Diciamolo subito. L'opera era assolutamente indispensabile. Di più: doveva essere fatta prima. Bene, detto questo, è sconvolgente quello che è stato affermato dal direttore dell'Anas Pietro Ciucci e dall'assessore regionale lombardo ai trasporti Raffaele Cattaneo (PDL): per completare il tunnel ci vorranno 2 anni in più (novembre 2013) e 50 milioni di euro per completare il tratto monzese della Milano-Lecco. Oltre ai 200 milioni di euro già sborsati per un tunnel di 1,2 km. Per chi non è pratico è quella strada, fondamentale, che collega Milano al lecchese e alla Valtellina. Strada trafficatissima, in passato bloccata da due semafori cittadini che, "placidamente", fermavano il flusso ininterrotto di auto e creavano code chilometriche. Il motivo del ritardo: oltre 2700 interferenze (sottoservizi, cavi, fogne ecc.) non calcolati. Ma non c'è fretta: Anas ha lasciato il "il boccino" (ovvero, la decisione) ai comuni di Monza e di Cinisello. Saranno loro a decidere se si lavorerà di notte e festivi, per recuperare il tempo perso. Tanto quello lo perdono i cittadini.
Quando sento parlare di Anas, non so come mai (o meglio saprei), tocco ferro. Se inizia non si sa quando finisce. La rabbia viene soprattutto dal pensare che di mezzo ci sono migliaia di pendolari, che tutti i giorni si "sorbiscono" quel tragitto non certo per sport, per l'aria salubre, ma per andare a lavorare. Il pensiero corre anche agli abitanti del quartiere intorno a quest'opera, che da anni seguono i lavori con pacatezza e denunciano ogni disservizio (sito internet: http://www.hqmonza.it/phq_gu/gulomb/lombcnt_03.htm). Senza citare i soldi (ancora una volta tanti) che dovremo sborsare noi cittadini per fare quest'opera. Mi fa rabbia, e concludo, anche quel mezzo sorrisetto del presidente dell'Anas alle telecamere di Corriere TV quando il giornalista gli chiede se c'è qualcuno che pagherà per questo. Ma ti rendi conto ? In Italia qualcuno che paga perchè ha sbagliato ? Ma quando mai ... Ma fa niente se l'Anas è statale (cioè nostra).
Ha ragione il presidente Ciucci a sorridere. Poteva anche risparmiarsi di aggiungere che "proveremo a chiedere di essere risarciti" (?!?). Seee...
Hanno promesso una sistemazione avvenieristica della parte soprastante il tunnel. Una soluzione eco-compatibile. Ma ora chi ci crede ?
sabato 27 novembre 2010
lunedì 1 novembre 2010
La politica dei divieti assurdi
Questo post è dedicato a Lui. No, non a Silvio Berlusconi. Nemmeno a Dio. Sto parlando dell'assessore Assessore della Provincia di Milano con deleghe a Infrastrutture - Viabilità e trasporti - Mobilità ciclabile - Opere pubbliche stradali Giovanni De Nicola. Nato il 24 maggio del 1950 a Palmi (RC).Coniugato con una figlia, si è laureato in Giurisprudenza specializzato in diritto tributario delle imprese presso l’Università Bocconi di Milano.Direttore tributario dell’Agenzia delle Dogane di Milano .
Consigliere al Comune di Milano dal 1997 al 2001.Dal 2001 al 2005 Vice Sindaco e Assessore ai Trasporti del Comune di Segrate.Dal 2005 al 2009 consigliere provinciale capogruppo di Alleanza Nazionale(fonte Provincia di Milano).
Bene. Questo è il profilo. Ma cosa ha combinato ? Come tutti i brianzoli sanno, si è dapprima inventato il limite dei 70 km/H (poi corretto, dopo vibrate proteste a 80) sulla drittissima Milano-Meda. Motivo: la Milano-Meda è piena di buche e quindi, siccome non ci sono i soldi neanche per piangere, bisogna andare piano e "dribblare" le buche..Serio come ragionamento, no ?
L'altra "chicca" è quella dell'obbligo di catene a bordo dal 15 novembre per tutte le strade provinciali di competenza del suo assessorato. Capito bene: catene a bordo nella nevossissima provincia di Milano, dove la neve arriva il 15 novembre e finisce di cadere sei mesi dopo. Non basta il buon senso, l'obbligo di catene quando nevica tanto. No. Per l'assessore fustigatore dell'automobilista indisciplinato le catene vanno messe nel bagagliaio. E pazienza se chi non può mettere le catene deve comprarsi i pneumatici invernali. E pazienza se le catene da neve sono esaurite al supermercato. Fa niente. De Nicola tira dritto. Lui è uomo tutto d'un pezzo. Tanto la Brianza, dove la superstrada Milano-Meda scorre (si fa per dire) è di competenza del suo assessorato, ma non è nel suo collegio elettorale. . E la neonata provincia di Monza e Brianza che fa ? Protesta educatamente con il suo presidente Allevi chiedendo che certe decisioni vengano "concertate"... Ovvio, no ?
E l'opposizione ? A 70 (pardon: 80) km/h sulla superstrada..
Consigliere al Comune di Milano dal 1997 al 2001.Dal 2001 al 2005 Vice Sindaco e Assessore ai Trasporti del Comune di Segrate.Dal 2005 al 2009 consigliere provinciale capogruppo di Alleanza Nazionale(fonte Provincia di Milano).
Bene. Questo è il profilo. Ma cosa ha combinato ? Come tutti i brianzoli sanno, si è dapprima inventato il limite dei 70 km/H (poi corretto, dopo vibrate proteste a 80) sulla drittissima Milano-Meda. Motivo: la Milano-Meda è piena di buche e quindi, siccome non ci sono i soldi neanche per piangere, bisogna andare piano e "dribblare" le buche..Serio come ragionamento, no ?
L'altra "chicca" è quella dell'obbligo di catene a bordo dal 15 novembre per tutte le strade provinciali di competenza del suo assessorato. Capito bene: catene a bordo nella nevossissima provincia di Milano, dove la neve arriva il 15 novembre e finisce di cadere sei mesi dopo. Non basta il buon senso, l'obbligo di catene quando nevica tanto. No. Per l'assessore fustigatore dell'automobilista indisciplinato le catene vanno messe nel bagagliaio. E pazienza se chi non può mettere le catene deve comprarsi i pneumatici invernali. E pazienza se le catene da neve sono esaurite al supermercato. Fa niente. De Nicola tira dritto. Lui è uomo tutto d'un pezzo. Tanto la Brianza, dove la superstrada Milano-Meda scorre (si fa per dire) è di competenza del suo assessorato, ma non è nel suo collegio elettorale. . E la neonata provincia di Monza e Brianza che fa ? Protesta educatamente con il suo presidente Allevi chiedendo che certe decisioni vengano "concertate"... Ovvio, no ?
E l'opposizione ? A 70 (pardon: 80) km/h sulla superstrada..
domenica 8 agosto 2010
La politica italiana: nuove prospettive o solita confusione ?
Con la votazione sulla fiducia al governo per la vicenda del sottosegretario Caliendo, si è chiusa una fase politica. Il governo Berlusconi non è più maggioranza certa in parlamento. Infatti, nella votazione, la fiducia al governo ha raggiunto i 299 deputati, ben sotto la maggioranza del 50 + 1 indicata da 316 deputati. Ora si apre una nuova fase politica. I 34 deputati che hanno aderito al gruppo dei "finiani", in appoggio dichiarato al governo, che cosa faranno a settembre ? Berlusconi ha affermato che al primo inciampo si va a votare. Inutile dire che sui "finiani" incombe una incredibile pressione. Da una parte le pressioni dell'esecutivo, degli uomini di Berlusconi, che ribadiscono il fatto che i finiani siano stati eletti per stare nel centro destra. Dall'altra i fatti: si può stare nel governo e difendere un uomo, Caliendo, sospettato ed indagato per aver aderito ad una loggia segreta come la P 3 ? Si può stare in un governo che, tra legittimo impedimento, legge sulle intercettazioni, riforma della giustizia, sembra essersi mosso solo per difendere gli interessi del “capo” e non certo quelli della gente ? E' corretto che nella manovra finanziaria, pur assolutamente necessaria, ci si è mossi solo per tagliare di tre miliardi di euro i trasferimenti agli enti locali, e di un misero 10 % i trasferimenti (leggi: soldi) ai ministeri ?
Ora, Berlusconi ha ripreso in mano l’iniziativa, sottoponendo al gruppo di Fini le priorità del governo a partire da settembre. Quattro punti: giustizia, fisco, federalismo, sud. E’ chiaro che, mentre sul sud (si parla di 80 miliardi di euro) e fisco i finiani ci starebbero, sulla giustizia e sul federalismo le posizioni sono diverse. Fini ha già fatto sapere che vuol vedere i numeri del federalismo, quanto costa, a chi costa e non vuole penalizzare il sud, suo probabile, se si va a votare, bacino di voti. Sulla giustizia Berlusconi ha pronte le leggi sul legittimo impedimento, sulle intercettazioni, sul processo “breve”, sui quali gli uomini di Fini nicchiano. E’ chiaro quanto conti per Berlusconi la sua riforma della giustizia: lo metterebbe al riparo da future inchieste grazie allo scudo per le alte cariche dello stato.
La giustizia, sotto i governi Berlusconi, non ha dato segni di miglioramento. I processi sono sempre lenti, siamo sotto sorveglianza dell’Unione Europea per questo. I comuni cittadini sanno benissimo i costi che devono affrontare, i tempi, per una qualsiasi causa civile.
Il quadro, comunque, appare bloccato (finiani a parte). Il centro destra è compatto con Berlusconi, la Lega ne asseconda qualsiasi progetto pur di portare a casa il federalismo, sua ragione storica di esistenza. Manda giù diversi rospi, tra i quali i possibili soldi a pioggia per il sud.
Dall’altra parte, l’U.D.C. e l’A.P.I. di Rutelli sembra vogliano avere delle “convergenze” molto più strette con i finiani.
Ma il P.D., manco a dirlo, è diviso. Da una parte i centristi (Fioroni ed altri) che vorrebbero confluire in questo cosiddetto terzo polo, i veltroniani che invece, fedeli al bipolarismo, non si straccerebbero le vesti se si andasse ad elezioni, gli uomini di D’Alema e Letta che stringono per un’alleanza al centro, ed infine la sinistra tentata da Nichi Vendola.
Cosa succederà è difficile dirlo. Le ultime novità sembrano indicare uno “sfaldamento” dei finiani tra i duri e quelli che cercano di mediare. Grazie a questi ultimi Berlusconi potrebbe avere ancora i numeri per governare. Potrebbe. Bossi è convinto che a novembre si andrà ad elezioni. Buon per lui. Passerebbe all’incasso, ma il paese (e la governabilità) ne gioverebbe ?
Ora, Berlusconi ha ripreso in mano l’iniziativa, sottoponendo al gruppo di Fini le priorità del governo a partire da settembre. Quattro punti: giustizia, fisco, federalismo, sud. E’ chiaro che, mentre sul sud (si parla di 80 miliardi di euro) e fisco i finiani ci starebbero, sulla giustizia e sul federalismo le posizioni sono diverse. Fini ha già fatto sapere che vuol vedere i numeri del federalismo, quanto costa, a chi costa e non vuole penalizzare il sud, suo probabile, se si va a votare, bacino di voti. Sulla giustizia Berlusconi ha pronte le leggi sul legittimo impedimento, sulle intercettazioni, sul processo “breve”, sui quali gli uomini di Fini nicchiano. E’ chiaro quanto conti per Berlusconi la sua riforma della giustizia: lo metterebbe al riparo da future inchieste grazie allo scudo per le alte cariche dello stato.
La giustizia, sotto i governi Berlusconi, non ha dato segni di miglioramento. I processi sono sempre lenti, siamo sotto sorveglianza dell’Unione Europea per questo. I comuni cittadini sanno benissimo i costi che devono affrontare, i tempi, per una qualsiasi causa civile.
Il quadro, comunque, appare bloccato (finiani a parte). Il centro destra è compatto con Berlusconi, la Lega ne asseconda qualsiasi progetto pur di portare a casa il federalismo, sua ragione storica di esistenza. Manda giù diversi rospi, tra i quali i possibili soldi a pioggia per il sud.
Dall’altra parte, l’U.D.C. e l’A.P.I. di Rutelli sembra vogliano avere delle “convergenze” molto più strette con i finiani.
Ma il P.D., manco a dirlo, è diviso. Da una parte i centristi (Fioroni ed altri) che vorrebbero confluire in questo cosiddetto terzo polo, i veltroniani che invece, fedeli al bipolarismo, non si straccerebbero le vesti se si andasse ad elezioni, gli uomini di D’Alema e Letta che stringono per un’alleanza al centro, ed infine la sinistra tentata da Nichi Vendola.
Cosa succederà è difficile dirlo. Le ultime novità sembrano indicare uno “sfaldamento” dei finiani tra i duri e quelli che cercano di mediare. Grazie a questi ultimi Berlusconi potrebbe avere ancora i numeri per governare. Potrebbe. Bossi è convinto che a novembre si andrà ad elezioni. Buon per lui. Passerebbe all’incasso, ma il paese (e la governabilità) ne gioverebbe ?
domenica 25 luglio 2010
La ’ndrangheta qui è egemone
Visti i numerosi arresti effettuati in Brianza da parte delle forze dell'ordine sembrerebbe un titolo scontato. Non è così. Il titolo è la dichiarazione del novembre 2008 del sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, Mario Venditti. Di due anni fa è anche un incontro sull'Ndrangheta in Brianza fatto in un teatro a Monza e organizzato dal giornale "Il giorno" con Comune e Camera di Commercio di Monza. Presenti le massime autorità. Cosa è cambiato ? Quali sono le radici di questo fenomeno ?
Provo a rispondere così, prendendo uno stralcio dell'articolo di Stefania Totaro sul "Il giorno" di ieri l'altro:
"I militari dell’Arma di Monza stanno sentendo in questi giorni imprenditori, commercianti e cittadini che potrebbero essere caduti nella rete dei prestiti di denaro da parte degli affiliati delle ‘ndrine stanziate in Brianza. Uomini che poi potrebbero essere stati oggetto di intimidazioni e minacce. Secondo indiscrezioni, infatti, sarebbero in molti quelli già sentiti dai carabinieri nel corso della maxinchiesta che per il terrore di ritorsioni della ‘ndrangheta si sono rifiutati di ammettere di essere parti offese oppure hanno rilasciato a verbale dichiarazioni che alla fine non hanno voluto sottoscrivere. Ora che una cinquantina di presunti affiliati alle «locali» sono finiti in carcere, la speranza degli inquirenti è che queste persone trovino finalmente il coraggio di denunciare."
Già, la speranza. Quella speranza che si nutre della fiducia nello Stato (dovremmo essere tutti noi), che costruisce la tua vita non solo sul denaro e soprattutto sul farlo sulla pelle degli altri..
Dobbiamo sperare ?
Provo a rispondere così, prendendo uno stralcio dell'articolo di Stefania Totaro sul "Il giorno" di ieri l'altro:
"I militari dell’Arma di Monza stanno sentendo in questi giorni imprenditori, commercianti e cittadini che potrebbero essere caduti nella rete dei prestiti di denaro da parte degli affiliati delle ‘ndrine stanziate in Brianza. Uomini che poi potrebbero essere stati oggetto di intimidazioni e minacce. Secondo indiscrezioni, infatti, sarebbero in molti quelli già sentiti dai carabinieri nel corso della maxinchiesta che per il terrore di ritorsioni della ‘ndrangheta si sono rifiutati di ammettere di essere parti offese oppure hanno rilasciato a verbale dichiarazioni che alla fine non hanno voluto sottoscrivere. Ora che una cinquantina di presunti affiliati alle «locali» sono finiti in carcere, la speranza degli inquirenti è che queste persone trovino finalmente il coraggio di denunciare."
Già, la speranza. Quella speranza che si nutre della fiducia nello Stato (dovremmo essere tutti noi), che costruisce la tua vita non solo sul denaro e soprattutto sul farlo sulla pelle degli altri..
Dobbiamo sperare ?
giovedì 20 maggio 2010
Macelleria islamica multata: succede a Giussano
Da tempo avevo in testa questa notizia. All'apparenza banale eppure, secondo me, specchio del nostro tempo.
I fatti risalgono al 23 gennaio 2010, la notizia occupa il taglio basso della prima pagina del giornale locale della Brianza, Il cittadino, a firma di Federica Vernò.
La vicenda è questa. La macelleria islamica sita in Paina, frazione di Giussano (MB), vendeva, oltre ai prodotti di una normale macelleria (islamica), anche coperte, suppellettili varie, pentole, orologi, sapone e prodotti per l'igiene personale. In base alla legge 114/98 la macelleria vendeva quindi prodotti non consentiti. Inoltre, non aveva esposto i prezzi.
I controlli sono stati i seguenti: polizia municipale, ASL per la verifica delle condizioni igienico-sanitarie, ufficio tecnico comunale per il controllo dei requisiti di agibilità del locale.
Controlli molto stringenti, e necessari per la tutela dei consumatori, si obietterà. Verissimo. Ma lo stesso trattamento ce l'hanno anche gli altri negozi ?
Mi capita spesso, ad esempio, di entrare in una panetteria e di non trovare esposti chiaramente i prezzi del pane al kg. Giusto per fare qualche paragone. I controlli sono così stringenti ?
I fatti risalgono al 23 gennaio 2010, la notizia occupa il taglio basso della prima pagina del giornale locale della Brianza, Il cittadino, a firma di Federica Vernò.
La vicenda è questa. La macelleria islamica sita in Paina, frazione di Giussano (MB), vendeva, oltre ai prodotti di una normale macelleria (islamica), anche coperte, suppellettili varie, pentole, orologi, sapone e prodotti per l'igiene personale. In base alla legge 114/98 la macelleria vendeva quindi prodotti non consentiti. Inoltre, non aveva esposto i prezzi.
I controlli sono stati i seguenti: polizia municipale, ASL per la verifica delle condizioni igienico-sanitarie, ufficio tecnico comunale per il controllo dei requisiti di agibilità del locale.
Controlli molto stringenti, e necessari per la tutela dei consumatori, si obietterà. Verissimo. Ma lo stesso trattamento ce l'hanno anche gli altri negozi ?
Mi capita spesso, ad esempio, di entrare in una panetteria e di non trovare esposti chiaramente i prezzi del pane al kg. Giusto per fare qualche paragone. I controlli sono così stringenti ?
mercoledì 19 maggio 2010
L'angolo della verifica: De Corato e il lavoro nero
Qualcuno si ricorderà un mio post (13 gennaio 2010) riguardante le dichiarazioni, dure, rispetto all'utilizzo di manodopera in nero e/o irregolare nei cantieri da parte dell'onorevole vicesindaco di Milano Riccardo De Corato. Dichiarazioni molto condivisibili, di contrasto ad una delle più grandi piaghe italiane (e non solo). Ebbene, l'onorevole vice-sindaco aveva affermato,il 12 gennaio di quest'anno, che lui stesso avrebbe presentato un disegno di legge in assenza di un iniziativa del governo su tale materia.
Orbene, sono passati cinque mesi e...niente. Solo promesse ?
(si ringrazia il blog http://www.volevoesserefassbinder.com/author/famchinaski/ per la vignetta)
mercoledì 3 febbraio 2010
Integrazione e società
LA LETTERA DI TITO BOERI al CORRIERE DELLA SERA
Questa la lettera, molto interessante, di TITO BOERI, economista, al direttore del Corriere della Sera riguardo il tema dell'immigrazione.
Caro Direttore
i terribili avvenimenti di Rosarno mostrano in modo inequivocabile quanto sia cruciale il tema dell’integrazione degli immigrati nella società italiana, su cui lei ha deciso di aprire in modo lungimirante un dibattito sul suo giornale. Ci dicono che i flussi migratori sono non solo fonte di grandi benefici economici, ma anche di gravi tensioni sociali per le comunità che li ospitano. Dimostrano al contempo come sia riduttivo (e intellettualmente disonesto) confinare alla dimensione religiosa il problema dell’integrazione.
La tesi sull’”impossibile integrazione degli islamici” è stata sostenuta sulle sue colonne con riferimenti storici quanto meno azzardati (non è vero che i mussulmani hanno imposto la propria fede con forza in India sotto l’impero dei Moghul, non è vero che solo la cultura islamica ha prodotto chi si fa uccidere per uccidere, basti pensare ai kamikaze o ai guerrieri Tamil), e su testi di autori, come Toynbee, scomparsi 35 anni fa, quindi impossibilitati a studiare il lungo processo di integrazione delle minoranze islamiche nelle società europee contemporanee. Non un solo dato è stato citato a supporto di questa tesi così impegnativa. Né sono stati presi in considerazione le statistiche che avevo fornito e che documentano che l’integrazione di minoranze mussulmane nei paesi a più antica immigrazione è difficile, ma tutt’altro che impossibile. Il compito di uno studioso è quello di fornire informazioni sui casi tipici, sui grandi numeri (di aneddoti ed eccezioni è costellata la nostra vita quotidiana).
Approfitto allora di questo spazio per far nuovamente parlare i dati, questa volta sulla realtà dell’immigrazione nel nostro paese, alla luce della prima indagine rappresentativa degli immigrati clandestini condotta in Italia, a cura della Fondazione Rodolfo Debenedetti, nel novembre-dicembre 2009. Primo dato: un italiano su tre non vorrebbe avere un mussulmano come vicino di casa; pochi meno di quanti non vorrebbero estremisti (di destra o sinistra) o malati di aids nella porta accanto; tre volte la percentuale di italiani che non vorrebbero ebrei come vicini di casa. Secondo dato: gli immigrati in provenienza da paesi mussulmani parlano più spesso l’italiano, mandano i loro figli alla scuola pubblica e hanno più frequenti contatti con italiani delle altre minoranze, soprattutto dei cinesi. Terzo dato: gli immigrati, di tutte le etnie, lavorano più degli italiani (il loro tasso di occupazione è del 15 per cento superiore al nostro) sebbene circa un quarto di loro sia presente irregolarmente nel nostro paese, non abbia permesso di soggiorno e regolare contratto di lavoro.
Il primo dato spiega molte reazioni dei lettori; fa riflettere anche sul comportamento di chi, dopo aver compiaciuto la vox populi, conta il numero di commenti favorevoli raccolti sul sito web del suo giornale. Il secondo dato apre speranze sull’integrazione dei mussulmani nel nostro paese; soprattutto se sapremo investire, come in altri paesi, nel sistema scolastico, come strumento per trasmettere la nostra identità culturale. Pone dubbi sulla decisione di imporre un tetto del 30 per cento agli immigrati nelle nostre scuole. Ci sono comuni in cui l’80 per cento della popolazione è straniera: dovremmo forse impedire ai figli di questi immigrati di andare a scuola? Il terzo dato è cruciale per capire come contrastare davvero l’immigrazione clandestina, nei fatti e non con le parole. Rafforzando i controlli sui posti di lavoro per contrastare l’impiego in nero degli immigrati si può essere molto più efficaci che introducendo nuove leggi (come quelle che istituiscono il reato di immigrazione clandestina) destinate a non essere applicate. Non ho le rocciose certezze di alcuni suoi editorialisti che hanno risposte su tutto: dalle riforme costituzionali, al rapporto fra islam e immigrazione, al modo con cui salvare la Terra dagli effetti del cambiamento climatico. Essendo indiscutibilmente più limitato, temo di non avere risposte a molti quesiti posti dai lettori.
Ma di una cosa sono convinto: queste risposte non possono alimentarsi sui pregiudizi né essere trovate nelle (peraltro autorevoli) pagine di libri scritti alcuni decenni fa. Dovremmo avere tutti l’umiltà di dubitare, di osservare per imparare, di farci aiutare dai dati e dai numeri. In fondo è proprio questo che trovo interessante nel mio lavoro.
La ringrazio ancora per lo spazio che mi ha gentilmente concesso.
Tito Boeri
Questa la lettera, molto interessante, di TITO BOERI, economista, al direttore del Corriere della Sera riguardo il tema dell'immigrazione.
Caro Direttore
i terribili avvenimenti di Rosarno mostrano in modo inequivocabile quanto sia cruciale il tema dell’integrazione degli immigrati nella società italiana, su cui lei ha deciso di aprire in modo lungimirante un dibattito sul suo giornale. Ci dicono che i flussi migratori sono non solo fonte di grandi benefici economici, ma anche di gravi tensioni sociali per le comunità che li ospitano. Dimostrano al contempo come sia riduttivo (e intellettualmente disonesto) confinare alla dimensione religiosa il problema dell’integrazione.
La tesi sull’”impossibile integrazione degli islamici” è stata sostenuta sulle sue colonne con riferimenti storici quanto meno azzardati (non è vero che i mussulmani hanno imposto la propria fede con forza in India sotto l’impero dei Moghul, non è vero che solo la cultura islamica ha prodotto chi si fa uccidere per uccidere, basti pensare ai kamikaze o ai guerrieri Tamil), e su testi di autori, come Toynbee, scomparsi 35 anni fa, quindi impossibilitati a studiare il lungo processo di integrazione delle minoranze islamiche nelle società europee contemporanee. Non un solo dato è stato citato a supporto di questa tesi così impegnativa. Né sono stati presi in considerazione le statistiche che avevo fornito e che documentano che l’integrazione di minoranze mussulmane nei paesi a più antica immigrazione è difficile, ma tutt’altro che impossibile. Il compito di uno studioso è quello di fornire informazioni sui casi tipici, sui grandi numeri (di aneddoti ed eccezioni è costellata la nostra vita quotidiana).
Approfitto allora di questo spazio per far nuovamente parlare i dati, questa volta sulla realtà dell’immigrazione nel nostro paese, alla luce della prima indagine rappresentativa degli immigrati clandestini condotta in Italia, a cura della Fondazione Rodolfo Debenedetti, nel novembre-dicembre 2009. Primo dato: un italiano su tre non vorrebbe avere un mussulmano come vicino di casa; pochi meno di quanti non vorrebbero estremisti (di destra o sinistra) o malati di aids nella porta accanto; tre volte la percentuale di italiani che non vorrebbero ebrei come vicini di casa. Secondo dato: gli immigrati in provenienza da paesi mussulmani parlano più spesso l’italiano, mandano i loro figli alla scuola pubblica e hanno più frequenti contatti con italiani delle altre minoranze, soprattutto dei cinesi. Terzo dato: gli immigrati, di tutte le etnie, lavorano più degli italiani (il loro tasso di occupazione è del 15 per cento superiore al nostro) sebbene circa un quarto di loro sia presente irregolarmente nel nostro paese, non abbia permesso di soggiorno e regolare contratto di lavoro.
Il primo dato spiega molte reazioni dei lettori; fa riflettere anche sul comportamento di chi, dopo aver compiaciuto la vox populi, conta il numero di commenti favorevoli raccolti sul sito web del suo giornale. Il secondo dato apre speranze sull’integrazione dei mussulmani nel nostro paese; soprattutto se sapremo investire, come in altri paesi, nel sistema scolastico, come strumento per trasmettere la nostra identità culturale. Pone dubbi sulla decisione di imporre un tetto del 30 per cento agli immigrati nelle nostre scuole. Ci sono comuni in cui l’80 per cento della popolazione è straniera: dovremmo forse impedire ai figli di questi immigrati di andare a scuola? Il terzo dato è cruciale per capire come contrastare davvero l’immigrazione clandestina, nei fatti e non con le parole. Rafforzando i controlli sui posti di lavoro per contrastare l’impiego in nero degli immigrati si può essere molto più efficaci che introducendo nuove leggi (come quelle che istituiscono il reato di immigrazione clandestina) destinate a non essere applicate. Non ho le rocciose certezze di alcuni suoi editorialisti che hanno risposte su tutto: dalle riforme costituzionali, al rapporto fra islam e immigrazione, al modo con cui salvare la Terra dagli effetti del cambiamento climatico. Essendo indiscutibilmente più limitato, temo di non avere risposte a molti quesiti posti dai lettori.
Ma di una cosa sono convinto: queste risposte non possono alimentarsi sui pregiudizi né essere trovate nelle (peraltro autorevoli) pagine di libri scritti alcuni decenni fa. Dovremmo avere tutti l’umiltà di dubitare, di osservare per imparare, di farci aiutare dai dati e dai numeri. In fondo è proprio questo che trovo interessante nel mio lavoro.
La ringrazio ancora per lo spazio che mi ha gentilmente concesso.
Tito Boeri
mercoledì 13 gennaio 2010
Cantieri irregolari: De Corato scopre il problema ?
Sono 406 i cantieri milanesi denunciati nel 2009 per violazione alle norme sulla sicurezza sul lavoro. "C'è una brutta pratica, assai diffusa, di assoldare lavoratori in nero clandestini" ha sottolineato il vice sindaco di Milano e assessore alla Sicurezza De Corato. Per questo ha detto di appoggiare la proposta del ministro francese del Lavoro, Xavier Bertrand, di chiudere i cantieri che impiegano forza lavoro in modo illegale. "E' un idea che il governo italiano dovrebbe rilanciare e, se non lo farà io stesso avanzerò come deputato una proposta di legge in questa direzione".
Bene, finalmente. Su questo (modestissimo) blog (21-03-2009) avevo già denunciato come una delle cause dell'immigrazione clandestina la possibilità, ampia, concreta, tangibile, di lavorare in nero. E viverci sopra, speculando, da parte dei datori di lavoro. Tanto i disperati sono tanti.
Ora, a distanza di due mesi dalle elezioni regionali lombarde, il vicesindaco "scopre" il problema. Oltretutto essendo anche deputato, avrebbe anche potere legislativo. Gli interessi in questo campo mi fanno essere (molto) scettico.
Sbaglierò ?
(fonte della notizia: D-NEWS 12.01.10)
domenica 10 gennaio 2010
Quando la vita umana prevede un solo dovere...quello di lavorare
Una storia incredibile e triste, ovvero quando la vita umana e la dignità di una persona è importante solo per una cosa: il lavoro.
Coinvolte: una bimba di 5 anni, una donna marocchina sola, il mondo (impietoso) di molte cooperative di pulizie. Dove la dignità e i diritti sono, spesso, solo sulla carta. Ecco l'articolo:
AD ACQUANEGRA SUL CHIESE
Mantova, marocchina muore in casa
Vegliata per ore dalla figlia di cinque anni
Secondo un'amica stava male da giorni ma non voleva andare dal medico per paura di perdere il lavoro
Fathia Fikri (Ansa)MANTOVA - È morta per un malore e il suo cadavere è stato vegliato per circa ore dalla figlia di cinque anni. È successo ad Acquanegra sul Chiese, nel Mantovano, in un appartamento dove madre e figlia vivevano sole. Fathia Fikri, 43 anni, marocchina, è stata trovata vicino al letto, con il volto insanguinato, da un amico preoccupato perché non riusciva a contattarla. Accanto la bambina, impaurita ma convinta che la mamma stesse dormendo.
NON ANDAVA DAL MEDICO - I carabinieri in un primo momento hanno pensato a un'aggressione ma poi alcuni conoscenti della donna hanno detto che Fathia aveva loro confidato di non sentirsi bene nei giorni scorsi: dunque ha preso corpo l'ipotesi di un malore improvviso. Tanto più che un'amica ha rivelato che non era andata dal medico per paura di dover stare a casa in malattia e perdere il lavoro. Fathia era impiegata in una cooperativa per le pulizie. La donna dunque potrebbe essere caduta e aver battuto il volto sul pavimento procurandosi la ferita. Lunedì il magistrato di turno deciderà se effettuare l'autopsia.
(da CORRIERE.IT del 10 gennaio 2010)
Coinvolte: una bimba di 5 anni, una donna marocchina sola, il mondo (impietoso) di molte cooperative di pulizie. Dove la dignità e i diritti sono, spesso, solo sulla carta. Ecco l'articolo:
AD ACQUANEGRA SUL CHIESE
Mantova, marocchina muore in casa
Vegliata per ore dalla figlia di cinque anni
Secondo un'amica stava male da giorni ma non voleva andare dal medico per paura di perdere il lavoro
Fathia Fikri (Ansa)MANTOVA - È morta per un malore e il suo cadavere è stato vegliato per circa ore dalla figlia di cinque anni. È successo ad Acquanegra sul Chiese, nel Mantovano, in un appartamento dove madre e figlia vivevano sole. Fathia Fikri, 43 anni, marocchina, è stata trovata vicino al letto, con il volto insanguinato, da un amico preoccupato perché non riusciva a contattarla. Accanto la bambina, impaurita ma convinta che la mamma stesse dormendo.
NON ANDAVA DAL MEDICO - I carabinieri in un primo momento hanno pensato a un'aggressione ma poi alcuni conoscenti della donna hanno detto che Fathia aveva loro confidato di non sentirsi bene nei giorni scorsi: dunque ha preso corpo l'ipotesi di un malore improvviso. Tanto più che un'amica ha rivelato che non era andata dal medico per paura di dover stare a casa in malattia e perdere il lavoro. Fathia era impiegata in una cooperativa per le pulizie. La donna dunque potrebbe essere caduta e aver battuto il volto sul pavimento procurandosi la ferita. Lunedì il magistrato di turno deciderà se effettuare l'autopsia.
(da CORRIERE.IT del 10 gennaio 2010)
sabato 9 gennaio 2010
Assessore leghista alla sicurezza guida ubriaco
Nei guai vigile-assessore alla sicurezza: guidava ubriaco, ritirata la patente
Qual è il colmo per un agente della polizia municipale e assessore comunale alla Sicurezza autore di crociate contro abuso di alcol e schiamazzi? Farsi beccare ubriaco al volante, e vedersi ritirare la patente dai colleghi delle forze dell’ordine. Solo che, altro che colmo, questa è la disavventura, vera, della quale è stato protagonista la notte di San Silvestro, Alessandro Sterza, giovane assessore leghista con delega alla Sicurezza di un comune del Veronese, San Pietro in Cariano.
Galeotto, come racconta l’Arena, è stato il Capodanno. Sterza, agente municipale (è vigile ecologico) a Pescantina attualmente in aspettativa per svolgere a tempo pieno l’attività politica, è stato sorpreso dai carabinieri, la notte del 31 dicembre, nell’ambito dell’intensificazione dei controlli su strada legati alla festa. Sterza è stato sorpreso al volante con un tasso alcolemico superiore alla norma, tanto da imporre una maxi-multa e il ritiro immediato della patente.
Quasi un beffardo contrappasso, per il giovane assessore, che con la giunta del comune di San Pietro in Cariano guidata dal sindaco Gabriele Mestrelli, è stato tra i protagonisti, recentemente, di una crociata anti bevande alcoliche. Una vera e propria guerra santa contro gli eccessi, soprattutto tra i più giovani. Su tutto il territorio comunale di San Pietro in Cariano è stata vietata la vendita di alcolici ai minori di 16 anni, con tanto di multa da 500 euro anche per i commercianti che non rispettano il divieto. Una campagna che suona doppiamente beffarda adesso, visto lo scivolone di Sterza la notte di San Silvestro. Uno scivolone, però, non del tutto inatteso. Già, perché il giovane assessore leghista qualche piccolo segno di intemperanza rispetto a regole troppo rigide, almeno per chi è al volante, lo aveva già dato. Sul social network Facebook, infatti, è tra i fan di un gruppo che è contro gli autovelox.
Tratto da IL GIORNALE.IT del 6 gennaio 2010
Qual è il colmo per un agente della polizia municipale e assessore comunale alla Sicurezza autore di crociate contro abuso di alcol e schiamazzi? Farsi beccare ubriaco al volante, e vedersi ritirare la patente dai colleghi delle forze dell’ordine. Solo che, altro che colmo, questa è la disavventura, vera, della quale è stato protagonista la notte di San Silvestro, Alessandro Sterza, giovane assessore leghista con delega alla Sicurezza di un comune del Veronese, San Pietro in Cariano.
Galeotto, come racconta l’Arena, è stato il Capodanno. Sterza, agente municipale (è vigile ecologico) a Pescantina attualmente in aspettativa per svolgere a tempo pieno l’attività politica, è stato sorpreso dai carabinieri, la notte del 31 dicembre, nell’ambito dell’intensificazione dei controlli su strada legati alla festa. Sterza è stato sorpreso al volante con un tasso alcolemico superiore alla norma, tanto da imporre una maxi-multa e il ritiro immediato della patente.
Quasi un beffardo contrappasso, per il giovane assessore, che con la giunta del comune di San Pietro in Cariano guidata dal sindaco Gabriele Mestrelli, è stato tra i protagonisti, recentemente, di una crociata anti bevande alcoliche. Una vera e propria guerra santa contro gli eccessi, soprattutto tra i più giovani. Su tutto il territorio comunale di San Pietro in Cariano è stata vietata la vendita di alcolici ai minori di 16 anni, con tanto di multa da 500 euro anche per i commercianti che non rispettano il divieto. Una campagna che suona doppiamente beffarda adesso, visto lo scivolone di Sterza la notte di San Silvestro. Uno scivolone, però, non del tutto inatteso. Già, perché il giovane assessore leghista qualche piccolo segno di intemperanza rispetto a regole troppo rigide, almeno per chi è al volante, lo aveva già dato. Sul social network Facebook, infatti, è tra i fan di un gruppo che è contro gli autovelox.
Tratto da IL GIORNALE.IT del 6 gennaio 2010
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