L’immigrazione ha sempre un posto in prima fila. Non c’è giornale che quotidianamente non riporti qualche notizia (di solito negativa) sul tema.
In questi giorni molte vicende si sono accavallate: la prima è la vicenda della nave PINAR, con il suo carico di 250 disperati, fatti sbarcare, dopo infinite polemiche, a Porto Empedocle.
Tra di loro, ricordo, anche il cadavere in putrefazione di una donna e numerose persone malate. Solo con un gesto di responsabilità in extremis l’Italia ha acconsentito allo sbarco di queste persone disperate.
La seconda riguarda il ritrovamento del secondo rapinatore del gioielliere di Sesto S. Giovanni Remigio Radolli, una persona di nazionalità albanese che si nascondeva nel lodigiano, coperto dalla fidanzata. Era clandestino, con a carico un provvedimento di espulsione, con precedenti per furto e ricettazione. Clandestino era anche il rapinatore albanese ferito, connazionale di quest’ ultimo.
La terza notizia riguarda lo sconto della pena per i due baristi, Fausto e Daniele Cristofoli, che uccisero, la mattina del 14 settembre 2008 il ragazzo Abdul Guiebre, 19enne, originario del Burkina Faso, per aver rubato una confezione di merendine dal bar di proprietà dei Cristofoli. Lo sconto della pena di 1/3 è dovuto alla scelta dei due di avvalersi del “rito abbreviato”, e un ulteriore sconto potrebbe avvenire grazie alla proposta di risarcimento alla famiglia Guiebre. Ricordo che Guiebre fu ucciso da una mazza uncinata con nove colpi, di cui mortale fu l’ottavo, che gli sfondò la scatola cranica. L’udienza è stata aggiornata al 14 maggio prossimi.
La quarta e ultima notizia che volevo riportare è l’occupazione, da parte di circa 350 immigrati regolari (alcuni dei quali rifugiati politici in Italia) di un residence abbandonato nei pressi di via Leonardo da Vinci, periferia nord di Milano. Oggi è stata la giornata degli scontri: da una parte la polizia, che lamenta un ferito, dall’altra gli immigrati, spalleggiati da qualche italiano (sembra dei centri sociali) i quali, nel tentativo di occupare la ferrovia Milano-Meda sono stati caricati e tra loro ci sono stati 10 contusi e 7 feriti. Gli immigrati sono andati successivamente ad occupare la Milano-Meda, strada di grande scorrimento che da Milano porta ai comuni brianzoli, seguiti a vista dalla polizia. Hanno successivamente trovato rifugio presso l’ex-ospedale psichiatrico Paolo Pini, poco distante, dove si sono accampanti nel grande parco.
Molti di loro sono vecchi occupanti del famoso stabile di Via Lecco, in centro città, dove furono sgomberati ben quattro anni fa. Nel frattempo, queste persone, provviste di permesso di soggiorno e spesso di carta di identità, hanno tirato a campare con lavori saltuari e sottopagati.
La situazione si ripete, dunque. In tema di immigrazione sembra che non si impari mai la lezione.
Perché una persona che ha commesso dei furti in Italia, anziché scontare la pena viene espulso ? Tanto si sa che tornare in Italia è facilissimo, specie dalla Romania o dall’Albania. Inoltre: se da un lato occupare uno stabile non è giusto, è contrario alla legge e non può essere tollerato, come tutte le situazioni fuori controllo, dall’altro queste persone si trovano a dover combattere ad armi “impari” (cioè regolarmente) spesso contro altri stranieri, irregolari, che rendono il mercato del lavoro “artificiale”, ovvero senza regole. Dove vince la legge del più forte, o per meglio dire l’anarchia, dove lavora solo chi è sano, chi accetta paghe da fame senza nessuna tutela, arricchendo “padroni” spesso nostri connazionali, che di questo ci campano (benissimo). Il mercato degli schiavi, insomma. E’ anche questo che attira masse disperate nel nostro paese, che non permette a chi è in Italia regolarmente, di poter lavorare “regolarmente” ed affittare una casa. E’ questa “mancanza di regole” che a volte fa sembrare l’Italia il paese del bengodi, dove tutto è permesso, dove la legge non esiste. E per primo la vediamo nei luoghi di lavoro, in primis i cantieri, le industrie ecc.
Da questo blog più e più volte mi sono “scagliato” contro questa piaga, sottovalutata da tutti, razzisti e buonisti compresi.
Non smetterò.
In questi giorni molte vicende si sono accavallate: la prima è la vicenda della nave PINAR, con il suo carico di 250 disperati, fatti sbarcare, dopo infinite polemiche, a Porto Empedocle.
Tra di loro, ricordo, anche il cadavere in putrefazione di una donna e numerose persone malate. Solo con un gesto di responsabilità in extremis l’Italia ha acconsentito allo sbarco di queste persone disperate.
La seconda riguarda il ritrovamento del secondo rapinatore del gioielliere di Sesto S. Giovanni Remigio Radolli, una persona di nazionalità albanese che si nascondeva nel lodigiano, coperto dalla fidanzata. Era clandestino, con a carico un provvedimento di espulsione, con precedenti per furto e ricettazione. Clandestino era anche il rapinatore albanese ferito, connazionale di quest’ ultimo.
La terza notizia riguarda lo sconto della pena per i due baristi, Fausto e Daniele Cristofoli, che uccisero, la mattina del 14 settembre 2008 il ragazzo Abdul Guiebre, 19enne, originario del Burkina Faso, per aver rubato una confezione di merendine dal bar di proprietà dei Cristofoli. Lo sconto della pena di 1/3 è dovuto alla scelta dei due di avvalersi del “rito abbreviato”, e un ulteriore sconto potrebbe avvenire grazie alla proposta di risarcimento alla famiglia Guiebre. Ricordo che Guiebre fu ucciso da una mazza uncinata con nove colpi, di cui mortale fu l’ottavo, che gli sfondò la scatola cranica. L’udienza è stata aggiornata al 14 maggio prossimi.
La quarta e ultima notizia che volevo riportare è l’occupazione, da parte di circa 350 immigrati regolari (alcuni dei quali rifugiati politici in Italia) di un residence abbandonato nei pressi di via Leonardo da Vinci, periferia nord di Milano. Oggi è stata la giornata degli scontri: da una parte la polizia, che lamenta un ferito, dall’altra gli immigrati, spalleggiati da qualche italiano (sembra dei centri sociali) i quali, nel tentativo di occupare la ferrovia Milano-Meda sono stati caricati e tra loro ci sono stati 10 contusi e 7 feriti. Gli immigrati sono andati successivamente ad occupare la Milano-Meda, strada di grande scorrimento che da Milano porta ai comuni brianzoli, seguiti a vista dalla polizia. Hanno successivamente trovato rifugio presso l’ex-ospedale psichiatrico Paolo Pini, poco distante, dove si sono accampanti nel grande parco.
Molti di loro sono vecchi occupanti del famoso stabile di Via Lecco, in centro città, dove furono sgomberati ben quattro anni fa. Nel frattempo, queste persone, provviste di permesso di soggiorno e spesso di carta di identità, hanno tirato a campare con lavori saltuari e sottopagati.
La situazione si ripete, dunque. In tema di immigrazione sembra che non si impari mai la lezione.
Perché una persona che ha commesso dei furti in Italia, anziché scontare la pena viene espulso ? Tanto si sa che tornare in Italia è facilissimo, specie dalla Romania o dall’Albania. Inoltre: se da un lato occupare uno stabile non è giusto, è contrario alla legge e non può essere tollerato, come tutte le situazioni fuori controllo, dall’altro queste persone si trovano a dover combattere ad armi “impari” (cioè regolarmente) spesso contro altri stranieri, irregolari, che rendono il mercato del lavoro “artificiale”, ovvero senza regole. Dove vince la legge del più forte, o per meglio dire l’anarchia, dove lavora solo chi è sano, chi accetta paghe da fame senza nessuna tutela, arricchendo “padroni” spesso nostri connazionali, che di questo ci campano (benissimo). Il mercato degli schiavi, insomma. E’ anche questo che attira masse disperate nel nostro paese, che non permette a chi è in Italia regolarmente, di poter lavorare “regolarmente” ed affittare una casa. E’ questa “mancanza di regole” che a volte fa sembrare l’Italia il paese del bengodi, dove tutto è permesso, dove la legge non esiste. E per primo la vediamo nei luoghi di lavoro, in primis i cantieri, le industrie ecc.
Da questo blog più e più volte mi sono “scagliato” contro questa piaga, sottovalutata da tutti, razzisti e buonisti compresi.
Non smetterò.
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