martedì 27 ottobre 2009

Terrorismo: lo “strano” caso di Via Gulli, Milano


Di quello stabile si sapeva tutto: che era abitato da numerose persone con documenti irregolari, che era luogo “di giri strani”, prostituzione, spaccio ecc.
Da un articolo di Marta Bravi per IL GIORNALE, uscito il 26 ottobre 2008, si presentava una situazione molto critica: rifiuti, porte rotte, incendi, spazzatura. L’articolo racconta che “Il blitz di martedì scorso, eseguito da un centinaio di carabinieri, è servito a fare una sorta di “censimento penale“: i militari, impegnati nell’operazione dalle 7 alle 15, sono entrati nei due stabili, con tanto di cani antidroga, identificando i 130 inquilini extracomunitari. Cinquanta di loro sono stati accompagnati in caserma perché senza documenti, 11 arrestati e 20 espulsi”. L’articolo si chiudeva con la promessa del vicesindaco De Corato: «Mentre cerchiamo di individuare il proprietario dello stabile dobbiamo risolvere la questione dal punto di vista igienico. Intimerò alla proprietà di sgomberare lo stabile e di chiuderlo con il cemento armato fino al secondo piano, per impedire, come è avvenuto la settimana scorsa che rientrino».
Bene, però la risposta gli arriva direttamente da un suo collega di coalizione, il capogruppo della Lega Nord a Palazzo Marino, Matteo Salvini. In un intervista al CORRIERE DELLA SERA di due giorni dopo, il consigliere Salvini, chiamati i giornalisti di fronte al palazzo sgomberato la settimana precedente, così afferma: «Oggi stesso - ha affermato l'esponente del Carroccio - chiederò al Prefetto e al Questore che l'intero stabile sia sgomberato e ho ottenuto dalla proprietà la rassicurazione che, dopo l'intervento della forza pubblica, si impegnerà immediatamente a sigillare il palazzo, ad avviare lavori di ristrutturazione e ad affittare gli alloggi a persone per bene». (fonte: Corriere.it, 27 ottobre 2008).
Quindi, mentre De Corato cercava di individuare la proprietà dello stabile, Salvini ci aveva già parlato. Ma evidentemente con poca efficacia. Infatti sarà proprio nel covo di Via Gulli che Mohamed Game, l’attentatore che si è fatto esplodere alla Caserma S. Barbara di Milano, nascondeva “esplosivo, ma anche documenti. Nell'appartamento trasformato in laboratorio per fabbricare bombe dai tre integralisti arrestati a Milano, la polizia ha trovato non solo 40 chili di nitrato d'ammonio da trasformare in esplosivo, ma anche un paio di documenti intestati ad altri islamici”. (fonte: LA REPUBBLICA, 15 ottobre 2009).
Interessante capire chi c’è dietro la proprietà di questo stabile, e di altri stabili “a rischio” a Milano. Le sorprese non finiscono qui. Come nei migliori “gialli”, alla prossima puntata…pardon, post.

(per la foto si ringrazia: www.aragno.net)

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