martedì 14 luglio 2009

Chi difende Montevecchia dal cemento ? Il centrodestra a Roma no di certo.



Riporto questo articolo tratto dal portale MBNEWS di venerdì 10 luglio a firma di Marco Mologni. Riguarda la possibilità di una trivellazione per la ricerca di petrolio all'interno del parco di Montevecchia e del Curone. E' una delle ultime "oasi" verdi della Brianza.

Addio verdi colline della Brianza. Con 236 no, 196 sì e 26 astenuti, il Parlamento ha bocciato gli emendamenti proposti dal Partito democratico che chiedevano che per il rilascio delle concessioni petrolifere si tenesse conto del parere vincolante degli enti locali. Una fumata nera. Nera come il petrolio. Una condanna a morte per il Parco del Curone: un’oasi ambientale tra le più amate dai brianzoli. Chi non ha mai fatto almeno una passeggiata a Montevecchia?
Ebbene: presto, levando lo sguardo sul panorama che si ammira dalla villa gemella (identica a quella di Varedo) che la scienziata benefattrice Maria Gaetana Agnesi lascò sulle pendici di Montevecchia, potrebbe trovarsi sul muso le trivelle della “Po Valley”: la multinazionale australiana che - convinta che in Brianza ci sia il petrolio - ha chiesto le concessioni per installare trivelle nel cuore nel cuore del Parco regionale di Montevecchia e della Valle del Curone. Contro la volontà già espressa sia dalle Amministrazioni comunali sia dal distretto sia dalla Provincia.
E chi pensava che almeno i verdi della Lega Nord - alfieri del nostro territorio a Roma - appoggiassero l’iniziativa dei colleghi del centrosinistra, visto che nell’ultima campagna elettorale militanti e dirigenti del Carroccio lecchese avevano assicurato che «mai e poi mai si sarebbero scavati pozzi nell’ultimo polmone verde della Brianza» hanno dovuto masticare amaro.
“In nome della semplificazione delle procedure si riducono le tutele del territorio - ha illustrato in aula l’onorevole del Pd Lucia Codurelli, firmataria degli emendamenti - Inoltre questo atto va contro il federalismo a favore della centralizzazione». «Il caso del Parco del Curone è emblematico sulle conseguenze di questa proposta - ha aggiunto il compagno di banco Vico Ludovico - Il voto di oggi smentisce l’impegno preso formalmente dagli esponenti del Governo che avevano garantito la salvaguardia dell’oasi protetta”.
Una vera doccia fredda per quanti si stanno impegnando per scongiurare che il Meratese diventi il Texas della Brianza, a partire da Alberto Saccardi, portavoce del comitato “No al pozzo”, che ha già raccolto 5mila firme per dire no al petrolio.
Ma se il primo round è andato alla “Po Valley”, gli uomini e le donne di Brianza non si arrendono. E vogliono impegnarsi ancora più a fondo per contrastare la “multinazionale del greggio”. In prima linea ci sono i portavoce del movimento civico “No al pozzo nel Parco del Curone” di Maria Rita d’Orsogna che hanno aperto il loro quartier generale a Cascina Butto di Montevecchia. E non si rassegna neppure Eugenio Mascheroni, presidente del Consiglio di gestione del Parco: “Le promesse formulate in campagna elettorale erano solo parole vuote. Ma noi non rimarremo immobili e non resteremo a guardare”.
Ora la palla passa nelle mani dei funzionari dell’Ufficio minerario del ministero dello Sviluppo economico, ai quali, in base alla nuova legge, spetta esprimersi sui permessi di sfruttamento del sottosuolo brianzolo. E sulla sopravvivenza delle verdi colline della Brianza. Non solo sui libri di letteratura.


L’ultima corsa disperata: 10mila firme entro il 12 luglio
Da Seregno a Besana. L’eco della protesta contro i pozzi petroliferi nel Parco del Curone ha lambito anche la Brianza monzese. Domenica davanti alle chiese di Seregno e di Besana Brianza, i volontari del comitato “No al pozzo nel parco del Curone” hanno distribuito volantini. E hanno chiesto ai fedeli che uscivano dalla messa di firmare a sostegno della petizione che chiede a Regione Lombardia e al Ministero per lo Sviluppo economico di archiviare la richiesta di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi all’interno del parco del Curone. E la “gente di Brianza” non è rimasta indifferente: sono state 2mila le firme raccolta in una sola mattinata e in due soli comuni briantei. Banchetti informativi sono sparsi anche in tanti comuni della Brianza lecchese. L’obiettivo è raggiungere quota 10mila firme entro il 12 luglio

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