Azuz Marzouk, marito e padre di due delle vittime della strage di Erba, è stato espulso dall'Italia per reati legati alla droga. Condannato a 13 mesi, con patteggiamento, è stato ritenuto persona socialmente pericolosa e quindi indesiderata. Da lì l'espulsione. Marzouk, chiaramente, ha detto che tornerà presto in Italia.
L'altra notizia è quella dell'oscuramento di due siti internet ed un blog che inneggiavano alla guerra santa e alla "jihad" contro l'occidente. Indovinate chi c'era dietro ? L'ex imam di Carmagnola (To) Abdul Qadir Fall Mamour e la moglie italiana Barbara Farina. Questi era stato espulso nel 2004 per pesanti sospetti sul suo appoggio al terrorismo.
Queste due storie fanno riflettere. Come mai una persona che commette un reato in Italia, non sconta la sua pena nelle patrie galere (o in quelle del paese di origine)? Perchè, una volta nel suo paese, viene lasciato libero (eventualmente anche di tornare in Italia)?
Mistero.
(fonte delle notizie: IL SECOLO XIX di Genova, 30 maggio 2009)
sabato 30 maggio 2009
venerdì 29 maggio 2009
Vacanze in Italia ? Magari
Ascoltando la radio, stamattina, mi è capitato di sentire una trasmissione sui costi delle vacanze in Italia. La radio era Radio 24 del Sole 24 ore. In studio la conduttrice e due ospiti, da quello che ho capito dovevano essere presidenti delle associazioni di categoria degli albergatori.
Sintetizzando, i due ospiti affermavano che, si, le vacanze in Italia sono care, ma solo quelle che prevedono alberghi di alta categorie e (per esempio) spiagge superattrezzate.
Per le altre soluzioni ci sono stati degli abbassamenti di prezzi o, quantomeno, prezzi fermi dalla scorsa stagione.
Non so di che dati sono in possesso questi due signori, ma a me risulta proprio il contrario. In Italia cari sono gli alberghi e care sono le spiagge. Alla fine, quando bisogna fare la sommatoria di tutti i costi (ombrellone, lettino, notti in albergo, bevande, servizi extra ecc.) la cifra non è certo contenuta.
All'estero si riesce a risparmiare fino alla metà, eventuale volo aereo incluso. E spesso sono pacchetti viaggio "all inclusive".
La cosa che mi fa sorridere è che alla fine della trasmissione la conduttrice esortava gli ascoltatori a scegliere l'Italia come meta delle proprie vacanze.
Esortazione comprensibile ma, visti i prezzi , fuori luogo.
Sintetizzando, i due ospiti affermavano che, si, le vacanze in Italia sono care, ma solo quelle che prevedono alberghi di alta categorie e (per esempio) spiagge superattrezzate.
Per le altre soluzioni ci sono stati degli abbassamenti di prezzi o, quantomeno, prezzi fermi dalla scorsa stagione.
Non so di che dati sono in possesso questi due signori, ma a me risulta proprio il contrario. In Italia cari sono gli alberghi e care sono le spiagge. Alla fine, quando bisogna fare la sommatoria di tutti i costi (ombrellone, lettino, notti in albergo, bevande, servizi extra ecc.) la cifra non è certo contenuta.
All'estero si riesce a risparmiare fino alla metà, eventuale volo aereo incluso. E spesso sono pacchetti viaggio "all inclusive".
La cosa che mi fa sorridere è che alla fine della trasmissione la conduttrice esortava gli ascoltatori a scegliere l'Italia come meta delle proprie vacanze.
Esortazione comprensibile ma, visti i prezzi , fuori luogo.
giovedì 28 maggio 2009
Per una politica più trasparente: l'anagrafe degli eletti
Stipendio, rimborsi, gettoni di presenza, percepiti da consiglieri comunali, provinciali, regionali. Dichiarazione dei redditi, interessi finanziari, il registro delle spese per staff, ufficio, viaggi, telefonate. E poi ancora l'elenco di tutte gli incarichi esterni e la partecipazione a società controllate.
Vi chiederete a questo punto di cosa sto parlando. Ebbene, si tratta dell'"Anagrafe degli eletti". La dettagliata proposta, lanciata dai radicali, è stata inviata a tutti i Comuni, Province, Regioni.
Consiste nel rendicontare e pubblicare tutte le cose di cui sopra da parte di chi fa politica. Che vuole dire trasparenza, responsabilità verso gli elettori e i cittadini.
Ma la cosa, come era chiaro fin da subito, non ha avuto molto successo. Gli unici che hanno approvato una delibera che istituisce l'anagrafe sono stati i comuni di Ferrara, Cremona, Prato e qualche consiglio provinciale (L'Aquila, Chieti, Frosinone, Pescara). Nessuna regione.
Per i radicali che l'hanno proposta: "Mission Impossible".
Per noi cittadini, che paghiamo i costi della politica, la "fattura" mai.
(fonte del post: D-NEWS, 28 maggio 2009, p. 3)
Vi chiederete a questo punto di cosa sto parlando. Ebbene, si tratta dell'"Anagrafe degli eletti". La dettagliata proposta, lanciata dai radicali, è stata inviata a tutti i Comuni, Province, Regioni.
Consiste nel rendicontare e pubblicare tutte le cose di cui sopra da parte di chi fa politica. Che vuole dire trasparenza, responsabilità verso gli elettori e i cittadini.
Ma la cosa, come era chiaro fin da subito, non ha avuto molto successo. Gli unici che hanno approvato una delibera che istituisce l'anagrafe sono stati i comuni di Ferrara, Cremona, Prato e qualche consiglio provinciale (L'Aquila, Chieti, Frosinone, Pescara). Nessuna regione.
Per i radicali che l'hanno proposta: "Mission Impossible".
Per noi cittadini, che paghiamo i costi della politica, la "fattura" mai.
(fonte del post: D-NEWS, 28 maggio 2009, p. 3)
Una lucida fotografia della realtà
Molto bello l'articolo di Ilvo Diamanti, sociologo, nella sua rubrica "Bussole", per Repubblica.it. Ne riporto integralmente il testo. Penso sia una lucida fotografia della realtà rispetto al tema "sicurezza". Di questi tempi ce n'è un gran bisogno.
Radical chic e radical choc
UMBERTO Bossi, dopo il voto finale della Camera al "pacchetto sicurezza", ha sostenuto che lui "sa ascoltare la gente". Si riferiva all'ammonimento del Presidente della Repubblica contro il rischio della xenofobia. Ma voleva, soprattutto, commentare la posizione e le parole del Pd contro i contenuti del decreto. Contro le norme che legittimano le ronde. Contro la tendenza, generalizzata, a stigmatizzare gli immigrati; a rendere più difficile e "costosa" la loro condizione. Clandestini, irregolari. Ma anche regolari. Bossi ha osservato che questi atteggiamenti appaiono una sorta di suicidio in diretta della sinistra. E, in effetti, ha ragione. Non sul suicidio in diretta, visto che il "cupio dissolvi" della sinistra italiana ha una storia molto più lunga. Impegnata com'è a frammentarsi, dividersi, combattere anzitutto con se stessa e al proprio interno. Però è vero che, su questi (e molti altri) argomenti, la sinistra italiana - e non solo italiana - appare lontana dal sentire comune. Mentre la Lega, invece, lo interpreta fino in fondo. Anzi: lo moltiplica, lo amplifica. Non c'è bisogno di sondaggi per sapere che gli italiani del Nord, ma anche del Sud, come quelli delle regioni del Centro, tradizionalmente di sinistra, si sentono "insicuri". E vedono negli immigrati una causa della loro insicurezza. Anzi: la causa principale. Non solo gli italiani poveri delle periferie effettivamente "insicure", che condividono con gli immigrati, ancor più poveri di loro. Anche quelli mediamente o largamente ricchi sono altamente insicuri. Temono per la propria incolumità. Per la "sicurezza" della propria famiglia. Della propria abitazione. Della propria persona. La Lega in questa Italia è molto presente. Ha occhi e orecchie dovunque, perché dispone di tanti militanti sparsi sul territorio, oltre che di tanti elettori. La votano anche per questo. Perché la Lega li ascolta, ne annusa gli odori, ne coglie il rumore di fondo, l'insofferenza, la frustrazione, l'insoddisfazione. La paura. E non si limita a raccogliere questi sentimenti, ma li riverbera e li enfatizza. In modo "iperrealista" più che realista (riprendo una suggestione di Carlo Marletti). Ne riproduce e ripropone alcuni particolari in modo fotografico e talmente ingrandito da deformarli. Sui provvedimenti del decreto sicurezza possiamo stare sicuri: ha ragione la Lega. Gli italiani del Nord e anche di altre zone del paese stanno dalla sua parte. Lo dicono i sondaggi. Ne siamo sicuri. Altrimenti Berlusconi non si sarebbe schierato tanto entusiasticamente accanto a Maroni. Fino ad oggi il Cavaliere sull'immigrazione ci era andato sempre cauto. Non gli è mai piaciuto dispiacere. Invece, questa volta non si è limitato a dileggiare la sinistra "radical chic" ma si è espresso con un linguaggio "radical choc". Fino a sostenere che "l'Italia non sarà mai un paese multietnico". Oggi, che ci vivono 4-5 milioni di immigrati. Un po' fuori tempo. Si è, dunque, convertito al verbo leghista, come ha osservato con malcelata ironia - e soddisfazione - Umberto Bossi. In nome della legge del marketing. L'unica legge a cui il Cavaliere si adegui veramente. Perché i sondaggi dicono quel che tutti noi immaginiamo, anche senza averli fatti o visti. Cioè: gli italiani sono d'accordo con ogni legge e ogni provvedimento che prometta di "respingere gli stranieri". E insieme a loro il mondo che incombe su di noi. Le crisi di ogni genere. Le povertà e la criminalità. Le bande criminali. Sono d'accordo con Maroni e la Lega - azzardo una stima, come fa a volte il Cavaliere, esagerando un po' - almeno due italiani su tre. Almeno. Quindi anche molti elettori di sinistra, che dicono ai loro partiti e ai loro dirigenti: ma basta! Difendere gli accattoni, i poveracci, i malandrini, gli stranieri, gli immigrati. Basta. E basta: aprire le porte al mondo. Fare entrare gli stranieri a casa nostra. Com'è avvenuto fino ad oggi per colpa - appunto - della sinistra. Come ha scandito il "Berlusconi radical choc", pochi giorni fa. Anche se - ma forse la memoria non ci aiuta - la legge in vigore fino ad oggi è denominata "Bossi-Fini". E si riferisce al Bossi di sempre e al Fini di qualche anno fa. Prima che cambiasse ruolo e identità. Lui sì: convertito. E' vero: la sinistra è impopolare, perché non la votano più neppure gli operai. Perché è lontana dal popolo. Radical chic. Non vincerà mai se non ascolterà il suo popolo. Come sa fare la Lega. Tallonata da Berlusconi, che magari non passa il tempo nei bar di paese, come i leghisti, ma ha un paio di sondaggi al giorno che ascoltano la gente per suo conto. Tutto ciò, semmai, suggerisce una domanda, relativa a un'altra epoca, finita e irripetibile. La prima Repubblica, quando i sondaggi non c'erano o comunque non si usavano con questa frequenza. Ma i partiti maggiori erano radicati e presenti sul territorio quanto e anzi più della Lega. La Dc e il Pci come avrebbero agito negli anni Cinquanta e Sessanta se avessero ascoltato e soprattutto assecondato la gente? Se avessero inseguito il sentimento popolare? Allora non c'erano gli immigrati provenienti da tutto il mondo. Allora. Erano gli italiani a emigrare in giro per il mondo. Allora. Oppure migravano all'interno. Si trasferivano dal Sud al Nord. Dal Nordest a Nordovest. A Torino oppure a Milano. Se avessero dato ascolto alla gente, il Pci e prima di tutto la Dc. Nel Nord: forse avrebbero promosso i respingimenti degli immigrati siciliani o napoletani. Magari, perché no? anche veneti. Gli immigrati nostrani. Minaccia per l'ordine, l'etica e l'estetica. Sporchi, ignoranti e disonesti. Non c'è bisogno di sondaggi. Vi sono molti documenti: letterari, storici, giornalistici. Basta averci vissuto, in quel tempo. Io, figlio di veneti, ho girato il Nordovest fino all'adolescenza. D'altronde, non ci vuole grande sforzo di memoria. Basta tornare agli anni Ottanta, ai tempi dell'insorgenza leghista. I "nemici" erano Roma, il Sud, i meridionali. Molto più degli africani, che d'altronde erano ancora pochi. Lo slogan "Meglio negri che terroni" risuonava spesso. E sulle superfici più singolari apparivano incitamenti alle forze naturali: "Forza Etna! Forza Vesuvio! Fate il vostro dovere". Se si fossero inseguiti i sentimenti del popolo, se si fosse ascoltata la "voce della gente", allora, il "decreto sulla sicurezza" avrebbe avuto altri bersagli. Non ci risulta sia mai avvenuto, nella prima Repubblica. Perché in democrazia, si dice, la maggioranza vince e governa, com'è giusto (anche se non è nel giusto). Il problema, semmai, è chi "rappresenta" il popolo. Come lo rappresenta. La sinistra, si dice, non lo sa ascoltare. E va bene. Siamo d'accordo. Però la destra, forse, lo ascolta anche troppo. E, anzi, fa del suo meglio perché esprima tutte le sue paure, tutta la sua insofferenza, tutta la sua intolleranza. Chissà cosa avverrebbe (e magari avverrà) se, in nome della sicurezza, qualcuno proponesse la pena di morte. Qualche punto percentuale, alle elezioni, potrebbe guadagnarlo. E qualche punto percentuale avrebbero potuto guadagnarlo i partiti di massa cavalcando l'intolleranza "interna". Magari in modo incrociato. Accentuando le tensioni territoriali. Il localismo in Italia ha radici profonde, anche se, per prudenza, non sono mai state "scoperte". Fino a ieri. La rappresentanza non è un'opera automatica, notarile. Non è uno specchio. Semmai è come una fotografia. Dipende dal fotografo scegliere come rappresentare la realtà. Su quale particolare puntare l'obiettivo. Quanto ingrandirlo. Quali emozioni cogliere, quanto e come amplificarle. Perché tutti siamo, in misura diversa, buoni e intolleranti. Xenofobi e generosi. Invidiosi e disponibili. Egoisti e altruisti. Impauriti e tranquilli. Poi, molto dipende dallo specchio che viene offerto. La sinistra, narcisa e irrealista, propone un'immagine radical chic. La destra è iperrealista. Offre un'immagine radical choc. Meglio evitare di guardarsi allo specchio. (15 maggio 2009)
Radical chic e radical choc
UMBERTO Bossi, dopo il voto finale della Camera al "pacchetto sicurezza", ha sostenuto che lui "sa ascoltare la gente". Si riferiva all'ammonimento del Presidente della Repubblica contro il rischio della xenofobia. Ma voleva, soprattutto, commentare la posizione e le parole del Pd contro i contenuti del decreto. Contro le norme che legittimano le ronde. Contro la tendenza, generalizzata, a stigmatizzare gli immigrati; a rendere più difficile e "costosa" la loro condizione. Clandestini, irregolari. Ma anche regolari. Bossi ha osservato che questi atteggiamenti appaiono una sorta di suicidio in diretta della sinistra. E, in effetti, ha ragione. Non sul suicidio in diretta, visto che il "cupio dissolvi" della sinistra italiana ha una storia molto più lunga. Impegnata com'è a frammentarsi, dividersi, combattere anzitutto con se stessa e al proprio interno. Però è vero che, su questi (e molti altri) argomenti, la sinistra italiana - e non solo italiana - appare lontana dal sentire comune. Mentre la Lega, invece, lo interpreta fino in fondo. Anzi: lo moltiplica, lo amplifica. Non c'è bisogno di sondaggi per sapere che gli italiani del Nord, ma anche del Sud, come quelli delle regioni del Centro, tradizionalmente di sinistra, si sentono "insicuri". E vedono negli immigrati una causa della loro insicurezza. Anzi: la causa principale. Non solo gli italiani poveri delle periferie effettivamente "insicure", che condividono con gli immigrati, ancor più poveri di loro. Anche quelli mediamente o largamente ricchi sono altamente insicuri. Temono per la propria incolumità. Per la "sicurezza" della propria famiglia. Della propria abitazione. Della propria persona. La Lega in questa Italia è molto presente. Ha occhi e orecchie dovunque, perché dispone di tanti militanti sparsi sul territorio, oltre che di tanti elettori. La votano anche per questo. Perché la Lega li ascolta, ne annusa gli odori, ne coglie il rumore di fondo, l'insofferenza, la frustrazione, l'insoddisfazione. La paura. E non si limita a raccogliere questi sentimenti, ma li riverbera e li enfatizza. In modo "iperrealista" più che realista (riprendo una suggestione di Carlo Marletti). Ne riproduce e ripropone alcuni particolari in modo fotografico e talmente ingrandito da deformarli. Sui provvedimenti del decreto sicurezza possiamo stare sicuri: ha ragione la Lega. Gli italiani del Nord e anche di altre zone del paese stanno dalla sua parte. Lo dicono i sondaggi. Ne siamo sicuri. Altrimenti Berlusconi non si sarebbe schierato tanto entusiasticamente accanto a Maroni. Fino ad oggi il Cavaliere sull'immigrazione ci era andato sempre cauto. Non gli è mai piaciuto dispiacere. Invece, questa volta non si è limitato a dileggiare la sinistra "radical chic" ma si è espresso con un linguaggio "radical choc". Fino a sostenere che "l'Italia non sarà mai un paese multietnico". Oggi, che ci vivono 4-5 milioni di immigrati. Un po' fuori tempo. Si è, dunque, convertito al verbo leghista, come ha osservato con malcelata ironia - e soddisfazione - Umberto Bossi. In nome della legge del marketing. L'unica legge a cui il Cavaliere si adegui veramente. Perché i sondaggi dicono quel che tutti noi immaginiamo, anche senza averli fatti o visti. Cioè: gli italiani sono d'accordo con ogni legge e ogni provvedimento che prometta di "respingere gli stranieri". E insieme a loro il mondo che incombe su di noi. Le crisi di ogni genere. Le povertà e la criminalità. Le bande criminali. Sono d'accordo con Maroni e la Lega - azzardo una stima, come fa a volte il Cavaliere, esagerando un po' - almeno due italiani su tre. Almeno. Quindi anche molti elettori di sinistra, che dicono ai loro partiti e ai loro dirigenti: ma basta! Difendere gli accattoni, i poveracci, i malandrini, gli stranieri, gli immigrati. Basta. E basta: aprire le porte al mondo. Fare entrare gli stranieri a casa nostra. Com'è avvenuto fino ad oggi per colpa - appunto - della sinistra. Come ha scandito il "Berlusconi radical choc", pochi giorni fa. Anche se - ma forse la memoria non ci aiuta - la legge in vigore fino ad oggi è denominata "Bossi-Fini". E si riferisce al Bossi di sempre e al Fini di qualche anno fa. Prima che cambiasse ruolo e identità. Lui sì: convertito. E' vero: la sinistra è impopolare, perché non la votano più neppure gli operai. Perché è lontana dal popolo. Radical chic. Non vincerà mai se non ascolterà il suo popolo. Come sa fare la Lega. Tallonata da Berlusconi, che magari non passa il tempo nei bar di paese, come i leghisti, ma ha un paio di sondaggi al giorno che ascoltano la gente per suo conto. Tutto ciò, semmai, suggerisce una domanda, relativa a un'altra epoca, finita e irripetibile. La prima Repubblica, quando i sondaggi non c'erano o comunque non si usavano con questa frequenza. Ma i partiti maggiori erano radicati e presenti sul territorio quanto e anzi più della Lega. La Dc e il Pci come avrebbero agito negli anni Cinquanta e Sessanta se avessero ascoltato e soprattutto assecondato la gente? Se avessero inseguito il sentimento popolare? Allora non c'erano gli immigrati provenienti da tutto il mondo. Allora. Erano gli italiani a emigrare in giro per il mondo. Allora. Oppure migravano all'interno. Si trasferivano dal Sud al Nord. Dal Nordest a Nordovest. A Torino oppure a Milano. Se avessero dato ascolto alla gente, il Pci e prima di tutto la Dc. Nel Nord: forse avrebbero promosso i respingimenti degli immigrati siciliani o napoletani. Magari, perché no? anche veneti. Gli immigrati nostrani. Minaccia per l'ordine, l'etica e l'estetica. Sporchi, ignoranti e disonesti. Non c'è bisogno di sondaggi. Vi sono molti documenti: letterari, storici, giornalistici. Basta averci vissuto, in quel tempo. Io, figlio di veneti, ho girato il Nordovest fino all'adolescenza. D'altronde, non ci vuole grande sforzo di memoria. Basta tornare agli anni Ottanta, ai tempi dell'insorgenza leghista. I "nemici" erano Roma, il Sud, i meridionali. Molto più degli africani, che d'altronde erano ancora pochi. Lo slogan "Meglio negri che terroni" risuonava spesso. E sulle superfici più singolari apparivano incitamenti alle forze naturali: "Forza Etna! Forza Vesuvio! Fate il vostro dovere". Se si fossero inseguiti i sentimenti del popolo, se si fosse ascoltata la "voce della gente", allora, il "decreto sulla sicurezza" avrebbe avuto altri bersagli. Non ci risulta sia mai avvenuto, nella prima Repubblica. Perché in democrazia, si dice, la maggioranza vince e governa, com'è giusto (anche se non è nel giusto). Il problema, semmai, è chi "rappresenta" il popolo. Come lo rappresenta. La sinistra, si dice, non lo sa ascoltare. E va bene. Siamo d'accordo. Però la destra, forse, lo ascolta anche troppo. E, anzi, fa del suo meglio perché esprima tutte le sue paure, tutta la sua insofferenza, tutta la sua intolleranza. Chissà cosa avverrebbe (e magari avverrà) se, in nome della sicurezza, qualcuno proponesse la pena di morte. Qualche punto percentuale, alle elezioni, potrebbe guadagnarlo. E qualche punto percentuale avrebbero potuto guadagnarlo i partiti di massa cavalcando l'intolleranza "interna". Magari in modo incrociato. Accentuando le tensioni territoriali. Il localismo in Italia ha radici profonde, anche se, per prudenza, non sono mai state "scoperte". Fino a ieri. La rappresentanza non è un'opera automatica, notarile. Non è uno specchio. Semmai è come una fotografia. Dipende dal fotografo scegliere come rappresentare la realtà. Su quale particolare puntare l'obiettivo. Quanto ingrandirlo. Quali emozioni cogliere, quanto e come amplificarle. Perché tutti siamo, in misura diversa, buoni e intolleranti. Xenofobi e generosi. Invidiosi e disponibili. Egoisti e altruisti. Impauriti e tranquilli. Poi, molto dipende dallo specchio che viene offerto. La sinistra, narcisa e irrealista, propone un'immagine radical chic. La destra è iperrealista. Offre un'immagine radical choc. Meglio evitare di guardarsi allo specchio. (15 maggio 2009)
mercoledì 27 maggio 2009
Provincia di Milano: Penati convince
L'altra sera è andato in onda, su una televisione locale milanese, una delle tante trasmissioni per le prossime elezioni del 6-7 giugno 2009.
In questo caso si trattava delle elezioni per la Provincia di Milano, dove i candidati principali sono due: Filippo Penati, presidente uscente, del centro-sinistra (Rifondazione e Comunisti italiani esclusi) e Guido Podestà, candidato di tutto il centro-destra (esclusa l'U.d.C.).
Ho seguito con particolare attenzione l'intervista, di più di un ora, a Filippo Penati, al quale sono state rivolte numerose domande. Anche scomode. Delle quali vorrei riportare alcune risposte.
Innanzitutto su Expo 2015, dove Penati, pur non volendo "infierire" sulle difficoltà nella costituzione della società che andrà a gestire l'evento, ha sottolineato la situazione di "empasse" a più di un anno dalla vittoria internazionale che ne ha assegnato a Milano l'organizzazione. Empasse dovuta a motivi strettamente "politici" o se vogliamo dirla più chiaramente, di poltrone e stipendi.
Il capitolo infrastrutture: Penati ha sottolineato come, nella durata del suo mandato, sono state approvate la costituzione di due importanti infrastrutture: la Pedemontana, che unirà Bergamo a Malpensa, e la Tangenziale Est Esterna (T.E.M.) che scorrerà parallela alla attuale e congestionata Tangenziale Est di Milano. Ha aggiunto che queste infrastrutture saranno costruite quasi non ricorrendo ai finanziamenti statali, ma attraverso gli utili della società Serravalle (società autostradale controllata a maggioranza dalla Provincia di Milano) e dall'importo dei pedaggi.
Ma ha affrontato anche il tema più spinoso per il centrosinistra, ovvero la sicurezza. Ha fatto subito chiarezza dicendo che la mancata sicurezza penalizza soprattutto chi abita in periferia, le persone anziane. I più deboli ed indifesi.
Inoltre, non sottostimando il problema, ha fatto alcune proposte concrete: la richiesta, fatta al governo Prodi e poi a quello Berlusconi, di avere più agenti per le strade. E poi, per liberare le forze dell'ordine dai compiti amministrativi per presidiare il territorio, ha chiesto di poter utilizzare i lavoratori in cassa integrazione, opportunamente formati.
Si è detto favorevole anche ai "volontari per la sicurezza", affidata però a persone preparate come gli ex-poliziotti in pensione e/o in congedo.
Ha definito anche inutile e dannoso il ricorso a "ronde fai-da-te", anche se ha sottolineato più volte l'importanza di "controllare il territorio".
I contenuti dell'intervista sono stati molti di più, ma mi ha colpito molto favorevolmente l'approccio pragmatico ai numerosi problemi che la Provincia di Milano vive, dimostrandosi informato e competente. Soprattutto su temi storicamente "scomodi" per il centro-sinistra ha risposto chiaramente, dimostrando che il territorio lo conosce (bene). Sicuramente non manca a Penati l'esperienza amministrativa, dopo essere stato sindaco di Sesto S. Giovanni e presidente della Provincia di Milano.
Alcune zone d'ombra: è parso un po' "elusivo" quando si è parlato della scalata della Provincia alla Società Serravalle, non chiarendo bene con quali soldi è stato possibile effettuare questa operazione. E poi, l'attacco, pesante, al suo rivale, Podestà, bollato come "bugiardo". Certo, le accuse al candidato del centro-destra ci potevano stare tutte, come quella di non volere un confronto faccia-a-faccia con lui, e di lanciare accuse senza avere un contradditorio. Però poteva entrare più nel merito.
Piccoli "nei" di una lunga intervista chiara e convincente.
martedì 26 maggio 2009
Chi vuole il taglio dei parlamentari (nei fatti)
Berlusconi, nei giorni scorsi, aveva avuto la (meritoria) idea di proporre un taglio al numero (esorbitante) dei parlamentari italiani. Aveva proposto la via di una legge di iniziativa popolare, affermando che di fronte alla volontà del popolo il parlamento si sarebbe "adeguato".
Strano che, negli otto anni di suo governo (dei quali almeno sei con una maggioranza amplissima) non sia mai riuscito nell'intento. Inoltre, è stata bocciata la proposta del P.D. che mirava ad introdurre una riduzione dei parlamentari per via istituzionale. La proposta risale all'anno scorso.
Ecco il lancio di agenzia:
Roma, 26 mag. (Apcom) - Alla Camera va in scena lo stesso copione del Senato. Il Pd, durante la conferenza dei capigruppo di Montecitorio, ha chiesto di calendarizzare subito l'esame dei ddl concernenti la riduzione del numero dei parlamentari. Ricevendo un altro no. Non è stata accolta neanche la proposta dei democratici di lavorare la prossima settimana durante la pausa prevista per le elezioni europee. "Abbiamo chiesto alla conferenza dei capigruppo e al presidente della Camera di iscrivere immediatamente l'esame del nostro testo e di altri eventuali in materia di riforme, a partire dalla riduzione dei parlamentari. La nostra proposta risale a oltre un anno fa e deve essere immediatamente messa all'esame della Camera - ha detto Antonello Soro, capigruppo Pd - Per porre fine a chi fuori dal Palazzo vuole la riforma ma dentro il Palazzo si oppone". "Abbiamo anche dato la nostra disponibilità a lavorare la prossima settimana nonostante la pausa dei lavori parlamentari per le elezioni. Ma la proposta - ha sottolineato il capogruppo del Pd - non è stata accolta". "Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, si è riservato di concordare con il presidente del Senato l'attribuzione di questa riforma ad uno o all'altro ramo del Parlamento. Noi pensiamo - ha concluso Soro - che in assenza di decisioni su questa nostra richiesta non potremo condividere il programma dei lavori".
Strano che, negli otto anni di suo governo (dei quali almeno sei con una maggioranza amplissima) non sia mai riuscito nell'intento. Inoltre, è stata bocciata la proposta del P.D. che mirava ad introdurre una riduzione dei parlamentari per via istituzionale. La proposta risale all'anno scorso.
Ecco il lancio di agenzia:
Roma, 26 mag. (Apcom) - Alla Camera va in scena lo stesso copione del Senato. Il Pd, durante la conferenza dei capigruppo di Montecitorio, ha chiesto di calendarizzare subito l'esame dei ddl concernenti la riduzione del numero dei parlamentari. Ricevendo un altro no. Non è stata accolta neanche la proposta dei democratici di lavorare la prossima settimana durante la pausa prevista per le elezioni europee. "Abbiamo chiesto alla conferenza dei capigruppo e al presidente della Camera di iscrivere immediatamente l'esame del nostro testo e di altri eventuali in materia di riforme, a partire dalla riduzione dei parlamentari. La nostra proposta risale a oltre un anno fa e deve essere immediatamente messa all'esame della Camera - ha detto Antonello Soro, capigruppo Pd - Per porre fine a chi fuori dal Palazzo vuole la riforma ma dentro il Palazzo si oppone". "Abbiamo anche dato la nostra disponibilità a lavorare la prossima settimana nonostante la pausa dei lavori parlamentari per le elezioni. Ma la proposta - ha sottolineato il capogruppo del Pd - non è stata accolta". "Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, si è riservato di concordare con il presidente del Senato l'attribuzione di questa riforma ad uno o all'altro ramo del Parlamento. Noi pensiamo - ha concluso Soro - che in assenza di decisioni su questa nostra richiesta non potremo condividere il programma dei lavori".
E i passeggeri sequestrano il tram
Milano, caldo soffocante. Siamo in zona stazione centrale. Attesa del tram n° 1. Che non arriva. Passa mezz'ora, le persone sulla banchina di attesa sono sempre più numerose. E arrabbiate. Finalmente ecco profilarsi all'orizzonte il tanto "agognato" tram. Il problema è quando il tram si avvicina. Si ferma. I passeggeri iniziano a salire ma il conducente dice che deve andare in deposito. I passeggeri si arrabbiano, e scendono solo quando arriva un altro tram, subito dopo. Il problema che anche l'altro tram deve andare in deposito. La rabbia dei passeggeri, pur composta, esplode e dopo trattative si raggiunge un accordo: il tram prosegue la sua corsa.
La storia fa riflettere ed offre molti spunti di riflessione. Innanzitutto l'organizzazione interna di ATM, che risulta in questo (e in molti altri casi) molto rigida. Se il tram, per qualsiasi ragione, accumula ritardo, i passeggeri hanno il diritto a usufruire comunque del servizio, anche se in origine era previsto l'arrivo del mezzo al deposito.
Secondo: i tram, spesso privi di corsie preferenziali nelle strette vie milanesi, sono "immersi nel traffico", inciampano nelle auto in doppia fila, si fermano alle fermate ed ai semafori. In questo caso è quasi impossibile, nelle ore di punta, rispettare gli orari. Si possono mettere tutti i tram del mondo, ma rimarrebbero incolonnati uno dietro l'altro. Bisognerebbe avere il coraggio di far correre questi mezzi su corsie preferenziali, e date le dimensioni delle strade, privilegiare il mezzo pubblico su quello privato. In questo modo il tram sarebbe davvero molto più competitivo dell'automobile privata. Ma il Comune fa orecchie da mercante.
Terzo: finalmente c'è qualcuno che, civilmente e in modo assolutamente pacifico, si ribella. Pago un servizio. Ho diritto ad una prestazione. Efficiente.
lunedì 25 maggio 2009
Aiuti alle biciclette, aiuti intelligenti
L'aiuto governativo di 9 milioni di euro per l'acquisto di biciclette nuove senza obbligo di rottamazione ha funzionato. Dal 22 aprile scorso sono state vendute 23.400 biciclette con lo sconto del 30 % e sono stati utilizzati più di 4,5 milioni di euro dei 9 stanziati. Il nord fa la parte del leone, con 14.800 pratiche evase.
L'idea del governo ha funzionato. Unico neo: dato il numero di richieste, il sistema informatico del Ministero dell'Ambiente è andato in tilt. I responsabili non sono riusciti a potenziarlo.
(fonte: METRO NEWS, P. 7, lunedì 25 maggio 2009)
L'idea del governo ha funzionato. Unico neo: dato il numero di richieste, il sistema informatico del Ministero dell'Ambiente è andato in tilt. I responsabili non sono riusciti a potenziarlo.
(fonte: METRO NEWS, P. 7, lunedì 25 maggio 2009)
Israele non ferma gli insediamenti
A una settimana dal viaggio negli Stati Uniti, in cui il presidente americano Obama gli aveva lanciato un appello affinchè interrompesse l'espansione delle colonie sulle terre reclamate dai palestinesi per il futuro Stato, ieri il primo ministro isreaeliano Netanyahu ha affermato che Israele continuerà a costruire case negli insediamenti già esistenti in Cisgiordania. Netanyahu ha affermato di non voler costruire nuovi insediamenti in Cisgiordania, ma di voler favorire la "naturale crescita" della popolazione in quelli già esistenti, che sono 121.
(fonte: METRO NEWS, p. 5, 25 maggio 2009)
(fonte: METRO NEWS, p. 5, 25 maggio 2009)
domenica 24 maggio 2009
Impressioni dal treno
Oggi ho viaggiato su di un treno a media percorrenza, circa 3 ore di viaggio. Il treno era discretamente pieno di turisti, italiani e stranieri. C'era posto a sedere per tutti, l'aria condizionata funzionava a dovere, era sufficientemente pulito. Nel mentre mi è venuto un pensiero. Se l'Italia fosse questo treno. Dove i posti sono numerati, però si siedono tutti e tutti viaggiano comodamente, usufruendo dei servizi dietro il pagamento di un biglietto. Tutti rispettano le regole, tutti sono rispettati. Si sentono parlare tante lingue; la gente, anche di nazionalità diverse, parla fra loro. Si sente ogni tanto una risata, un grazie detto nelle tante lingue delle persone a bordo. In questo treno sarebbe sicuramente fuori posto chi rifiuta di far salire un altro, non c'è bisogno di tanti controllori perchè tutti hanno il biglietto.
E intanto ci si può godere il panorama.
E intanto ci si può godere il panorama.
sabato 23 maggio 2009
Lettere arrabbiate
Dalla rubrica "LA PAROLA AI LETTORI" de IL GIORNALE di oggi ( p. 43), il lettore Aldo, via e-mail, si rivolge così al direttore della testata Mario Giordano:
"Odio tutto ciò che odora di sinistra o di centrosinistra [..] Più li vedo e più mi fanno schifo, più torno stanco dal lavoro e più li disprezzo, si arricchiscono senza fare niente [..]". Addirittura Giordano fa la figura del pompiere, consigliando una calmata all'estrem(ista) rabbia del sig. Aldo. Moderato.
"Odio tutto ciò che odora di sinistra o di centrosinistra [..] Più li vedo e più mi fanno schifo, più torno stanco dal lavoro e più li disprezzo, si arricchiscono senza fare niente [..]". Addirittura Giordano fa la figura del pompiere, consigliando una calmata all'estrem(ista) rabbia del sig. Aldo. Moderato.
Fantozzi vota Lega
Nella trasmissione TETRIS, in onda su LA 7, Paolo Villaggio ha confessato che il personaggio da lui creato, il ragionier Fantozzi, voterebbe Lega. Entusiasta Mario Borghezio, presente negli studi televisivi: "Trovo straordinaria e folgorante l'idea di identificare un leghista con il personaggio di Fantozzi, con i suoi pregi e suoi difetti". E sì, quando si parla di identità....
(fonte della notizia IL GIORNALE, p. 14, sabato 23 maggio 2009)
(fonte della notizia IL GIORNALE, p. 14, sabato 23 maggio 2009)
Sorpresa padana: subito la legge per Catanzaro capitale
Apprendiamo dall'edizione del "Il Giornale" di oggi (della famiglia Berlusconi), che il senatore Enrico Montani (Lega Nord) ha presentato in Parlamento un disegno di legge per "Catanzaro capitale", approntato dal movimento civico "CatanzaroNelCuore". Il testo prevede una serie di provvedimenti concreti che diano contenuti certi allo status di "capitale regionale", nonchè il riordino e la razionalizzazione delle funzioni della città di Catanaro come capoluogo della regione Calabria. Il movimento promotore ringrazia il senatore Montani sottolineandone la "concretezza" di chi ha trasformato l'idea "nero su bianco, in un disegno di legge".
venerdì 22 maggio 2009
Forti con i deboli, deboli con i forti / 2
A pagina 29 del Corriere di oggi (edizione cartacea) c'è un articolo interessante: si tratta della modifica al decreto legge 117 dove al comma 6 è stata inserita una deroga per chi fa intrattenimento oltre le h. 2,00 di notte. Infatti questi gestori "devono interrompere la somministazione di bevande alcoliche dopo le ore due di notte...ovvero, successivamente, almeno mezz'ora prima dell'orario di chiusura".
Traduzione: se il locale chiude alle h. 6,00 del mattino, si può bere fino alle h. 5,30 e così via...
Via mica tanto, in quanto questi giovani usciranno dai locali ben imbottiti di alcool, e rischieranno quello che le cronache del sabato sera ci raccontano, tutte le settimane.
La nuova formulazione dell'articolo di legge è stata fatta dall'on. Gianluca Pini, Lega Nord, di Forlì. Sarà un caso, ma va incontro esattamente alle richieste della lobby dei proprietari di locali da ballo, che mal sopportavano la politica dei divieti fatta dal sottosegretario Giovanardi (con delega al contrasto delle tossicodipendenze).
Vero che la deroga di cui sopra riguarda solo i locali muniti di apposita licenza, e vieta la somministrazione di alcolici su "spazi e aree pubbliche". Ma in questo campo, massima è la confusione "sotto il cielo", tra ordinanze, leggi ecc. ecc. a volte tra loro contradditorie.
Traduzione: se il locale chiude alle h. 6,00 del mattino, si può bere fino alle h. 5,30 e così via...
Via mica tanto, in quanto questi giovani usciranno dai locali ben imbottiti di alcool, e rischieranno quello che le cronache del sabato sera ci raccontano, tutte le settimane.
La nuova formulazione dell'articolo di legge è stata fatta dall'on. Gianluca Pini, Lega Nord, di Forlì. Sarà un caso, ma va incontro esattamente alle richieste della lobby dei proprietari di locali da ballo, che mal sopportavano la politica dei divieti fatta dal sottosegretario Giovanardi (con delega al contrasto delle tossicodipendenze).
Vero che la deroga di cui sopra riguarda solo i locali muniti di apposita licenza, e vieta la somministrazione di alcolici su "spazi e aree pubbliche". Ma in questo campo, massima è la confusione "sotto il cielo", tra ordinanze, leggi ecc. ecc. a volte tra loro contradditorie.
Tira una brutta aria..
Ieri stavo camminando per la strada. Ad un certo punto esce da un cancello un signore, avrà avuto sulla settantina d'anni. Guarda fisso ed inizia a parlare. All'inizio pensavo ce l'avesse con me. Dopo ho capito: si riferiva a due signori, presumo nord-africani, che parlavano nella piazza antistante. Diceva che, anzichè parlare, era meglio andassero a lavorare.
Non c'è niente da aggiungere, tira proprio una brutta aria. Cattiva.
Non c'è niente da aggiungere, tira proprio una brutta aria. Cattiva.
giovedì 21 maggio 2009
Pressione fiscale: ai massimi storici
Mi capita spesso di indugiare, nel leggere un giornale, nella rubrica "lettere al giornale". A volte ritrovo molto più buon senso nelle poche righe di qualche lettore che nei lunghi editoriali di prima pagina.
Un esempio è la lettera scritta da Roberto Pulcini, a p. 43, del Corriere di oggi (edizione cartacea):
"Ho letto che anche quest'anno la pressione fiscale per gli italiani si attesterà oltre il 43 % del reddito, ai massimi storici. Come se non bastasse apprendo che i nostri stipendi sono tra i più bassi del mondo occidentale e che su ognuno i noi, neonati compresi, grava un debito pubblico di quasi trentamila euro. Condivido che nella vita il pessimismo non è un buon alleato, ma può essere uno stereotipato sorriso a rovesciare gli effetti di tali premesse ?"
Condivido e sottoscrivo. Grazie sig. Pulcini.
Un esempio è la lettera scritta da Roberto Pulcini, a p. 43, del Corriere di oggi (edizione cartacea):
"Ho letto che anche quest'anno la pressione fiscale per gli italiani si attesterà oltre il 43 % del reddito, ai massimi storici. Come se non bastasse apprendo che i nostri stipendi sono tra i più bassi del mondo occidentale e che su ognuno i noi, neonati compresi, grava un debito pubblico di quasi trentamila euro. Condivido che nella vita il pessimismo non è un buon alleato, ma può essere uno stereotipato sorriso a rovesciare gli effetti di tali premesse ?"
Condivido e sottoscrivo. Grazie sig. Pulcini.
mercoledì 20 maggio 2009
Inizia la campagna antigiudici
Silvio Berlusconi, in un intervista a Repubblica di oggi, inaugura la sua campagna anti-giudici, dichiarando che si difenderà davanti al Parlamento perchè le accuse mossegli dalla giudice Gandus sono infondate. Il processo che lo riguarda è quello cosidetto "Mills", dal nome dell'avvocato inglese David Mills che sarebbe accusato per "l'attività svolta per il gruppo Fininvest, ed in particolare la creazione della società offshore e la loro riconducibilità a persone a lui note diverse da coloro che ne erano i formali intestatari". Berlusconi ha aggiunto che "aveva ricusato questo giudice (Gandus, n.d.a.) che in tutte le situazioni si è messo in piazza per criticare l'operato del Governo. E' una cosa scandalosa, vedrete cosa dirò in Parlamento". In pratica: non mi difendo nelle aule di Tribunale, ma faccio diventare la cosa politica, cosìcché posso sparare sui giudici (le toghe rosse) senza problemi, circondato dai miei "amici".
Repubblica aggiunge all'articolo a pagina 3 dell'edizione cartacea di oggi un utile specchietto: tutti i processi di Berlusconi, con data inizio indagini, vicenda, reato ipotizzato, sentenza:
Repubblica aggiunge all'articolo a pagina 3 dell'edizione cartacea di oggi un utile specchietto: tutti i processi di Berlusconi, con data inizio indagini, vicenda, reato ipotizzato, sentenza:
- 1993: All Iberian, finanziamento illecito ai partiti, prescrizione
- 1994: Tangenti alla guardia di finanza, corruzione, assoluzione
- 1994: compravendita del calciatore Lentini, falso in bilancio, prescrizione
- 1995: Acquisto della casa di produzione Medusa, falso in bilancio, assoluzione
- 1995: Acquisto di un'area adiacente a Macherio, frode fiscale, assoluzione
- 1997: Telecinco, frode fiscale, assoluzione
- 1998: Attentati per mafia, concorso in strage, archiviazione
- 1998: Sme, corruzione in atti giudiziari, prescrizione
- 1999: All iberian, falso in bilancio, assoluzione (perchè il fatto non più previsto come reato)
- 1999: Lodo Mondadori, corruzione in atti giudiziari, prescrizione
- 2003: Fininvest, frode fiscale, prescrizione
- 2004: Mediaset, falso in bilancio, appropriazione indebita, sospeso per il Lodo Alfano
- 2004: Mills, corruzione di testimone, sospeso per il Lodo Alfano
- 2007: Diritti cinematografici, appropriazione indebita, indagine in corso
Un bel curriculum, niente da dire.
martedì 19 maggio 2009
Il valore della vita
Cito un piccolissimo episodio. Tragedia a Lerici (La Spezia): in una lite con la propria compagna un 43enne con precedenti ha dato fuoco alla casa dove abitava lei. Le fiamme sono divampate al piano di sopra, dove hanno sorpreso nonna e nipotina presenti per le vacanze, e le hanno uccise. Il 43enne ha avvertito del "folle" gesto la polizia, ma per le due malcapitate nessuna speranza. La cosa che mi ha più colpito, e che dovrebbe far riflettere, è che nell'edizione cartacea del Corriere della sera di ieri (l'edizione on-line, per fortuna, ha tralasciato) il padrone di casa della donna presunta vittima dell'attentato incendiario, così commentava: "Adesso chi mi pagherà l'affitto ?".
Senza parole.
Senza parole.
giovedì 14 maggio 2009
IMMIGRAZIONE: Forti con i deboli, deboli con i forti
Pubblico volentieri quest'articolo di Gian Antonio Stella sul CORRIERE.IT del 13 maggio. Fa capire molto bene, a mio parere, come la legge e il rigore (che a mio parere ci vogliono) valgano SOLO a senso unico (purtroppo). Anche in questo "piccolo" episodio.
Quegli insulti a Gad Lerner e la promessa (dimentica) del ministro Maroni
«Sono lieto di dire che ci costituiremo parte civile contro questa persona», aveva detto Roberto Maroni a un convegno rilanciato in tv davanti a centinaia di migliaia di telespettatori. Non poteva sopportare, lui, come ministro degli Interni e come leghista, che un conduttore di «Radio Padania Libera» si sfogasse con parole razziste e antisemite contro quel «nasone» di Gad Lerner. Quindi si impegnava ufficialmente: al processo intentato contro Leo Siegel, «voce» dell'emittente del Carroccio, lui sarebbe stato al fianco del direttore de «L'Infedele». È da tempo che Maroni batte e ribatte sullo stesso tema: «Sono anni che dicono che siamo razzisti. All'inizio mi dava fastidio. Ora non ci bado più. Lo vedo come uno stereotipo che non ha effetto nell'opinione pubblica che sa bene che non lo siamo». E le sparate di Bossi sui neri chiamati «bingo bongo»? «L'ha detto un secolo fa!». E i barriti di Borghezio contro i «marocchini di merda»? «Posizioni isolate dalle quali ci dissociamo». L'ultima volta l'ha detto tre giorni fa a Vicenza, ribadendo che la Lega vuole sì essere «essere padrona a casa propria» ma «non è razzista e xenofoba».
La decisione di costituirsi parte civile al fianco di Gad Lerner e contro il conduttore di «Radio Padania Libera» per quegli sfoghi razzisti (il testo è non solo agli atti del processo ma anche sul sito internet del giornalista) sarebbe stato insomma un gesto di svolta. La prova provata che il ministro degli Interni usa il pugno duro non solo coi clandestini che vengono da fuori ma anche con gli xenofobi intestini. Un gesto importante soprattutto in questi giorni in cui la linea durissima sul fronte dell'immigrazione, compresi coloro che avrebbero diritto all'asilo politico, rischia di essere come minimo «fraintesa». Macché. L'ultimo giorno utile per la costituzione è scaduto ieri. E come sia finita lo ha raccontato lo stesso Lerner in una lettera al presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Renzo Gattegna: «Mi duole segnalarti che oggi — nella prima udienza del processo cominciato davanti al giudice monocratico dell'ottava sezione penale di Milano — né il Viminale né l'onorevole Maroni hanno presentato richiesta di costituzione come parte civile. E ciò nonostante mi fossi premurato di ricordare per tempo al suo staff che si trattava dell'ultima scadenza utile per mantenere quella promessa». Titolo della lettera messa online: «La promessa del marinaio Maroni». Per carità, il ministro dirà che chi di dovere gli aveva spiegato che non era possibile tecnicamente. Può darsi. Ma ci poteva almeno provare. Poteva farsi dire di no dal giudice. A volte anche un gesto può avere un significato profondo. Un piccolo gesto, nei giorni giusti. E non è arrivato.
Quegli insulti a Gad Lerner e la promessa (dimentica) del ministro Maroni
«Sono lieto di dire che ci costituiremo parte civile contro questa persona», aveva detto Roberto Maroni a un convegno rilanciato in tv davanti a centinaia di migliaia di telespettatori. Non poteva sopportare, lui, come ministro degli Interni e come leghista, che un conduttore di «Radio Padania Libera» si sfogasse con parole razziste e antisemite contro quel «nasone» di Gad Lerner. Quindi si impegnava ufficialmente: al processo intentato contro Leo Siegel, «voce» dell'emittente del Carroccio, lui sarebbe stato al fianco del direttore de «L'Infedele». È da tempo che Maroni batte e ribatte sullo stesso tema: «Sono anni che dicono che siamo razzisti. All'inizio mi dava fastidio. Ora non ci bado più. Lo vedo come uno stereotipo che non ha effetto nell'opinione pubblica che sa bene che non lo siamo». E le sparate di Bossi sui neri chiamati «bingo bongo»? «L'ha detto un secolo fa!». E i barriti di Borghezio contro i «marocchini di merda»? «Posizioni isolate dalle quali ci dissociamo». L'ultima volta l'ha detto tre giorni fa a Vicenza, ribadendo che la Lega vuole sì essere «essere padrona a casa propria» ma «non è razzista e xenofoba».
La decisione di costituirsi parte civile al fianco di Gad Lerner e contro il conduttore di «Radio Padania Libera» per quegli sfoghi razzisti (il testo è non solo agli atti del processo ma anche sul sito internet del giornalista) sarebbe stato insomma un gesto di svolta. La prova provata che il ministro degli Interni usa il pugno duro non solo coi clandestini che vengono da fuori ma anche con gli xenofobi intestini. Un gesto importante soprattutto in questi giorni in cui la linea durissima sul fronte dell'immigrazione, compresi coloro che avrebbero diritto all'asilo politico, rischia di essere come minimo «fraintesa». Macché. L'ultimo giorno utile per la costituzione è scaduto ieri. E come sia finita lo ha raccontato lo stesso Lerner in una lettera al presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Renzo Gattegna: «Mi duole segnalarti che oggi — nella prima udienza del processo cominciato davanti al giudice monocratico dell'ottava sezione penale di Milano — né il Viminale né l'onorevole Maroni hanno presentato richiesta di costituzione come parte civile. E ciò nonostante mi fossi premurato di ricordare per tempo al suo staff che si trattava dell'ultima scadenza utile per mantenere quella promessa». Titolo della lettera messa online: «La promessa del marinaio Maroni». Per carità, il ministro dirà che chi di dovere gli aveva spiegato che non era possibile tecnicamente. Può darsi. Ma ci poteva almeno provare. Poteva farsi dire di no dal giudice. A volte anche un gesto può avere un significato profondo. Un piccolo gesto, nei giorni giusti. E non è arrivato.
mercoledì 13 maggio 2009
Anche un marocchino può diventare elettricista, o no ?
Finalmente una buona notizia. Su Corriere.it viene riportata la vicenda di un ragazzo 19enne che vorrebbe fare domanda per diventare elettricista presso ATM. Il ragazzo ha fatto le medie e poi un corso professionale per diventare appunto elettricista. Il problema ? Il ragazzo è marocchino, e per un regio decreto del 1931 il personale ATM viene equiparato ai dipendenti pubblici. E quindi per lavorare in ATM bisogna essere cittadini italiani. Per fortuna il ragazzo non si è perso d’animo e ha presentato ricorso al Giudice del lavoro di Milano, con l’ausilio di due legali. Nei prossimi giorni il Giudice dovrebbe esprimersi. Il Corriere ci fa sapere che ATM si trova alla ricerca disperata di personale di questo tipo.
Sul sito del Corriere.it molti lettori ripetono, in sostanza, che il “lavoro bisogna darlo prima agli italiani”. Ma se uno dimostra di essere bravo, di parlare bene italiano, di avere i documenti in regola, che altro deve dimostrare ? Certo si potrebbe dire che si “potrebbe pagare meglio per certi lavori, che gli italiani non fanno più..”, ma non ho sufficienti elementi per rispondere. Mi pare che in ATM, per fare certi lavori, la paga non sia poi così bassa…quindi, come la mettiamo ?
Sul sito del Corriere.it molti lettori ripetono, in sostanza, che il “lavoro bisogna darlo prima agli italiani”. Ma se uno dimostra di essere bravo, di parlare bene italiano, di avere i documenti in regola, che altro deve dimostrare ? Certo si potrebbe dire che si “potrebbe pagare meglio per certi lavori, che gli italiani non fanno più..”, ma non ho sufficienti elementi per rispondere. Mi pare che in ATM, per fare certi lavori, la paga non sia poi così bassa…quindi, come la mettiamo ?
martedì 12 maggio 2009
Como: come ti evado il ticket
La Guardia di Finanza di Como ha denunciato per truffa 24 persone per aver dichiarato il falso attraverso l’autocertificazione per l’esenzione dal pagamento del ticket sanitario o della retta scolastica. Il numero dei controlli: 58. Ciò significa che il 41 % delle attestazioni esaminate non erano veritiere. Evasori, punto.
(Fonte: Corriere della Sera, Lombardia, p. 13, 08.05.09)
(Fonte: Corriere della Sera, Lombardia, p. 13, 08.05.09)
lunedì 11 maggio 2009
Referendum: qualcuno nel P.D. ci ripensa
Ecco cosa pensa Daniele Marantelli, l'onorevole P.D. di Varese più vicino alla Lega. Ricordo che Marantelli ha conseguito alle ultime elezioni politiche un ottimo risultato per il P.d. in una terra "ostile" al centro-sinistra come Varese.
"VARESE - La campagna per il «sì» al referendum sul sistema elettorale lanciata con determinazione dal segretario Dario Franceschini sta seminando forti perplessità nelle fila del partito. Il premio di maggioranza assegnato alla singola lista più votata - a turno unico - cancellerebbe ogni verosimile chance di vittoria del centro sinistra in qualsiasi elezione politica nazionale. Perché mai allora spingere per una simile riforma, utile soltanto a un forte partito di centrodestra qual è il Pdl di Berlusconi?
Tra i democratici varesini di più lungo corso, sia ex Margherita come Giuseppe Adamoli, sia ex Ds, abituati a dire quel che pensano, si tratta di un clamoroso errore. E' vero che il Pd sostenne a suo tempo l'iniziativa del comitato, ma, nota il deputato Daniele Marantelli, «la politica si evolve e non si capisce perché mentre il Pdl supera le sue contraddizioni lasciando libertà di voto, noi ci intestardiamo su una posizione sbagliata. Non è che debbano sempre essere gli altri gli unici furbi».
A Franceschini viene riconosciuto una sola parte di ragione: «La legge Calderoli è una porcata e va cambiata. Ma la legge che avremmo se vincesse il sì al referendum sarebbe peggiore. Liste bloccate, maggioranza assoluta alla lista di maggioranza relativa e non alla coalizione. Franceschini pensa poi di cambiare una legge varata con un referendum? Berlusconi dice di no ed è difficile dargli torto. Stiamo attenti a non sottovalutarlo: Berlusconi ha capito la forza di quel referendum e sta cominciando a usarla. Perché è il solo a poterne trarre un grosso vantaggio: sono certo che se vincesse il sì, andremmo a elezioni anticipate e lui si prenderebbe tutto, da solo, con la maggioranza assoluta in Parlamento».
La Lega compatta sta infatti alzando le barricate fino a minacciare la crisi, coerente con una battaglia che ritiene decisiva per la sopravvivenza stessa del Carroccio.
«E’ chiaro che Berlusconi - è ancora l’analisi del "leghista rosso" Marantelli - dopo avere polverizzato An, punta a fagocitare la Lega, già ora ad autonomia' politica ridotta, facendone una semplice corrente del Pdl., E la storia di Berlusconi, imprenditore e politico, ci dice che quando è vicino a una preda non se la fa mai sfuggire».
L'episodio del predellino in piazza San Babila, insegna: partito unico, proclamò. Fini e An si ribellarono, ma in un anno la fusione si è compiuta. Ma appunto la Lega non sta facendo campagna per il «sì». E' invece Franceschini a lanciare un clamoroso boomerang al partito di cui è appena arrivato alla guida. Non era ormai tramontata con l'addio di Walter Veltroni l'illusione del Pd «a vocazione maggioritaria», capace di vincere da solo, senza alleati? «Già - ammette Marantelli - é così. La semplificazione del sistema politico l'abbiamo ottenuta già con la scelta di correre da soli. Ma il bilancio di questi mesi dice chiaramente che ora ci troviamo più deboli e non più forti. Occorre quindi mutare strategia, e farlo al più presto.
Dobbiamo costruire un centrosinistra capace di lanciare una sfida vincente al Pdl già alle elezioni regionali dell'anno prossimo. Anche perché da tempo chi vince le regionali poi vince anche le politiche successive».
Tra i democratici varesini di più lungo corso, sia ex Margherita come Giuseppe Adamoli, sia ex Ds, abituati a dire quel che pensano, si tratta di un clamoroso errore. E' vero che il Pd sostenne a suo tempo l'iniziativa del comitato, ma, nota il deputato Daniele Marantelli, «la politica si evolve e non si capisce perché mentre il Pdl supera le sue contraddizioni lasciando libertà di voto, noi ci intestardiamo su una posizione sbagliata. Non è che debbano sempre essere gli altri gli unici furbi».
A Franceschini viene riconosciuto una sola parte di ragione: «La legge Calderoli è una porcata e va cambiata. Ma la legge che avremmo se vincesse il sì al referendum sarebbe peggiore. Liste bloccate, maggioranza assoluta alla lista di maggioranza relativa e non alla coalizione. Franceschini pensa poi di cambiare una legge varata con un referendum? Berlusconi dice di no ed è difficile dargli torto. Stiamo attenti a non sottovalutarlo: Berlusconi ha capito la forza di quel referendum e sta cominciando a usarla. Perché è il solo a poterne trarre un grosso vantaggio: sono certo che se vincesse il sì, andremmo a elezioni anticipate e lui si prenderebbe tutto, da solo, con la maggioranza assoluta in Parlamento».
La Lega compatta sta infatti alzando le barricate fino a minacciare la crisi, coerente con una battaglia che ritiene decisiva per la sopravvivenza stessa del Carroccio.
«E’ chiaro che Berlusconi - è ancora l’analisi del "leghista rosso" Marantelli - dopo avere polverizzato An, punta a fagocitare la Lega, già ora ad autonomia' politica ridotta, facendone una semplice corrente del Pdl., E la storia di Berlusconi, imprenditore e politico, ci dice che quando è vicino a una preda non se la fa mai sfuggire».
L'episodio del predellino in piazza San Babila, insegna: partito unico, proclamò. Fini e An si ribellarono, ma in un anno la fusione si è compiuta. Ma appunto la Lega non sta facendo campagna per il «sì». E' invece Franceschini a lanciare un clamoroso boomerang al partito di cui è appena arrivato alla guida. Non era ormai tramontata con l'addio di Walter Veltroni l'illusione del Pd «a vocazione maggioritaria», capace di vincere da solo, senza alleati? «Già - ammette Marantelli - é così. La semplificazione del sistema politico l'abbiamo ottenuta già con la scelta di correre da soli. Ma il bilancio di questi mesi dice chiaramente che ora ci troviamo più deboli e non più forti. Occorre quindi mutare strategia, e farlo al più presto.
Dobbiamo costruire un centrosinistra capace di lanciare una sfida vincente al Pdl già alle elezioni regionali dell'anno prossimo. Anche perché da tempo chi vince le regionali poi vince anche le politiche successive».
domenica 10 maggio 2009
EVASIONE FISCALE: cifre “scandalose”
Edilizia in nero per 3 miliardi di euro e 500 milioni di Iva non dichiarata. 5.269 gli evasori totali e 10.037 lavoratori in nero. Questa è stata la scoperta della Guardia di Finanza in tutta Italia.
Il tasso più alto al Nord, soprattutto in Lombardia; a seguire il Lazio. Per il sud il record spetta alla Calabria.
7.851 sono stati i soggetti controllati, piccole e medie imprese.
La cifra è molto significativa, se rapportata con l’entità dei controlli.
Un mare “nero”, non c’è che dire.
(Fonte: Corriere della Sera, 8 maggio 2009)
Il tasso più alto al Nord, soprattutto in Lombardia; a seguire il Lazio. Per il sud il record spetta alla Calabria.
7.851 sono stati i soggetti controllati, piccole e medie imprese.
La cifra è molto significativa, se rapportata con l’entità dei controlli.
Un mare “nero”, non c’è che dire.
(Fonte: Corriere della Sera, 8 maggio 2009)
venerdì 8 maggio 2009
Sei mussulmano e italiano: non ti puoi candidare
La notizia arriva da Imperia ed è a p. 18 del Corriere della Sera di oggi: Gabriele, il figlio di Hamza Piccardo, ex-presidente dell'Ucoii (Unione delle Comunità Islamiche in Italia) era stato candidato in una lista civica a sostegno del possibile sindaco Paolo Strescino, del P.D.L. Venutolo a sapere, il segretario locale della Lega nord, Edoardo Rixi, ha minacciato di togliere il sostegno alla candidatura di Strescino con la seguente motivazione: "Nulla di personale (e meno male, n.d.a.), ma la sua presenza di mussulmano praticante sarebbe stata del tutto incoerente con le nostre posizioni". Avrei capito la motivazione che la persona è un "fanatico islamista" o peggio "un fondamentalista" che rifiuta i valori occidentali, ma nulla di tutto ciò. Addirittura il candidato sindaco risponde che i Piccardo vivono ad Imperia da generazioni, e sono gente stimata da tutti. Da tutti ma non dai leghisti, ai quali non basta la stima e la correttezza di un candidato per averlo in una altra lista (alleata).
La verità l'ha detta Strescino: "Purtroppo la parola mussulmano fa ingiustamente paura". Peccato che la possibile perdita del prezioso alleato "padano" ha fatto paura a lui.
La verità l'ha detta Strescino: "Purtroppo la parola mussulmano fa ingiustamente paura". Peccato che la possibile perdita del prezioso alleato "padano" ha fatto paura a lui.
Carrozze riservate ai milanesi: provocazione ?
Matteo Salvini, capogruppo della Lega in Consiglio Comunale a Milano, l'ha sparata grossa. Ha infatti dichiarato, suscitando un diluvio di reazioni sdegnate, che "prima c'erano i posti riservati agli invalidi, agli anziani, alle donne incinta (che nessuno, italiano o straniero, rispetta, pur in presenza di queste categorie, aggiungo io), ora si può pensare a posti o vagoni riservati ai milanesi". Subito dopo ha cercato di fare retromarcia "era solo una provocazione" ha detto, ma la "frittata" era fatta.
Tralasciando l'importantissima questione "apartheid", di non lontana memoria, e le lotte dei neri americani giusto cinquant'anni fa, la proposta di Salvini ha il vizio di essere oltretutto inapplicabile: i vagoni (e i posti) riservati ai milanesi resterebbero deserti. Chi, a Milano, si può dire milanese al 100 % ?
Sinceramente pensavo che, nonostante la "fame" di voti, non si arrivasse a questo punto. Ma la politica italiana, oggi, è anche questo. Purtroppo.
giovedì 7 maggio 2009
I migranti tornano indietro: una sconfitta per tutti
E' notizia di oggi il ritorno verso le coste libiche di tre imbarcazioni con 227 migranti, accompagnate da tre motovedette italiane. Le imbarcazioni sono state soccorse nel canale di Sicilia, in acque maltesi. Si rischiava la situazione precedente (o meglio le situazioni precedenti) quando Malta si rifiutò di accogliere i migranti in quanto il porto più vicino al luogo di ritrovamento della nave PINAR piena di migranti era Lampedusa.
Grazie agli accordi con la Libia (anche se l'articolo di Repubblica in merito parla di lunghe trattative, quale la contropartita ?) le tre imbarcazioni hanno fatto ritorno sulle coste libiche, da dove presumibilmente erano partite.
Alcune mie convinzioni:
Grazie agli accordi con la Libia (anche se l'articolo di Repubblica in merito parla di lunghe trattative, quale la contropartita ?) le tre imbarcazioni hanno fatto ritorno sulle coste libiche, da dove presumibilmente erano partite.
Alcune mie convinzioni:
- occorre fermare il continuo flusso di migranti "clandestini" in Italia, che, appunto perché clandestini, entrano in Italia illegalmente e quindi sono "fuori" legge.
- non si possono però, per questo motivo, calpestare i diritti delle persone, internazionalmente riconosciuti, come la possibilità di poter fare domanda di asilo politico o protezione umanitaria. Occorre una procedura "celere" per poter snellire le pratiche relative ai richiedenti asilo o protezione, che dia tempi certi e risposte a queste persone e ai cittadini italiani. In questo modo si eviterebbero sovraffollamenti nei Centri di Permanenza Temporanea, e si rimanderebbero al loro paese coloro che non hanno i requisiti per rimanere in Italia. Si avrebbe inoltre il vantaggio di un'accertamento dell'identità del richiedente, con la certezza, in caso di diniego della domanda di asilo o protezione, del paese di provenienza del soggetto. Pochi probabilmente sanno che, in attesa della decisione della Commissione Territoriale competente per l'esaminazione della domanda di asilo/protezione passano mesi, a volte anni, prima di pervenire ad una risposta. In questo momento però prevale l'emotività, e quindi sono meglio le telecamere che filmano il ritorno delle imbarcazioni verso la Libia, piuttosto che una SERIA POLITICA MIGRATORIA. Una certezza c'è in questa faccenda: la ripartenza verso l'Italia / Europa di queste persone è solo rimandata. Chi è quel pazzo che farebbe il viaggio all'inverso, in mezzo al deserto e senza più soldi, per far ritorno (e spesso far la fame) al proprio paese ?
- l'Italia spesso è stata lasciata sola dal resto dell'Europa, poco preoccupata da vicende che si svolgono all'estrema "periferia" dei suoi confini. Se siamo parte dell'Europa dobbiamo esserne anche aiutati nella gestione delle politiche sull'immigrazione.
- riforma totale delle procedure per entrare legalmente nel nostro paese: oggi infatti pochissimi riescono ad entrare nel nostro paese legalmente, in quanto la legge prevede che costoro abbiano già un contratto di lavoro con un datore di lavoro in Italia, e anche in questo caso gli ostacoli burocratici sono infiniti e passa parecchi tempo (anche anni) per poter entrare nel nostro paese. Inoltre chi è quel datore di lavoro che assume le persone "al buio" senza neanche conoscerle ? Proprio per questa ragione la stragrande maggioranza degli immigrati che sono in Italia sono entrati da clandestini.
mercoledì 6 maggio 2009
P.D. contrario alle ronde ? Non proprio...
La notizia curiosa arriva da Padova. E proprio da un "fronte" caldo: quello della celebre via Anelli, dove il sindaco P.D. Flavio Zanonato, ben due anni fa, aveva eretto un muro per contrastare lo spaccio di droga nella via. Spaccio soprattutto di persone provenienti dal Maghreb e dalla Nigeria. Il sindaco è riuscito a chiudere i cinque palazzoni che componevano il "Residence Serenissima", originariamente adibito a dimora di studenti universitari.
In quel periodo operavano "gli antenati" rondisti, guidati da Paolo Manfrin, a campo del "Comitato Stanga", che presidiava la zona 24 ore su 24. Il comitato si è sempre professato apolitico, antirazzista, unito dalla volontà di riportare ordine nel quartiere.
Ora, con le elezioni alle porte, Paolo Manfrin, con la sua lista Padova nel cuore - Comitati città sicura, appoggia il centro-sinistra, dicendo che il sindaco è stato più efficace del centrodestra a risolvere i problemi della sicurezza nel quartiere. Manfrin va oltre e accusa il candidato sindaco del centro-destra (Marco Marin) di essere "troppo impegnato a chiacchierare nei salotti e a passeggiare sul Liston, in centro storico. I problemi della città, però, stanno da tutt’altra parte".
La sfida elettorale sembra interessante. Vedremo.
Per chi vuole approfondire:
http://it.wikipedia.org/wiki/Muro_di_Padova
In quel periodo operavano "gli antenati" rondisti, guidati da Paolo Manfrin, a campo del "Comitato Stanga", che presidiava la zona 24 ore su 24. Il comitato si è sempre professato apolitico, antirazzista, unito dalla volontà di riportare ordine nel quartiere.
Ora, con le elezioni alle porte, Paolo Manfrin, con la sua lista Padova nel cuore - Comitati città sicura, appoggia il centro-sinistra, dicendo che il sindaco è stato più efficace del centrodestra a risolvere i problemi della sicurezza nel quartiere. Manfrin va oltre e accusa il candidato sindaco del centro-destra (Marco Marin) di essere "troppo impegnato a chiacchierare nei salotti e a passeggiare sul Liston, in centro storico. I problemi della città, però, stanno da tutt’altra parte".
La sfida elettorale sembra interessante. Vedremo.
Per chi vuole approfondire:
http://it.wikipedia.org/wiki/Muro_di_Padova
martedì 5 maggio 2009
Cinisello Balsamo: impressioni elettorali
Non conosco approfonditamente la realtà di Cinisello Balsamo, grosso comune di 75.000 abitanti della cintura nord milanese. Da quello che ho potuto sentire dalla Tribuna Politica (ebbene sì, sulla RADIO RAI esistono ancora) è governato da un sindaco di Rifondazione Comunista. La sinistra governa dal dopoguerra questa città, che nel tempo si è trasformata diventando, in alcuni suoi quartieri, una città-dormitorio. E' anche una città di passaggio, in quanto entro i suoi confini passano ogni giorno migliaia di auto che da Cinisello o dalla Brianza raggiungono Milano attraverso la Vallassina.
Ebbene, in questa tribuna politica ho sentito dire da un rappresentante del P.D.L. , intervistato dal bravo giornalista RAI Andreolassi, che "il sindaco si dovrebbe vergognare, non ha il coraggio di venire qui in radio a parlare, è stato il peggior sindaco del dopoguerra, non ha fatto niente ecc. ecc.".
Sarà pur vero, non so (sarebbe bello che qualche abitante di Cinisello che ha la bontà di leggermi intervenga) ma certo, per tutta la durata della trasmissione radiofonica, non ho sentito un solo progetto, una sola idea, da parte di questo signore rappresentante di centro-destra. Sarei stato curioso ma ho sentito solo affermazioni perentorie e pesanti.... Se vinceranno, spero non sia il loro stile di governo... altrimenti povera Cinisello (Balsamo).
Per la cronaca:
- il sindaco si chiama Angelo Zaninello;
- la foto scelta non rappresenta certo tutta la realtà della città di Cinisello Balsamo.
venerdì 1 maggio 2009
Intercettazioni telefoniche: la "scorciatoia" per abolirle
La notizia ha avuto un'eco scarsissima sui mezzi di informazione (uso un eufemismo). Dal SOLE 24 ORE di giovedì 30 aprile (p. 16, trafiletto minuscolo) si apprende che le società di intercettazioni hanno lanciato un ultimatum e annunciato un blocco dei servizi per le nuove inchieste, e tra dieci giorni bloccheranno anche quelle in corso.
La ragione: lo Stato non paga il credito vantato da queste società dal lontano 2003 per 450 milioni di euro (!). Il ministro Alfano, dicastero Giustizia, ha detto di aver ottenuto il finanziamento, ma "le impressioni delle società non sono positive".
Traduzione: il governo non riesce a fare una legge ancora più restrittiva contro le intercettazioni per via parlamentare. Al suo interno infatti è diviso. E poi, l'ultima legge, giova ricordarlo, è stata firmata da Mastella nel governo Prodi (Mastella, per la cronaca, è passato al P.d.L. per le Europee).
La ragione: lo Stato non paga il credito vantato da queste società dal lontano 2003 per 450 milioni di euro (!). Il ministro Alfano, dicastero Giustizia, ha detto di aver ottenuto il finanziamento, ma "le impressioni delle società non sono positive".
Traduzione: il governo non riesce a fare una legge ancora più restrittiva contro le intercettazioni per via parlamentare. Al suo interno infatti è diviso. E poi, l'ultima legge, giova ricordarlo, è stata firmata da Mastella nel governo Prodi (Mastella, per la cronaca, è passato al P.d.L. per le Europee).
Quindi, non pagando le società che di questo si occupano, le intercettazioni non verranno più fatte. Ancora più semplice: tolto il dente, tolto il dolore (del premier Silvio Berlusconi).
Iscriviti a:
Post (Atom)