Milano, caldo soffocante. Siamo in zona stazione centrale. Attesa del tram n° 1. Che non arriva. Passa mezz'ora, le persone sulla banchina di attesa sono sempre più numerose. E arrabbiate. Finalmente ecco profilarsi all'orizzonte il tanto "agognato" tram. Il problema è quando il tram si avvicina. Si ferma. I passeggeri iniziano a salire ma il conducente dice che deve andare in deposito. I passeggeri si arrabbiano, e scendono solo quando arriva un altro tram, subito dopo. Il problema che anche l'altro tram deve andare in deposito. La rabbia dei passeggeri, pur composta, esplode e dopo trattative si raggiunge un accordo: il tram prosegue la sua corsa.
La storia fa riflettere ed offre molti spunti di riflessione. Innanzitutto l'organizzazione interna di ATM, che risulta in questo (e in molti altri casi) molto rigida. Se il tram, per qualsiasi ragione, accumula ritardo, i passeggeri hanno il diritto a usufruire comunque del servizio, anche se in origine era previsto l'arrivo del mezzo al deposito.
Secondo: i tram, spesso privi di corsie preferenziali nelle strette vie milanesi, sono "immersi nel traffico", inciampano nelle auto in doppia fila, si fermano alle fermate ed ai semafori. In questo caso è quasi impossibile, nelle ore di punta, rispettare gli orari. Si possono mettere tutti i tram del mondo, ma rimarrebbero incolonnati uno dietro l'altro. Bisognerebbe avere il coraggio di far correre questi mezzi su corsie preferenziali, e date le dimensioni delle strade, privilegiare il mezzo pubblico su quello privato. In questo modo il tram sarebbe davvero molto più competitivo dell'automobile privata. Ma il Comune fa orecchie da mercante.
Terzo: finalmente c'è qualcuno che, civilmente e in modo assolutamente pacifico, si ribella. Pago un servizio. Ho diritto ad una prestazione. Efficiente.
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