della Caritas contraddicono in pieno ciò che affermato in campagna elettorale dal vicesindaco di Milano, Riccardo De Corato, il quale aveva affermato che “ i rom in citta' sono scesi a 3000 presenze (1745 abusivi e 1331 in 12 campi autorizzati). Dopo 120 sgomberi in due anni e mezzo oggi la situazione e' notevolmente migliorata' “(ADNKRONOS, 28 maggio 2009, sotto elezioni)
Si passa poi all’analisi di come il famoso regolamento per i campi Rom venga applicato. E qui emergono altre sorprese.
Don Massimiliano Mapelli, della Casa della Carità (istituzione benefica al cui capo c’è Don Virginio Colmegna, ex-direttore Caritas di Milano, n.d.a.) ammette che il regolamento non viene applicato.
La ragione: il regolamento è contradditorio rispetto al capitolato di appalto. In pratica: nessuno registra le assenze per partenze prolungate oltre le 48 ore, nessuno controlla i documenti all’ingresso, nessuno ha eseguito il censimento degli animali domestici, nessuno riscuote l’euro giornaliero per i servizi offerti.
Insomma, tutto il contrario di quanto dichiarato da Comune e Prefettura il 18 giugno (sotto elezioni), che avevano annunciato l’immediata applicazione del regolamento.

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