"VARESE - La campagna per il «sì» al referendum sul sistema elettorale lanciata con determinazione dal segretario Dario Franceschini sta seminando forti perplessità nelle fila del partito. Il premio di maggioranza assegnato alla singola lista più votata - a turno unico - cancellerebbe ogni verosimile chance di vittoria del centro sinistra in qualsiasi elezione politica nazionale. Perché mai allora spingere per una simile riforma, utile soltanto a un forte partito di centrodestra qual è il Pdl di Berlusconi?
Tra i democratici varesini di più lungo corso, sia ex Margherita come Giuseppe Adamoli, sia ex Ds, abituati a dire quel che pensano, si tratta di un clamoroso errore. E' vero che il Pd sostenne a suo tempo l'iniziativa del comitato, ma, nota il deputato Daniele Marantelli, «la politica si evolve e non si capisce perché mentre il Pdl supera le sue contraddizioni lasciando libertà di voto, noi ci intestardiamo su una posizione sbagliata. Non è che debbano sempre essere gli altri gli unici furbi».
A Franceschini viene riconosciuto una sola parte di ragione: «La legge Calderoli è una porcata e va cambiata. Ma la legge che avremmo se vincesse il sì al referendum sarebbe peggiore. Liste bloccate, maggioranza assoluta alla lista di maggioranza relativa e non alla coalizione. Franceschini pensa poi di cambiare una legge varata con un referendum? Berlusconi dice di no ed è difficile dargli torto. Stiamo attenti a non sottovalutarlo: Berlusconi ha capito la forza di quel referendum e sta cominciando a usarla. Perché è il solo a poterne trarre un grosso vantaggio: sono certo che se vincesse il sì, andremmo a elezioni anticipate e lui si prenderebbe tutto, da solo, con la maggioranza assoluta in Parlamento».
La Lega compatta sta infatti alzando le barricate fino a minacciare la crisi, coerente con una battaglia che ritiene decisiva per la sopravvivenza stessa del Carroccio.
«E’ chiaro che Berlusconi - è ancora l’analisi del "leghista rosso" Marantelli - dopo avere polverizzato An, punta a fagocitare la Lega, già ora ad autonomia' politica ridotta, facendone una semplice corrente del Pdl., E la storia di Berlusconi, imprenditore e politico, ci dice che quando è vicino a una preda non se la fa mai sfuggire».
L'episodio del predellino in piazza San Babila, insegna: partito unico, proclamò. Fini e An si ribellarono, ma in un anno la fusione si è compiuta. Ma appunto la Lega non sta facendo campagna per il «sì». E' invece Franceschini a lanciare un clamoroso boomerang al partito di cui è appena arrivato alla guida. Non era ormai tramontata con l'addio di Walter Veltroni l'illusione del Pd «a vocazione maggioritaria», capace di vincere da solo, senza alleati? «Già - ammette Marantelli - é così. La semplificazione del sistema politico l'abbiamo ottenuta già con la scelta di correre da soli. Ma il bilancio di questi mesi dice chiaramente che ora ci troviamo più deboli e non più forti. Occorre quindi mutare strategia, e farlo al più presto.
Dobbiamo costruire un centrosinistra capace di lanciare una sfida vincente al Pdl già alle elezioni regionali dell'anno prossimo. Anche perché da tempo chi vince le regionali poi vince anche le politiche successive».
Tra i democratici varesini di più lungo corso, sia ex Margherita come Giuseppe Adamoli, sia ex Ds, abituati a dire quel che pensano, si tratta di un clamoroso errore. E' vero che il Pd sostenne a suo tempo l'iniziativa del comitato, ma, nota il deputato Daniele Marantelli, «la politica si evolve e non si capisce perché mentre il Pdl supera le sue contraddizioni lasciando libertà di voto, noi ci intestardiamo su una posizione sbagliata. Non è che debbano sempre essere gli altri gli unici furbi».
A Franceschini viene riconosciuto una sola parte di ragione: «La legge Calderoli è una porcata e va cambiata. Ma la legge che avremmo se vincesse il sì al referendum sarebbe peggiore. Liste bloccate, maggioranza assoluta alla lista di maggioranza relativa e non alla coalizione. Franceschini pensa poi di cambiare una legge varata con un referendum? Berlusconi dice di no ed è difficile dargli torto. Stiamo attenti a non sottovalutarlo: Berlusconi ha capito la forza di quel referendum e sta cominciando a usarla. Perché è il solo a poterne trarre un grosso vantaggio: sono certo che se vincesse il sì, andremmo a elezioni anticipate e lui si prenderebbe tutto, da solo, con la maggioranza assoluta in Parlamento».
La Lega compatta sta infatti alzando le barricate fino a minacciare la crisi, coerente con una battaglia che ritiene decisiva per la sopravvivenza stessa del Carroccio.
«E’ chiaro che Berlusconi - è ancora l’analisi del "leghista rosso" Marantelli - dopo avere polverizzato An, punta a fagocitare la Lega, già ora ad autonomia' politica ridotta, facendone una semplice corrente del Pdl., E la storia di Berlusconi, imprenditore e politico, ci dice che quando è vicino a una preda non se la fa mai sfuggire».
L'episodio del predellino in piazza San Babila, insegna: partito unico, proclamò. Fini e An si ribellarono, ma in un anno la fusione si è compiuta. Ma appunto la Lega non sta facendo campagna per il «sì». E' invece Franceschini a lanciare un clamoroso boomerang al partito di cui è appena arrivato alla guida. Non era ormai tramontata con l'addio di Walter Veltroni l'illusione del Pd «a vocazione maggioritaria», capace di vincere da solo, senza alleati? «Già - ammette Marantelli - é così. La semplificazione del sistema politico l'abbiamo ottenuta già con la scelta di correre da soli. Ma il bilancio di questi mesi dice chiaramente che ora ci troviamo più deboli e non più forti. Occorre quindi mutare strategia, e farlo al più presto.
Dobbiamo costruire un centrosinistra capace di lanciare una sfida vincente al Pdl già alle elezioni regionali dell'anno prossimo. Anche perché da tempo chi vince le regionali poi vince anche le politiche successive».
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