martedì 7 aprile 2009

Stretta sui phone center a Verona. E gli altri ?

Come in passato la Regione Lombardia, anche Verona impone una stretta ai phone center. Infatti, a partire da lunedì 13 aprile il sindaco Flavio Tosi (Lega Nord) ha imposto un orario di apertura compreso tra le 5 e le 12 ore giornaliere, un giorno di riposo obbligatorio, chiusura entro le h. 22, orari di apertura ben visibili anche all'esterno del negozio, divieto di attività commerciali non attinenti la telefonia. Le sanzioni previste partono da 1500 € a 9000 €.
I phone center sono delle attività commerciali particolari: oltre a tariffe vantaggiose per chiamate all'estero, fungono da attività "aggregante", ovvero ci si trova anche per scambiare due chiacchiere. Come nei negozi di una volta.
Si sa, c'è il sospetto che dietro queste attività circoli denaro "di dubbia provenienza". Nessuna inchiesta però lo ha dimostrato. Inoltre i terroristi difficilmente usano i phone center, preferendo i cellulari e le schede prepagate.
Allora perchè questo giro di vite ? In Lombardia la sentenza 650/2008 della Corte Costituzionale ha annullato la legge 6/2006 della Regione Lombardia in quanto, sui servizi di comunicazione, è lo stato che deve legiferare, e non la regione. La regione invece aveva promulgato questa legge considerando i phone center attività commerciali. Certo è che la Regione Lombardia ci aveva messo del suo, anche pesantemente: per ottenere l’autorizzazione dal Comune prevista dalla legge regionale servivano ad esempio due bagni (tre nei locali che superano i 60mq) e una sala d'aspetto. Per svolgere l'attività di phone center, si doveva poi rinunciare a tutte le altre (es. money trasfert, spedizione pacchi ecc.). Non tutti ce l’hanno fatta ad adeguarsi e anche aprire nuovi negozi è diventato molto più difficile.
Al di là delle note tecniche, balza subito all'occhio la diversità di trattamento tra i negozi "tradizionali" e i phone center. Sono d'accordo che si debba essere rigorosi, e concordo (quasi) totalmente con la delibera del Comune di Verona che impone una stretta regolamentazione a queste attività. Inoltre, se ci sono sospetti è bene che si indaghi. Ma come la mettiamo, ad esempio, con i bar, che, oltre a somministrare cibo e bevande, vendono giornali, carte da gioco, pipe, e quant'altro ? E come si spiegava la differenza di trattamento (per fortuna, abolita) della Regione Lombardia del doppio bagno, della dimensione della sala d'aspetto ecc. ? Chi ripagherà le perdite causate dalla messa a norma o dalla chiusura dei phone center per effetto di una legge nei fatti discriminatoria, e poi abolita ? E della famosa libertà d'impresa tanto cara al nostro Presidente del Consiglio ?

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