E' di qualche giorno fa un interessante articolo a firma di Oriana Liso su Repubblica edizione Milano.
Raccontava della protesta dei parruchieri italiani, raccolta dall'Unione Artigiani, di fronte alla concorrenza, a loro dire sleale, dei parrucchieri cinesi. I parrucchieri cinesi infatti applicano tariffe che arrivano ad un terzo di quelle dei parrucchieri italiani meno cari.
Secondo i parrucchieri italiani sono tariffe impraticabili per chi segue alla lettera leggi e regole. Per questo i 2400 associati parrucchieri all'Unione Artigiani hanno protestato, ascoltati dal segretario degli artigiani di Milano Marco Accornero.
Il quale rilancia: "Il costo orario di un lavoratore in regola è € 24-25. Come si può pensare di fare pieghe a 6 euro ? ".
Protesta razzista ? Accornero taglia netto: "Uno su dieci nel nostro settore è straniero. Abbiamo ottimi servizi di integrazione con diverse comunità. L'unico problema con i cinesi è che si deve giocare ad armi pari".
L'appello non è rimasto inascoltato anche dall'Ispettorato del Lavoro e dalla sezione Annonaria della Polizia Locale: con un controllo a campione su tredici attività i primi hanno trovato non in regola un negozio su due. I problemi: dipendenti in nero o clandestini.
La Polizia Locale invece ha fatto 130 controlli su attività in prevalenza cinesi: staccati 96 verbali per violazioni di vario genere.
Nessun commento:
Posta un commento