venerdì 20 marzo 2009

Salta il tetto allo stipendio dei manager

Non so come definirlo. Scandalo a spese dei contribuenti é forse la parola più appropriata.
E' vero, un bravo manager, soprattutto quando fa il suo dovere, va pagato, e bene. Ma di qui, a guadagnare in un anno le cifre che un comune mortale non guadagna neanche nel giro di una vita, ce ne corre. Ricordiamoci poi della vicenda dell'ex a.d. di F.S. Elio Catania (2006), che lasciò le Ferrovie con 1,3 miliardi di debiti e godé di una buonuscita pari a 5 milioni di euro. L'elenco potrebbe continuare; gente messa a capo di aziende pubbliche, spesso non certo per curriculum vincenti, pagata lautamente da tutti noi anche quando si dimette senza alcun risultato raggiunto. Si potrà dire: bè, per far andar bene le ferrovie dello Stato ci vorrebbe un intervento divino (o forse neanche quello basterebbe), ma allora perchè questi signori si assumono incarichi, come dire, "divini" ?

Di seguito l'articolo tratto da "La stampa.it" del 18.03.09 a firma di ROBERTO GIOVANNINI

E alla Camera non passano neppure gli aiuti ai precari

ROMA La ragione formale: inammissibilità per estraneità alla materia. In effetti norme come quelle per dare più ammortizzatori sociali ai precari, appena varata dall’ultimo Consiglio dei ministri, o per contenere gli stipendi dei manager non c’entrano moltissimo con il decreto legge che contiene gli incentivi per il comparto dell’auto e l’acquisto di mobili ed elettrodomestici, all’esame di Montecitorio. Fatto sta che gli uffici di presidenza delle commissioni Attività Produttive e Finanze della Camera non hanno avuto pietà, e hanno fatto calare la mannaia su 256 degli oltre 400 emendamenti proposti dal governo o dai partiti di maggioranza nel decreto sugli aiuti all’auto, individuato (erroneamente, a quanto pare) come il «tram giusto» per far approvare norme politicamente importanti. Il governo e lo stesso Gianfranco Fini ora promettono in qualche modo di correre ai ripari. Il presidente della Camera, rispondendo ai giornalisti, non è entrato nel merito dei provvedimenti, ma ha spiegato che se ci sarà «largo consenso» tra i gruppi politici, il divieto si potrà rivedere, e le norme rientrare nel decreto legge auto. «Dipende dall'orientamento dei gruppi - ha spiegato Fini - si tratta di emendamenti che per ratio materiae sono inammissibili, ma se c'è un largo consenso tra i gruppi ne prendo atto. So che ne stanno discutendo in queste ore, si tratta di materie di forte impatto sociale. Un conto è l’interpretazione letterale del regolamento parlamentare, un conto è l’interpretazione politica». Vedremo cosa e quanto rientrerà: oggi alle 14 si riuniscono di nuovo le Commissioni Finanze e Attività produttive per decidere il da farsi. Il Pd non si è mostrato indisponibile ma vuole valutare la situazione e capire che spazio possano avere le sue richieste. Quel che è certo che l’emendamento della Lega che voleva stabilire un tetto agli stipendi dei manager pubblici e dei banchieri che chiedono aiuti allo stato è saltato. Nel primo casi si stabiliva che gli emolumenti corrisposti a qualunque soggetto avente rapporti di lavoro con le amministrazioni statali, o con le agenzie oppure con enti pubblici economici ed enti di ricerca, nonché con i magistrati, non potesse superare il limite del trattamento corrisposto ai membri del Parlamento. Nel secondo caso, si stabiliva di fissare un limite di 350.000 euro l’anno per i trattamenti economici dei dirigenti di banche o istituti di credito che beneficiano in materia diretta o indiretta di aiuti anti-crisi. Inammissibile poi l’intero pacchetto esaminato venerdì scorso dal Consiglio dei ministri a favore dei precari, che prevedeva l’aumento al 20% dell'indennità di disoccupazione per i cocopro.Tagliate anche misure a favore della famiglia, come il contributo mensile di 150 euro per l'anno 2009 per ogni figlio di età inferiore ai 3 anni, cassato anche l'intervento sul trattamento pensionistico per i lavoratori esposti all'amianto. Niente da fare anche per i molti emendamenti proposti dal Pd, dalla riduzione del 20% del primo acconto Irpef, Ires e Irap, all'incremento del «forfettone» per i contribuenti minimi. Il Pd chiedeva poi, al posto del consolidato e del concordato di distretto, la parziale detassazione degli investimenti produttivi per le imprese. E ancora, la sospensione del tetto alla deducibilità degli interessi passivi. No, inoltre, al «contributo di solidarietà straordinario sull'Irpef» sui contribuenti con un reddito superiore ai 120.000 euro per alimentare un «fondo per la povertà estrema» destinato a realizzare servizi per i cittadini più povera e per i senza fissa dimora, proposto dal segretario del Pd Dario Franceschini. Come detto, qualcosa verrà «ripescato»: sicuramente, spiega il relatore di maggioranza Marco Milanese, il pacchetto «precari» e la norma sulle pensioni e l’amianto. Possibile anche una norma per allentare il Patto di stabilità interno per i Comuni virtuosi, come proposto dal Pd.

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