lunedì 9 marzo 2009

Immigrazione clandestina. Ecco perchè non si vuole affrontare seriamente il problema.

Sul giornale E-POLIS edizione MILANO di oggi c'è uno speciale di due pagine (18 e 19) sul lavoro irregolare nei cantieri. E' una realtà che sta sotto gli occhi di (quasi) tutti, basta volerla vedere. Secondo Ferdinando Lioi (Federazione italiana edili e affini della Uil) le imprese, quasi tutte italiane, usano clonare il lavoratore straniero irregolare. Questo cade dal ponteggio e muore ? Non c'è problema, i suoi documenti servono ad altri, basta applicarci sopra la foto. Il caso più eclatante è quello di un operaio che aveva aperti ben 63 rapporti di lavoro contemporaneamente, ma ce ne sono altri con 29, come il sig. Hamdi Basel e il sig. Moahamed Hamdi con 19. Con questo sistema le ditte scalano dalla paga dei clandestini i contributi obbligatori grazie ai crediti IVA derivanti da false fatturazioni e a commercialisti compiacenti. Il buco nel bilancio del Tesoro (cioè noi) è incalcolabile. I clandestini, clonati con documenti falsi, prendono 5 € /ora se va bene (la fame praticamente) mentre un regolare prende, tutto compreso, 18 € / ora.
I numeri sono spaventosi: gli edili sono 130.000 in Milano ed hinterland, oltre la metà sono in nero (dati sindacali). Quindi le ditte (o associazioni a delinquere ?) oltre a risparmiare su paga, contributi, non hanno problemi di controlli: gli ispettori del lavoro sono pochissimi, e il reclutamento degli operai avviene tranquillamente alla luce del sole. Avviene così: ci si trova alle 6.00 del mattino nei soliti posti (piazzale Lotto, Maciachini, Via Padova, metro di Bisceglie, Sesto S. Giovanni, Brianza ecc.) si aspetta la chiamata, si accetta il prezzo (tanto se non accetti c'è un altro al tuo posto) e si va a lavorare. Senza tenere conto dei lauti guadagni che il caporale guadagna con attività "secondarie": affitto di una stanza a 7 lavoratori, cresta sulla paga oraria per poter lavorare. I caporali spesso sono italiani, ma ci sono anche stranieri. Devono essere fidati della ditta appaltatrice.
Queste cose non sono eccezioni, sono la regola. Leggasi in proposito il bel libro di Mauro Berizzi "Morte a 3 euro", sulla (non) vita nei cantieri.
Chiaramente queste persone vengono in Italia sicure di poter lavorare, anche in condizioni da fame. Meglio essere sicuri di mangiare, dormire, avere un'assistenza sanitaria minima qui che morire di fame al proprio paese, senza nessuna prospettiva e senza poter aiutare la propria famiglia (5 euro in Italia sono diverse da 5 euro in Nigeria, Costa d'Avorio, ecc.). Sintetizzo e semplifico: possiamo far tutte le leggi che vogliamo, restrittive, come si vuole, ma se non si interviene sulla piaga (che più che piaga è una ferita, grande e aperta) del lavoro nero nei cantieri, andando a colpire chi su questo ci specula, ci guadagna, ci vive (bene, anzi benissimo) NON risolveremo MAI nulla. Sembra una cosa semplice, ma avete mai sentito una CAMPAGNA DI STAMPA o POLITICA contro queste cose ? Da chi dice che siamo già pieni di immigrati nel nostro paese ? Da chi dice che sono razzisti quelli che vogliono leggi per governare l'immigrazione in Italia ? Come si dice in questi casi, il silenzio è assordante.
Tanto poi i "costi sociali" di tale situazione sono ad appannaggio dei "soliti noti"...

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